Questa è una perla WeekendOut
di cui sono particolarmente orgogliosa. (Se volete ascoltare l'intera puntata,
tuffatevi qui).
L’ostrica da cui è uscita è un autore è di origine piemontese, ed è un nome
piuttosto importante, che ci ha lasciato nel luglio dell’anno scorso, dopo una
produzione lunga e molto rispettata.
Si tratta di Sebastiano Vassalli e del suo
romanzo Io, Partenope. E’ un libro che mi è sfuggito nella precedente edizione
dedicata alla Campania e alla sua letteratura, e che sono stata particolarmente
felice di riacciuffare per costruire il gioiello attuale. Partenope è il nome
di una splendida ninfa che si lasciò morire per una delusione d’amore, proprio
in prossimità delle coste della Campania dove venne sepolta. A suo perpetuo
ricordo, quelle terre, e poi l’intera regione, presero il suo nome.
Cercando in rete ho scoperto tante versioni di questa
leggenda dolceamara, secondo cui la bella Parthenope sarebbe stata una fanciulla
dotata di grande fantasiae introspezione, una dea, o una ninfa sedotta e abbandonata nientemeno che da Ulisse (e non era nuovo a imprese di questo
genere…ne ha spezzati di cuori di ninfe, costui, mentre cercava la strada di
casa!).
Alcuni la considerano la fondatrice vera e propria della città di
Napoli; in ogni caso, si dice che, per quanto abbia perso il suo corpo fisico
nella notte dei tempi, il suo spirito e le sue forme rivivano in tutte le donne
napoletane. Se mi soffermo a pensarci, in fondo…mi sembra di poter distinguere
una scintilla dell’antica ninfa nelle donne di quella regione che ho conosciuto
io.
Con queste premesse, potevo forse trascurare la perla
campana più fulgida di tutte, quella che ha dato origine ad un’intera regione?
Il romanzo, tuttavia, non verte sulla ninfa della leggenda,
ma su una donna, altrettanto splendida e piena d’amore quanto lei. Si tratta di
Giulia De Marco, una suora nata in un piccolissimo paesino tra i monti
molisani, da genitori poverissimi e disattenti, all’incirca nella seconda metà
del XVI secolo. Quando cresce e diventa adulta, e scopre la propria missione di
vita, si trova a vivere tra Napoli e Roma, in un periodo particolarmente
difficile per le donne e per la fede. Soprattutto il modo di vivere la fede:
un’interpretazione sbagliata, un respiro in più che fosse percepito come un
attacco alla religione dei Papi, e ci si ritrovava sepolte vive in oscuri
carceri sotterranei o in mezzo alle fascine di un rogo.
Siamo nel periodo oscuro in cui moltissime donne persero la
vita per accuse di stregoneria o, se fortunate a sufficienza da conservare la
vita, costrette a reprimere la loro espressività, e a uniformarsi a rigidissime
regole d’osservanza religiosa.
Giulia De Marco, che quando diventa suora prende il nome di
Suor Partenope, per una ragione ben precisa, sfida con la sua immensa
semplicità, che le deriva da un rapporto spirituale molto forte con Dio,
nientemeno che il Sant’Uffizio. Uno dei suoi nemici, spaventato dalla forza di
questa donna meravigliosa arrivata dal niente sociale, armata solo dei suoi
sentimenti, di una preghiera dalla spinta davvero divina, non è nientemeno che
il Papa.
Per contrasto, tuttavia, uno dei suoi sostenitori più forti
è un altro nome potente, Gian Lorenzo Bernini. Proprio quel Bernini, colui che
è stato considerato l’espressione massima del Barocco artistico, e che subì
ferocissime critiche e contestazioni anche a causa della sua famosissima statua
sull’estasi di Santa Teresa. Troppo carnale, troppo lasciva, un insulto a Dio.
Secondo alcuni. Non particolarmente aperti mentalmente e spiritualmente,
aggiungo io.
Riuscirà Giulia Suor Partenope a vincere questa sfida? La
risposta nelle pagine del libro, dove risuona la sua voce. E’ una sorta di
diario intimo raccontato allo stesso autore, che s'immagina mentre avvicina la suora ormai anziana alle porte della chiesa dove stava entrando a
pregare. Poco importa se ci sono diverse centinaia d’anni a separarli…non ce ne
accorgiamo minimamente. Lo stile è proprio del racconto lasciato ai posteri,
attraverso un’Anima amica e partecipe dei sentimenti del narratore, che non ha
bisogno di molte spiegazioni o dettagli.
E’ un romanzo, pieno, intenso, dolce, amaro, espresso in un
linguaggio semplice e scorrevole, nostro. Ha il grandissimo pregio di
riportarci tutti alla dimensione giusta, quella del nostro cuore, e della
nostra spiritualità più immediata, quella priva di tinte o di etichette
religiose. Consiglio questo romanzo soprattutto ai lettori “mistici”, quelli
che amano immergersi in se stessi, ma anche a quelli che amano osservare i
propri simili, e sentono l’anima nascosta della Natura e dell’ambiente
circostante.
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