Grazie alla mia socia di Blog, Simona, oggi lucido un’altra
perla WeekendOut
d’eccezione. Parliamo di un’autrice che è diventata un caso editoriale, Elena
Ferrante, e la sua tetralogia, che inizia con L’amica geniale. Si è parlato
molto della reale identità della scrittrice, che preferisce restare in ombra sotto
un nome dal suono comune, benché attivo e forte. Se non conosciamo di lei il
viso e le vicende biografiche, impariamo a conoscerne la voce che parla nel
primo dei libri che ho letto, L’amica
geniale. In un’intervista estremamente rara, per IlSole 24Ore a dicembre 2015, la Ferrante dichiara risoluta: «Credo che i
libri, una volta scritti, non abbiano bisogno dei loro autori. Se hanno
qualcosa da dire, prima o poi troveranno lettori; in caso contrario, no… E
inoltre: non è forse vero che promuoverli è costoso? Io sarò lo scrittore meno
costoso della casa editrice. Vi risparmierò perfino la mia presenza».
Non posso darle torto. E’ un punto di vista estremamente
interessante…e mi fa venire in mente altre identità enigmatiche della storia
della letteratura, come lo stesso Shakespeare. Ci fu chi disse che non esisteva
sul serio un uomo di quel nome, ma che fosse un paravento per nientemeno che la
Regina Elisabetta, la coltissima e scaltra Regina Vergine.
Siamo a Napoli nella metà degli anni Cinquanta, in un rione
non ben precisato, povero, corroso dalla fame, dall’astio rabbioso di chi si
sente vittima di un’ingiustizia senza sapere nemmeno perché. In questo clima
teso s’incontrano due bambine di sei anni, Elena Greco e Raffaella Cerullo, che
impareremo a conoscere solo come Lenù e Lila, attraverso gli occhi e la voce
della prima. La prima è figlia di un usciere comunale, la seconda di un
calzolaio capace ma immobilizzato al suo posto dal proprio astio. Masticano
povertà, ristrettezze, violenza di modi e di linguaggi. S’incontrano in casa,
in una palazzina che sta su alla bell’e meglio, e sviluppano un’amicizia
burrascosa ed epica, fatta di movenze anche animali all’inizio. Si muovono
caute l’una intorno all’altra, desiderose di conoscersi, di predominare l’una
sull’altra e di conoscere i confini l’una dell’altra. Lila non è una bimba
comune: il suo carattere spinoso da guerriero splendente ma ferito, che non ha
paura di nulla, la fa spiccare subito su tutti gli altri, e meritarsi subito
l’etichetta di cattiva.
Lenù è buona, giudiziosa, colei che fa tutto a modo, bella,
l’orgoglio del padre e il rimorso rabbioso della madre che la teme e la
schiaccia perché non la capisce, pur comprendendo benissimo che quella figlia è
troppo per lei. Lila, invece, è una piccola supernova, troppo forte, potente e
capace per chiunque nel rione. Non ha paura di nulla, sfida tutti, compreso un
piccolo boss della camorra, per una bambola, quando non è nemmeno
preadolescente.
Con queste premesse, i ruoli e la storia si annunciano quasi
preordinati e banali, da copione collaudato come il poliziotto buono e quello
cattivo, che qui si traducono nell’accoppiata amica geniale che spicca e amica
gregaria che l’adora, l’asseconda, la serve, le fa da sfondo su cui brillare.
Niente di tutto questo. Lo scoprirete leggendo lo sviluppo
di un rapporto tra due persone mai banali, mai semplici nelle loro
manifestazioni, e nei loro pensieri, nel racconto delle vicende altalenanti
delle due bambine che in questo primo libro seguiamo fino a vederle sedicenni,
accompagnandole nelle loro trasformazioni fisiche, mentali e di ruolo, nel modo
in cui si misurano con una folla di personaggi che le attornia, genitori,
amici, spasimanti, nemici, insegnanti.
E’ solo il primo libro. Quando lo chiuderete, vorrete anche
gli altri, subito, come sta capitando a me, che riesco a malapena ad aspettare
di entrare in una libreria (fisica o virtuale) per potermi assicurare gli
altri. E quello che vi spingerà, oltre a sapere come si evolvono le vicende
delle nostre Lenù e Lila, è il desiderio di risentire la voce di Lenù che
racconta e che…non racconta. Lenù dice molte cose e altrettante le tace, e vi
sorvola. Vi butta lì un amo, lascia cadere un fazzoletto, una parola, una
puntina come se fosse sbadata o non le interessassero più, ma sono in realtà
tante piccole micce accese per riflessioni e domande che vi nasceranno.
Non è
un libro che si lascia leggere facilmente, anche perché vi interromperà
continuamente il flusso della vostra memoria, che vi farà fare il paragone con
le situazioni d’amici che avete vissuto voi. Vi verranno in mente odori, colori,
sapori, stati d’animo che nemmeno ricordavate di aver sentito e provato.
E a proposito di riflessioni nascenti, ve ne giro una io,
prima di darmi alla pesca: chi è davvero l’amica geniale?
La sto tenendo d’occhio da un po’, da prima che si facesse tanto rumore circa la sua identità.
RispondiEliminaOgni volta che manipolo un suo libro qualcosa mi respinge; all’inizio pensavo fosse la “serialità”, ora non lo so.
Il titolo mi aveva colpito: comodo o scomodo avere un’amica geniale? Dipende dall’amica. Già, e chi sarebbe l’amica? Poi sono usciti gli altri, tutti collegati, ed è scattato il solito meccanismo: aspettiamo i tascabili super economici, poi, forse, vi dirò la mia opinione. Forse, sì: non è detto che riescano a convincermi, non ho ancora messo a fuoco l’elemento molesto…
(Intanto sto lottando con un libro che non vedo l’ora di finire, “Amber” di K. Winsor: me la devo levare dai piedi; mi ha fatto entrare in fase sfere rotanti e ho deciso di attivare la superVicky quando la protagonista entra in scena o non ne esco più. Ho Faletti ad aspettarmi, diamine!)
Io, come al solito, l'ho evitata quando c'era più clamore perché, se da un lato mi intrigava la questione dell'identità, dall'altra, quando iniziano a parlare troppo di un libro, mi irrito. Poi è arrivata la pesca delle perle, e Simona mi ha dato una mano nel trovare i titoli, proprio facendomi notare questo. Ho colto la palla al balzo. Sì, sono quattro libri...ma non posso non leggerli. Ho anche un'altra tetralogia in sospeso, sempre d'origine campana, per cui colgo la palla al balzo. Ho letto anche le trame degli altri libri, e ovviamente, mi hanno agganciato parecchio.
EliminaChi è l'amica geniale? Ah, qui è una bella domanda. E la mia domanda nasce da una riflessione a monte: cos'è il genio? Non è solo la capacità eccelsa di fare qualcosa. Anche essere amici di un genio, e amarlo, richiede del genio. Di tipo diverso, ma ci vogliono comunque qualità non comuni.
Mi stai dando del genio GURU? ;)
Elimina...e se anche fosse...? :-D :-D :-D :-D :-D
EliminaDovrei iniziare la Ferrante, è tra gli scrittori più letti nel mondo,oltretutto si parla molto bene dei suoi romanzi.
RispondiEliminaPer me è stata una scoperta molto piacevole. Mi sono fatta catturare da questi lacci di sua scrittura, ed è bellissimo. Penso ancora a questo libro, dopo giorni che l'ho finito, in cui mi sto concentrando su altro. Non vedo l'ora di continuare con gli altri. Se tu ami, come ho capito dal tuo blog, il valore particolare e unico che hanno certe cose, che si distaccano un po' dal comune, la Ferrante fa al caso tuo.
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