Novità all’interno della rubrica Leggere, volare, vivere…SimoCoppero
ha chiamato un’aiutante per smaltire la sua pila di libri in formazione
continua, per cui, a partire da oggi, vedrete ogni tanto il nome di Romione,
giovane e volenterosissima lettrice, che leggerà e scriverà le sue recensioni
qui, in questo spazio.
Diamole un grandissimo benvenuto, con la sua prima opinione
su Fai bei sogni, di Massimo Gramellini!
Romione
Fai bei sogni, Massimo Gramellini.
"Molto più importante di quello che sappiamo o non
sappiamo è quello che non vogliamo sapere". Si apre con questa frase di
Eric Hoffer il romanzo autobiografico in cui Massimo Gramellini racconta il suo
percorso interiore verso l'accettazione della convivenza con un dolore
permanente legato alla scomparsa della madre sopraggiunta quando lui aveva 9
anni.
Fino al XXX capitolo di questo libro, l'autore decide di intrattenerci
con un lungo flashback che parte dalla notte in cui sua madre perde la vita per
quello che gli fanno pensare fosse, inizialmente, un infarto. La frase con cui
si decide di iniziare il romanzo può essere vista come un "consiglio"
per quanto riguarda la chiave di lettura da adottare, ma anche come un chiaro
richiamo che può essere compreso fino in fondo solo giunti al termine della
narrazione ma, sopratutto, dopo aver metabolizzato completamente tutti i
sentimenti che l'autore riesce a trasmettere in maniera quasi disarmante al
lettore.
Durante la descrizione di quella che si può definire l'infanzia
(incompleta?) del protagonista, si può constatare come la ricerca di una figura
con la tipica sensibilità e di fondamentale spicco come quella femminile sia al
centro dei pensieri del nostro Max che fatica a spiegarsi come poter
sopravvivere a una tale mancanza in un'età così delicata. Secondo quanto ho
appreso dal mio punto di vista, però, il significato più profondo del libro si
coglie inevitabilmente negli ultimi capitoli dove l'ormai già affermato
giornalista arriva alla conclusione che porta a capire e comprendere anche la
frase inizialmente citata. La vita è da assecondare, da prendere così com'è,
siamo noi che decidiamo come conviverci dato che lei, di decisioni, non può
prenderne visto il suo più totale affidamento al destino. Deve essere vista
come un viaggio di formazione, che ci vuole completamente vivi.
E per essere
completamente vivi bisogna saper accettare e, innanzi tutto, ricercare la
verità che ci rivela alla realtà in tutte le nostre più sfaccettate emozioni
che ci permettono di trascorrere la vita al massimo delle nostre possibilità.
L'uomo, l'essere umano, l'ανθρωπος alla greca, per intenderci, teme di
diventarlo, teme di vivere al massimo e di rivelarsi nelle sue fragilità o
nelle sue potenzialità per paura di diventare quello che dobbiamo essere per
vivere e non sopravvivere. Oltre alla "paura di vivere", l'uomo è
bloccato sul nascere anche da quello che nel libro viene chiamato Belfagor, il
nostro mostro interiore che si alimenta delle nostre paure e che ci tiene
incatenati alla terra ma, sopratutto, alla realtà.
Conclusione, un libro che si può definire potente, che ti
strappa il cuore, te lo aggiusta fino a rianimartelo al massimo delle sue
possibilità e che, dal mio punto di vista, inizia a farti scoprire tutte quelle
fragilità che, per una della prime volte, mi hanno fatto sentire completamente
viva.
"Fai bei sogni. Anzi, fateli insieme. Insieme valgono
di più".
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