È un’estate calda, questa. I ventilatori e l’aria
condizionata rendono migliori le condizioni del corpo, ma cosa si può fare per
lo spirito, la mente, che tendono ad addormentarsi con la calura oppressiva?
Seguire un commissario nelle sue indagini. Se non si può fare sul serio (il
corpo di Polizia non sembra accogliere volentieri distrazioni di alcun genere
nelle sue indagini), allora è necessario rivolgersi altrove. Ad uno scrittore
come Antonio Infuso, per esempio, che ha creato un commissario in gamba e poco
negli schemi come Stefano Vega. Qui siamo alla sua seconda indagine, con
Suicidi al sorgere del sole, pubblicato da Intrecci Edizioni poco prima del
Salone del Libro 2018 (#salto2018, rieccolo).
Un suicidio è un avvenimento tragico. Dieci sono una strage.
Un’ecatombe e un rompicapo allo stesso momento, che tiene inchiodata la Sezione
omicidi della Polizia di Torino. Perché?
Quando apriamo il libro, è appena avvenuto l’ultimo. Dieci
suicidi nell’arco di circa due anni e mezzo (2012-2014), ritmati con i
cambiamenti stagionali, al momento del solstizio o dell’equinozio, sempre all’alba.
I suicidi non sono mai soli: si tratta sempre di uomini che prima di
suicidarsi, uccidono. Sempre una donna: una moglie, una fidanzata, una
convivente, persino una vicina di casa. Sono suicidi-omicidi, se vogliamo
essere precisi.
Manca un particolare, poiché la stranezza di queste morti
non è ancora sufficiente.
I suicidi avvengono secondo un rito giapponese molto antico,
il seppuku, utilizzando un apposito coltello, il tantò.
Ci sono biglietti,
spiegazioni, tracce? Nulla. Il buio totale. Nemmeno la luce dell’alba che
accompagna queste morti rituali riesce a gettare luce. Niente nella vita delle
vittime. Niente coinvolgimenti strani in giri malavitosi, niente cadute
irreversibili in crisi depressive, niente vendette. Nessuna appartenenza a
sette, nemmeno a quelle più bizzarre o pericolose. Niente nelle comunità
cino-giapponesi, soprattutto i circoli culturali. Niente nei negozi
specializzati nella vendita di oggetti rituali come quei coltelli.
Sfugge ancora il motivo e colui, o coloro, che provocano
quest’ondata di morti dall’ombra.
Impantanati in questo labirinto sempre più stretto, il
questore e il giovane commissario Davide Cavallero, i responsabili delle
indagini, considerano di dover chiedere un aiuto. Hanno bisogno di qualcuno che
abbia un’altra forma mentis, un altro modo di pensare, e sufficiente coraggio
per tradurlo in realtà. Qualcuno che si infili nella mente dell’assassino o
degli assassini dietro questa ecatombe di suicidi, e che sia in grado di
trascinarlo fuori dal suo pozzo nascosto.
Esiste qualcuno così? Sì. Non è a Torino, al momento. E non
è nemmeno una presenza troppo gradita. Qualcuno in Polizia lo vede peggio del
fumo negli occhi e preferirebbe rivolgersi a Satana in persona, piuttosto che
rivederselo davanti.
Non è tempo di fermarsi sulle proprie esperienze personali:
dieci suicidi-omicidi sono tanti, e si deve fare TUTTO quello che è richiesto
per fermarli e punire i colpevoli.
Dall’altra parte, nemmeno Stefano Vega, colui che possiede
le caratteristiche opportune, fa i salti di gioia all’idea di ritornare a
Torino, e lasciare il suo auto-esilio di protezione a Cuba, dove ha ricostruito
una vita e un amore.
Cosa sarà mai accaduto, che rende così pesante la presenza
di Vega a Torino? Qui riusciamo a carpire pochi indizi, il commissario è
abbottonatissimo sul suo passato e le poche battute sarcastiche di coloro che
sanno ed erano coinvolti come lui, vengono subito bloccate sul nascere.
Ripeto, non è tempo di baloccarsi con le recriminazioni o le
rievocazioni dolorose del passato. Questa indagine preme, e diventa sempre più
oscura, macchinosa. Stefano Vega mette in campo le sue intuizioni fuori dagli
schemi e si fa aiutare nelle sue indagini “collaterali” dalla sua personalissima
task force, che lo segue da Cuba. E anche da alcuni personaggi ai limiti della
legalità, quelli dotati di talenti così particolari nelle comunicazioni e nelle
ricerche e che raramente utilizzano alla luce del sole.
Vega è un commissario al di fuori degli schemi, non l’ho
forse detto?
Di aspetto aitante, con quell’eleganza tinta di sportivo che
non si prende troppo sul serio, è un uomo abituato a valutare, agire, sempre in
anticipo, sempre vigile. Forte al limite dell’arroganza, molto leale, anche se
disposto a varcare i confini quando sono più labili e i contorni si fanno
sfumati. Non è nemmeno così facile inquadrarlo; queste sono le caratteristiche
che maggiormente mi hanno colpito, ma il Vega ha molto di più in serbo. Non lo
mostra, è molto cauto. Qualcuno, però, coglie il lato più potente e misterioso
del commissario, e instaura con lui un bel rapporto empatico, oltre le parole.
Del resto, con la bellissima Loba le parole servono a poco. Solo i comandi (a
volte) ottengono risultati. Pare che con i pastori tedeschi come lei si
rivelino particolarmente utili! :-D
Questa indagine non è affatto semplice, e ad ogni passo in
avanti, Vega finisce nei drammi, in vicoli ciechi, rischia forte in prima
persona. È il suo intuito sviluppatissimo, tuttavia, che lo guida a guardare
oltre gli intoppi e anche i bastoni tra le ruote che qualcuno in Polizia non
gli fa mancare, e a rivolgersi alle persone giuste, fino alla verità.
Se Vega affronta ogni genere di fatiche, accompagnato dalla
sua squadra e da Loba, compagna trovata sul campo, noi lettori ci divertiamo e
siamo intrattenuti dallo stile scorrevolissimo e sempre mutevole di Antonio
Infuso. Probabilmente è la sua formazione professionale (giornalista, addetto
stampa e poi scrittore) che gli fa adottare la struttura opportuna per ogni
momento della storia, accelerandola, rallentandola, sfrondandola e caricandola
dove necessario di mistero e anche una certa dose di angoscia… soprattutto
quando sembra che non si riesca a sciogliere nessun nodo!
Poiché questa è la seconda indagine di Vega, andrò a cercare
la prima. Sono troppo curiosa di sapere cos’è capitato al commissario, al punto
da spingerlo dall’altra parte del mondo, e di rendergli pesante il rientro a
Torino. E anche perché qualcosa, nel finale di questa indagine, mi ha fatto
sobbalzare.
Farà sobbalzare anche voi. Vedrete.
La tua intrigante recensione mi ha davvero incuriosita. Io amo i thriller e questo romanzo pare mescolare, nella sua trama, elementi accattivanti:omicidi misteriosi, un commissario dalle mille sfaccettature e un finale mozzafiato.Prendo nota :)
RispondiEliminaSe ami i thriller, questa è una bella indagine da seguire... E Stefano Vega ha il suo fascino. A me é piaciuto molto l'elemento esoterico e misterioso, e l'incursione nel mondo orientale. Il tutto costruito con stile e competenza. Se lo leggi, poi mi dici!
EliminaBuon gionro
RispondiEliminaBuongiorno a te!
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