Come ho già chiarito diverse volte, il mio rapporto con i
libri segue dinamiche e manifestazioni proprie. Spesso, mentre li guardo
allineati in libreria e mi scorrono i titoli negli occhi, si destano i
sentimenti e le sensazioni che hanno provocato nella lettura, prima ancora del
ricordo cosciente della trama e dei personaggi. Quando guardo questo libriccino
di piccolo formato (l’apparenza inganna), oltre ad esplodermi in testa la
parola “insolito”, si risveglia un mondo di emozioni intrecciate di epica,
coraggio, sorpresa e scoperta, e un
rimpianto persistente e dolce. E come ho detto prima, di elementi insoliti.
Andiamo con ordine. La storia si ambienta in Mesopotamia, a Sumer, circa 2000
anni prima dell’arrivo di Cristo sulla Terra. Due ragazzi gemelli, Abdul e
Caled, pastori di un villaggio, si preparano per un viaggio commerciale: si
recano a vendere capre e pelli in una grande città vicina, sulla costa. Invece
di seguire la rotta solita, Abdul prende l’iniziativa di passare attraverso una
foresta sconosciuta, per arrivare prima a destinazione, nonostante i timori del
fratello più posato, Caled. L’iniziativa baldanzosa del primo causerà una
catena di eventi che cambierà vita e storia sua e...anche nostra. Non anticipo
nulla della trama, che è ingannevolmente breve, e molto densa. Caled perde
molto, si smarrisce, fa esperienze di scoperta su se stesso e sul mondo, e
guadagna anche molto. Il finale è
positivo, ma non conclusivo. E’ solo la fine di quella storia, di un mondo e di
un’evoluzione personale, che poi confluisce in quella dell’intera umanità. Sono
enigmatica?
Sì, volutamente. E non perché sono dispettosa...perché è necessario
leggere questo libro, ciascuno con il proprio mondo, e stare ad ascoltare cosa
può dare e risvegliare in se stessi. Da un certo punto di vista, le vicende si
svolgono secondo il filone già sperimentato del picaresco: il personaggio, il “picaro”,
di solito un ragazzo povero di mezzi ma ricco di ingegno e di fortuna (creata
dal proprio modo di pensare positivo e coraggioso, non il regalo generoso ed
estemporaneo di una dea bendata e capricciosa, improvvisamente benevola), passa
attraverso luoghi fisici e avventure, arricchendosi poi materialmente e
spiritualmente. Cambia e talvolta si evolve. In questo libro, i ragazzi sono
due. Entrambi sono costretti a cambiare, anche in modo repentino. Uno resta nel
corpo fisico, e cambia nello spirito e nel modo di rapportarsi al reale, meno
guascone. L’altro cambia dimensione...ma come spirito rimane vicino a Caled,
per quanto sotto altra forma. L’insolito comincia ad apparire, nelle vesti di
uno strano fungo rossastro, dagli incredibili ed inaspettati effetti benefici,
il Ganoderma Lucidum nominato nel
titolo. Ma non è l’unico ambito in cui appare. Personalmente, l’ho sentito nel
modo di raccontare dell’autore, e nell'atmosfera che ha evocato. Il nonno dei
due ragazzi, salutandoli prima della loro partenza, ricorda loro con profondo Amore
saggio, i valori che devono conservare con grande cura, per se stessi e per gli
altri. E’ l’Amore che salva Caled dall’auto-annientamento, e che gli fa trovare
un’anima altrettanto dolce e flessibile come la sua. Un Amore che ad un certo
punto vibra di rimpianto, per quello che non c’è più ma che si è trasformato. Da
leggere, se desiderate un gioiello leggero che vi infonda emozioni
potenti...quasi a vostra insaputa. Un altro elemento dove affiora l’insolito
è...lo stesso autore, Paolo Trombaccia Errico. Medico prestato alla scrittura,
o forse scrittore formato in medicina, si è dedicato allo studio del Ganoderma
Lucidum, finendo per appassionarsene talmente tanto, da farsi ispirare questa
storia d’Amore ed evoluzione. E non è l’unica concretizzazione della sua
ispirazione, che ha trovato vie e modi di versi per esprimersi. Volete conoscerlo
meglio e scoprire come si manifesta il suo talento narrativo? Andate a trovarlo sulla sua pagina Facebook, PA T ER, e tenetelo d'occhio!
martedì 30 settembre 2014
Scrittori Made in Campania#1 - La leggenda del ragazzo che scoprì i prodigi del Ganoderma – L’epica insolita
lunedì 29 settembre 2014
Human Library – Quando il libro è umano e si fa leggere...
Sapevate che i libri sono anche umani? Noi ci siamo fermati
all’edizione cartacea, fatta di fogli tenuti insieme con rilegature e cuciture
di vario genere, a quella digitale, in forma pdf o simile per sottilissimi
lettori ultra-tecnologici da portare in tasca o in borsa. A Torino, venerdì
scorso, 26 settembre, ho scoperto quasi per caso che sono anche umani. Nell'ambito dei cinque giorni di Torino Spiritualità, la
cooperativa Progetto Tenda ha avuto la brillante idea di creare e gestire la
prima biblioteca umana, inserendola in una cornice sontuosa come
la Biblioteca Musicale Andrea Della Corte. Per una spiegazione più approfondita
e informazioni più succulente sulle prossime iniziative dei libri viventi, vi
rimando a questo bel link. E per seguire da vicino Human Library, affrettatevi a connettervi alla sua pagina Facebook. Non soffermatevi troppo sulle foto pubblicate nel post della
biblioteca...lo smartphone fa quello che può, ma segnatevi il nome e cercate in
Internet. O venite direttamente a Torino e ammirate questo gioiellino sui
generis.
Per tornare all’iniziativa dei libri umani (che continuerà
anche a novembre e dicembre, SAVE THE DATE!), ho ricevuto un invito via
Facebook (il calderone infernale di cui ho parlato diverse volte, che occulta vere e proprie perle nelle pieghe
nascoste) e con una carissima amica ci siamo recate all’avventura. In
biblioteca “i librai” (coloro che hanno portato o consigliato “il libro”)
attendono i lettori che possono scegliere i titoli della categoria Storie di maestri, il primo scaffale
esibito della biblioteca vivente. Noi abbiamo scelto Storia di Ugur: il
racconto di vita di un giovane curdo, straniero ed isolato nel suo stesso
paese, costretto a lottare e a ricominciare molte volte a vivere a causa dell’appartenenza
ad un’altra etnia. Storia di Ugur è proprio un sorridente giovane curdo che a voce
bassa ed espressiva, nel giro di mezz’ora, ci porta a casa sua e ci fa
conoscere la sua famiglia, i luoghi che frequenta, i militari turchi che
rendono la vita infernale a lui e ai curdi. Il “libro” interagisce con noi.
Invece di interromperci nello sfogliare le pagine e riflettere su passaggi
particolarmente significativi, e rimanere con le nostre domande senza risposta
(è un inconveniente in cui tutti i lettori incappano, prima o poi), avevamo la
possibilità di rivolgerci a lui, e a indagare anche i suoi sentimenti, a caldo.
Oltre ad avere imparato qualcosa di più sulla situazione curda, abbiamo
sperimentato cosa vuol dire interagire con un libro, che risponde e sorride,
acconsente e ride. Quante volte mi sarebbe piaciuto farlo con qualche altro
titolo...ogni tanto mi sembrava una situazione da film. Il libro era comunque una
persona, che si è messa a disposizione nostra per mezz’ora e ha condiviso con
noi i suoi pensieri e i suoi elementi personali. E’ qualcosa di più e di
diverso dall’ascoltare un audiolibro o un cantastorie: la voce e gli occhi del
libro erano sinceri e comunicavano situazioni e sentimenti sentiti, sofferti,
rifiutati e compresi. Nella lingua comune si usa un’espressione come “essere come
un libro aperto”, oppure “leggere dentro”; con questo progetto di biblioteca
vivente, credo che siano diventati qualcosa di più di un semplice modo di
dire...
lunedì 15 settembre 2014
Follia - Guest Post#13
Ho finito di leggere questo libro
qualche giorno fa, ma ho dovuto in qualche modo lasciarlo depositare nella mia
mente.
Quando me lo hanno prestato e ho
letto la seconda di copertina, ho subito pensato “questo non è il mio libro”,
ci ho girato un po’ intorno, ma quando ho iniziato non ho più smesso di
leggere.
Bello, forte, folle.
Probabilmente libro da leggere più volte, gustandosi prima il folle amore, poi
la visione di parte di chi narra la storia.
Teatro del libro, un manicomio
vicino a Londra, che sposta poi la sua sede nel Galles. Gli eventi vengono
raccontati dall’occhio clinico di uno psichiatra il Dr. Peter Cleave.
La storia di questo amore, tra la
moglie di un medico del manicomio e un paziente, passionale, travolgente,
animalesco, folle (attenzione non ha nulla a che vedere con la trilogia cento
sfumature di grigio, di rosso e di nero per chi li avesse letti) tiene ancorati
alle pagine cercando di farti immaginare fino a che punto la mente umana possa
arrivare.
Scritto con maestria, descrizioni
del Galles accurate, suggestive, parole che rafforzano gli stati d’animo dei
personaggi, che fungono da calamita tanto che non riesci a staccartene.
Trovo il personaggio di Stella a
tratti ambiguo, ma da subito ho imparato a amarlo e ad odiarlo, a seconda delle
sensazioni, della malattia e del suo stato d’animo.
Rileggessi il libro per la seconda volta, non metterei
nella mia testa in primo piano il personaggio di Stella e Edgar (paziente), ma la
voce narrante del Dr. Cleave, che ha probabilmente una sua chiave di lettura
della storia molto di parte e mai così distaccata, quasi fosse lui il vero
innamorato.
Un libro da leggere, che il
vostro iniziale giudizio potrà portare a dire “non mi piace”, ma che non
potrete per nessun motivo interrompere a metà.
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