mercoledì 16 luglio 2014

L'Amanita#46 - Lo strano mondo di Alex Woods

Lo strano mondo di Alex Woods
Gavin Extence

Quando ripenso all’anno passato a leggere nel cubicolo (la minuscola camera da letto), capisco che sono stati i libri a impedirmi di crogiolarmi nell’autocommiserazione e a convincermi che tutto sommato la mia vita non fosse così schifosa. Con un libro in mano non mi sentivo più imprigionato in un mondo minuscolo. In realtà, mi ripetevo, ero soltanto legato al cervello, e non era poi una condizione tanto terribile. Il mio cervello, con un po’ d’aiuto da parte dei cervelli degli altri, era in grado di trasportarmi in luoghi meravigliosi e di creare interi mondi di cose meravigliose. Nonostante i suoi difetti, decisi, il mio cervello non era il posto peggiore in cui abitare. Voce fuori campo dell’Amanita: questo è autentico furore libresco!

Scena in libreria.
Prima sentenza a titolo e copertina: con quella faccia lì, sfido che il tuo mondo è strano.
Poi guardo il titolo originale. The Universe versus Alex Woods.
Woods, cosa hai fatto all’universo? Poi riguardo la copertina e devo ribadire il concetto: con quella faccia lì, anch’io penso “Erode, dove sei?”.
Decisamente: la copertina è un vero invito a correre ad espellere scorie solide. Meno male che sono andata oltre.
Be’, a dire il vero, l’ho comprato solo perché era in offerta. La curiosità è arrivata dopo: ci sono facce peggiori al mondo eppure non si attirano le ire dell’Universo…
Alex è un ragazzino di dieci anni, già strano di suo: interesse precoce per la scienza, figlio di madre single “alternativa” che gestisce un negozio di articoli esoterici, con angolo dedicato alla lettura dei Tarocchi; una sera, una <<scheggia>> (alla faccia della scheggia: un paio di chili) di meteorite sfonda il tetto di casa sua e centra proprio la sua testa. Alla sua condizione singolare aggiungiamo gli attacchi epilettici post traumatici.
Sfigato, amante dello studio e della lettura, mentalità scientifica… aggiungiamo anche la candidatura a vittima ideale dei bulli della scuola.
Stringe un’improbabile amicizia con un vedovo reduce del Vietnam, che coltiva cannabis in solaio e legge Kurt Vonnegut. E qua saluto Marco “Salomon” de l’Argonauta Xeno: mi sono scervellata a lungo per capire dove avessi già visto ‘sto Vonnegut.
Quest’amicizia lo porta ad una scelta ardua: quando il signor Peterson si ammala gravemente, Alex decide di accompagnarlo in una clinica svizzera.
A parte le citazioni musicali note ed amate (Alex scopre che certa musica classica lo aiuta), ci sono grandi questioni qua dentro.
Quella del proprio cervello come posto da abitare è grandiosa. Sperimentato sulla mia pelle: una volta capito come funziona (o non funziona, c’è da mettere in conto anche questo), è davvero un posto sorprendente.
E poi l’eutanasia.
E qua tocca un nervo scoperto.
È <<vita>> una macchina che mantiene stabili gli impulsi elettrici del cervello, fa respirare e battere il cuore?


lunedì 14 luglio 2014

L'Amanita#45 - Il figlio del cimitero

Il figlio del cimitero
Neil Gaiman

Ogni mattino Bod fa colazione con le buone cose che prepara la signora Owens. Poi va a scuola e ascolta le lezioni della signorina Lupescu. E il pomeriggio passa il tempo con Liza, sua compagna di giochi.
Bod sarebbe un bambino normale. Se non fosse che Liza è una strega sepolta in un terreno sconsacrato. La signorina Lupescu una belva dai canini affilati. E la signora Owens è morta secoli fa.
Bod era ancora in fasce quando è scampato all’omicidio della sua famiglia gattonando fino al cimitero sulla collina, dove i morti lo hanno accolto e adottato per proteggerlo dai suoi assassini.
Da allora è Nobody e grazie a un dono della Signora sul cavallo grigio può comunicare con i morti. Dietro le porte del cimitero nessuno può fargli del male, ma Bod è un vivo e il richiamo del mondo oltre il cancello è forte. Un mondo in cui conoscerà l’amicizia dei suoi simili, ma anche l’impazienza di un coltello che lo aspetta da quattordici lunghissimi anni…

Ma non solo.
Ci sono le lezioni dei vari defunti, l’Incursione Onirica sarebbe una tecnica utile. A volte piacerebbe anche a me. Quasi quanto lo Svanimento: “Sono una porta vuota, sono un vicolo deserto, sono nulla. Gli occhi non possono vedermi, gli sguardi non mi noteranno”…
C’è lo Sleer, inquietante guardiano della tomba più antica del cimitero. Sospetto abbia a che fare con i celti. Sibila come la Voce della Noia di un personaggio della Bertola, ma questa è la prossima storia.
Indimenticabili: la Porta dei ghoul e la notte della macabradanza o danza macabra (consiglio per l’ascolto: la “Danse macabre” di Camille de Saint-Saëns).
Un libro in cui il concetto di vita e morte subiscono un capovolgimento e la morte appare come un passaggio verso una vita diversa.
Bella lettura estiva anche se non avete dieci anni.
E anche non estiva.
È bella e basta.
Non si fosse capito, amo Gaiman.
Punto.


Loredana, riesci a fare un post musicale con collegamento orchestrale? 

sabato 12 luglio 2014

L'Amanita#44 - Il giardino al chiaro di luna

I mugugni di un’Amanita musicista, ovvero: Il giardino al chiaro di luna
Corina Bomann

Da Berlino a Londra, da Cremona ai lussureggianti giardini (aridajela…) di Sumatra: sulle tracce di un antico violino e di un grande amore (altro mugugno: passi il grande amore, ma se nella storia infili un antico violino…).
Con cautela estrasse lo spartito: “Giardino al chiaro di luna”. Quale giardino voleva immortalare il compositore? E chi era? Lo spartito rappresentava forse la chiave per risalire al proprietario del violino?
Va bene, sbircio meglio.
Mentre la neve ricopre Berlino, la giovane antiquaria Lilly Kaiser osserva i passanti transitare davanti alla vetrina del suo negozio, in attesa di rientrare finalmente a casa. A un certo punto, però, un uomo anziano varca la soglia e le consegna un prezioso violino, dicendo che le appartiene. Scossa da quella visita, Lilly apre la custodia e trova uno spartito.
La curiosità cresce e con la complicità di Ellen, amica d’infanzia ed esperta restauratrice, Lilly inizierà un viaggio…

Poteva un libro con la parola “giardino” sfuggirmi?
Chiaro di luna: come una famosa sonata di Beethoven. Appetibile. La sonata è per pianoforte, non è il mio strumento, ma è un dettaglio.
Giro e mi ritrovo con “violino antico”. Sono spacciata. Vi hanno mai raccontato la fiaba del pifferaio magico? Ecco, va bene anche un violino. Non che abbia mai aspirato a suonare il violino, ma amo “le corde”.
E stupite: non mi lagnerò dell’altalena del tempo. Conosco l’autrice, quindi armata di segnalibri, ho letto il libro partendo dal 1902.
Né mi lagnerò della citazione musicale “moderna” di Tchaikovskij: perfino una barocca come me ama i suoi balletti o il concerto per violino e orchestra op. 35.
Per cosa spargo spore?
Scrittori, ma di Vivaldi conoscete soltanto “Le Quattro Stagioni”?
Vivaldi, al pari di J.S. Bach, è un monumento. Già insegnò in una specie di istituto femminile, mi pare fosse un orfanotrofio, non ricordo esattamente, ma scrisse e dedicò musica all’altra metà del cielo. E poi, oltre alla musica sacra, offre concerti e sonate per tutti i gusti (“La Notte” è un gioiello e così i concerti per archi e basso continuo, per non parlare della trascrizione de “La follia” di Corelli); ha musicato “L’Orlando furioso”, tanto per citare un’altra opera nota…
Amo il largo de L’inverno, ma basta con ‘sta pizza!
Come? Il libro?

Ah, sì… per la spiaggia può andar bene. 

giovedì 10 luglio 2014

L'Amanita#43 - Le ali del drago caduto

Le ali del drago caduto
Salomon Troy Cassini

Arwen Elfa, grazie: quando ho rivisto la copertina sul tuo blog, la furia ha colpito.
Abbazia di Melk, Austria Orientale.
L’isolamento secolare dell’antico monastero benedettino è stato spezzato da un evento inatteso. Un miracolo. E sarà l’inizio dell’avventura.
Quale ignoto potere infesta infatti il vecchio pozzo nel cuore dei boschi che cintano l’abbazia? L’oscuro e incompleto mosaico sotterraneo, che ritrae san Giorgio contro un orrendo Drago Nero, è solo una meravigliosa opera d’arte o, piuttosto, il monito di un presagio terrificante? Leggende dimenticate prenderanno vita, portando alla luce uno sconcertato passato.
In un avvincente intreccio di emozioni e misteri, vi attendono iniziazioni al fuoco e letali prove di volo. (…)
E farete la conoscenza di Yerwinbaldus, colui che oscura l’oscurità stessa…
Lo scovai al Salone del libro qualche anno fa: il drago Yerwin in copertina mi chiamava. Non è poi così saggio negare qualcosa ad un drago…
La vita nell’abbazia di Melk scorre tranquilla. Tra i benedettini austeri e devoti incontriamo un personaggio simpatico, padre Clemenzio, considerato dai confratelli un vecchietto un po’ svitato.
Contemporaneamente ci troviamo fra i draghi. Assistiamo alla nascita di Yerwin e poi lo seguiamo durante il duro addestramento fino alla missione decisiva.
L’eterno scontro fra luce e tenebre…
Qui la sorpresa finale – altro che vita tranquilla! – e l’Amanita tace e lascia posto al “club pro draghi”: Yerwinbaldus for president! ;-) 

martedì 8 luglio 2014

L'Amanita#42 - Ragazze di campagna

Ragazze di campagna
Edna O’Brien

La timida e romantica Caithleen sogna l’amore, mentre la sua amica Baba, sfrontata e disinibita, è ansiosa di vivere liberamente ogni esperienza che la vita può regalare a una giovane donna.
Quando l’orizzonte del loro piccolo villaggio, nella cattolicissima (qua interviene l’amanita: non credevo, ma sono <<messe peggio>> della mia bisnonna) Irlanda si fa troppo angusto, decidono di lasciare il collegio di suore (l’amanita sta cominciando a cantare “Al rogo, al rogo) in cui vivono per scappare nella grande città.
E qua vai coi violini (piccolo consiglio per l’ascolto, se Bach e Vivaldi non sono nelle vostre corde e Paganini vi tedia, c’è il concerto per violino e orchestra di Mendelssohn) ed i fazzoletti.

Fuori violini&fazzoletti e vai con le spore!
Primo: è una trilogia.
Secondo: mai farsi abbindolare dalle frasi di critici entusiasti sulla quarta di copertina ed ovunque ci sia spazio.
Terzo: vero che a caval donato non si guarda in bocca.
Ma che palle!
Non che sia scritto male, ma oltre a sembrare uno dei racconti di nonna-bis (da parte di padre, veneta, vide le due grandi guerre e tutti i cambiamenti storico-culturali dell’epoca) e quindi un déjà-vu infinito, è riuscito ad irritarmi.
Avrei picchiato la protagonista e l’unica nota positiva è la morte della pseudo amica.
Ah, per non parlare dell’ineffabile <<Mr. Gentleman>>, soprannome per un tizio francese che ha scatenato le sfere rotanti ad ogni comparsa.
Forse avrei dovuto leggerlo una quarantina d’anni fa, al posto di Balzac. Credo l’avrei apprezzato.
Del resto, in illo tempore apprezzai perfino Pollyanna. Specifico: ero forse nei paraggi della seconda elementare, tra Eugenia Grandet e Pollyanna la scelta anglofona era quasi ovvia…
Evidentemente certe predisposizioni si manifestano precocemente, parlavo a malapena italiano, figuriamoci se avevo una vaga idea della struttura di altre lingue.

Cati, per favore, non regalarmi il seguito: non ce la posso fare
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