L’immaginetta qui accanto mi dà lo spunto per parlare della
questione dei film tratti dai libri. Sono meglio, sono peggio, sono fedeli al
libro, sono all’altezza delle aspettative…? Difficile rispondere. Ieri sera è
stata anche trasmessa la seconda parte de “I doni della morte”, l’ultimo film
che “visualizza” l’ultimo libro della saga di Harry Potter. Un ulteriore spunto
per decidere cos’è meglio, il libro o il film. Di primo acchito, direi che il
libro è quasi sempre meglio, per quanto i film siano realizzati benissimo, gli
attori bravi, gli effetti speciali mirabolanti. E gli esempi abbondano, anche “solo”
negli ultimi dieci anni. Partiamo pure dall’ultimo che ho citato, Harry Potter.
Sette libri e sette film, con gli stessi attori, di cui è quasi divertente
vedere la “crescita”, che in questo caso è soprattutto fisica: i bambini Harry
Potter e i suoi amici maghi si trasformano da bambini paffuti e un po’ spaesati
in adolescenti tormentati, arrabbiati, preoccupati. Man mano, le luci e le
atmosfere dei film si abbassano e diventano sempre un po’ più cupe, la speranza
si affievolisce, aumentano le cospirazioni, i delitti, i tradimenti, macchiando
il mondo di magia di Hogwarts. All’inizio Harry Potter è travolto dalla
scoperta di essere quell’”Harry Potter”, il sopravvissuto all’attacco feroce
dell’innominabile mago cattivo, viene catapultato in Hogwarts, scuola di magia
nel bel mezzo della campagna inglese (J.K.Rowling deve amarla particolarmente),
cui si arriva tramite un treno preso al binario 9 ½ di King’s Cross, normalissima
e umanissima stazione inglese, che nasconde in un muro la banchina da cui
prendere il mezzo magico.
giovedì 28 febbraio 2013
mercoledì 27 febbraio 2013
Un punto di vista molto particolare sulla nostra situazione politica...
No, non scriverò di politica, non serve commentare e aggiungere altre parole a quello che già abbiamo saputo, sentito, visto, letto, ascoltato, assimilato, rifiutato, in quest'ultima campagna elettorale e conseguente sessione di votazioni. Non sono in grado di scriverne, mi stanca presto e lo lascio fare a chi è più addentro, e ha più desiderio di esplorare questo mondo pericolosissimo. Navigando in rete, però, sono capitata su questo articolo interessantissimo di Treccani.it, che analizza la situazione politica italiana in...glossogrammi. Si tratta di giochi di parole, domande trabocchetto e di quiz per mettere alla prova le proprie competenze lessicali. A dir poco affascinante. Troppo ammaliata per giocare e mettermi alla prova, ho letto l'articolo perdendomi un po' tra le varie etimologie...e ne ho scoperte di bellissime! Da leggere, godersi, e giocare.
Troppe cose, tante cose, poche cose - Treccani
Troppe cose, tante cose, poche cose - Treccani
lunedì 25 febbraio 2013
L’Amish Fiction – Qualche perplessità
Entrambe le tendenze, dice l’autrice, sono riconducibili
allo stesso desiderio delle donne di vivere e sperimentare storie romantiche,
per quanto ai poli opposti. Da una parte il tintinnio metallico e freddo delle
manette e dall’altra…l’arrotolatura del fieno. “I assumed the two trends were related, but on
opposite ends of the spectrum–women wanted their own version of romance, but
some want it with a dose of handcuffs and others want it with a doseof…hay baling?”
Ehm. Come dicevamo prima, in un commento, pare che “tertium
non datur”, ovvero, niente via di mezzo. O torbide espressioni al limite della
segregazione della passione amorosa, oppure virtuosa sublimi nazione che si
concretizza nel duro lavoro della terra (in questo caso del fieno). In uno dei
post sulla trilogia delle sfumature, mi ponevo anch’io una domanda simile: ma
cosa vogliono le donne davvero nel sesso, nell’espressione della libido? Manette
e balle di fieno potrebbero essere due risposte, per quanto diametralmente
opposte. Proseguendo nella lettura,
scopro che dei tre libri letti per esplorare il genere, nessuno è stato scritto
da un’autrice Amish. E questo si riallaccia a quanto detto in precedenza: gli
Amish se ne stanno tranquilli per i fatti loro, senza provare il desiderio di
andare in giro per il mondo a farsi pubblicità.
Nessuno di loro cerca consensi o approvazione per il proprio modo di
vedere la vita, per cui, da dove arrivano queste notizie? Il genere sta anche
riscuotendo un certo successo, poiché molti lettori affermano di essere curiosi
sugli Amish, e cercano informazioni su di loro, oppure perché hanno avuto
antenati mennoniti, come si può leggere da un intero thread sull’argomento in
Goodreads. Sì, capisco la parte della curiosità. Ma questa diminuisce alquanto,
quando si scopre che non sono informazioni di prima mano. Eppure questo non
sembra preoccupare molto il pubblico. I personaggi, soprattutto quelli
femminili, sono presentati più come icone che non esseri umani, di sangue e
carne come tutti quelli che camminano su questa terra, ma caratterizzati da una
visione del mondo e tradizioni ferme a qualche secolo fa. Le donne sono vestite
in modo dimesso, sono gentili, pazienti, dedite alla casa e ai lavori che
devono svolgere, non hanno attacchi d’ira, non rispondono per le rime. Il loro
atteggiamento sembra quasi portato a esempio. Ma non c’è un vero e proprio
approfondimento nell’animo di queste persone, e non c’è da meravigliarsi, dato
che nessuno può dire di conoscerle, se non qualcuno di loro che ha deciso di
non tornare più dal tradizionale rumspringa.
domenica 24 febbraio 2013
Riflessioni sui generi letterari - Amish Fiction
Ho già sostenuto più volte che senza Facebook mi sentirei un
po’ persa. Questa piazza virtuale, se presa a piccole dosi, e con gli elementi
giusti, porta alla scoperta di piccole e grandi perle. Poiché il furore d’aver
libri è una caratteristica trasversale, che si manifesta negli esseri umani di
qualunque sesso, età, lingua, razza, è bello ogni tanto andare a scoprire come
si concretizza, e cosa offre il panorama del libro internazionale. La pagina Book
Riot su Facebook ha pubblicato qualche giorno fa una recensione su un genere apparentemente
nuovo, la cosiddetta Amish Fiction. Mi ha incuriosito subito perché gli Amish
sono uno dei misteri più affascinanti della nostra terra. Più o meno, abbiamo
sentito parlare tutti di questa comunità di persone, di fede protestante, che
si stabilì in Pennsylvania a partire dal Settecento per sfuggire alle
persecuzioni nel vecchio continente, e che da allora si è letteralmente
cristallizzata in quel secolo, rifiutando la modernità in tutti i suoi aspetti.
Uomini e donne vivono in comunità agricole, accuratamente isolati dal mondo, lavorando, amando, pregando come si usava fare duecento anni fa. Una
sorta di macchina del tempo in forma umana, e su ampia scala. Il loro
isolazionismo ha funzionato su vasta scala, e non ha ceduto quasi per nulla, a differenza di quello in cui si rinchiuse il
Giappone per lunghi secoli, venendo poi spazzato via dalle prime “infiltrazioni”
americane. Le concessioni fatte alla modernità rientrano comunque nell’ambito ristretto della tradizione: se questa
non va contro la loro cultura, e si rivela utile e di valore, è ben accetta. Tuttavia,
per quanto ci possano essere contatti, sempre molto controllati, tra Amish e mondo esterno, nessuno può dire di conoscerli davvero bene. Quando ho letto il
titolo dell’articolo, Amish Fiction, mi sono stupita e mi sono precipitata a
leggerlo, poiché credevo di assistere ad un’ulteriore piccola/grande
rivoluzione nel mondo conosciuto. Pensavo che gli Amish si fossero aperti
ulteriormente, parlando e scrivendo di se stessi e del loro modello di vita,
decidendo di immergersi nel flusso temporale del XXI secolo. Leggendo, ho
capito che il punto di partenza dell’autrice era molto diverso. Amanda Nelson, questo il suo nome, parte a
constatare la formazione di due tendenze distinte nel 2012: una che fa capo
alle 50 sfumature, e l’altra all’Amish Fiction.
giovedì 21 febbraio 2013
Il Furore dei Libri non risparmia nemmeno il Fegato...
Esempio classico di "furore" libresco in atto. Stamattina mi trovavo in giro per commissioni, e poiché avevo tempo da impiegare, sono entrata in Eataly per un breve giro ricognitivo. Pensavo di essere "al sicuro" (dalle tentazioni di acquistare libri, per esempio), ma mi sbagliavo TANTISSIMO. L'ultima volta in cui sono entrata in quel Gotha gastronomico, non c'era una libreria dedicata. Sì, è passato tanto tempo da quando ci sono stata, vero. In ogni caso, i libri di cucina non mi hanno mai attirato moltissimo, per quanto li abbia sempre trovati gradevoli. Oggi ho scoperto di aver AMPIAMENTE sottovalutato il potere del loro richiamo. A parte i "soliti" ricettari, e le mode del momento, come le opere di Carlo Cracco e Joe Sebastianich, i due BastardChef più presi in giro dalla storia, ho visto magnifici libri dedicati ai codici culinari di varie regioni italiane, tra cui l'iper famoso Artusi. E poi, questo libretto colorato qui, dedicato alle cure del fegato...so che come argomento non è dei più elevati, ma da qualche tempo è balzato in cima alla mia personale classifica furiosa. E tra una Geisha e un sacerdote cristiano particolarmente ispirato, ho cominciato a leggerlo e mi ha colpito positivamente. L'autore è un medico, e ha un approccio molto ampio e molto pratico allo stesso tempo. In parole comprensibili illustra l'anatomia e la funzione della ghiandola, e ne fa un breve percorso nella storia e nella medicina attraverso i secoli. Interessa senza annoiare o caricare il lettore di date, statistiche, percentuali che potrebbero solo confonderlo e allontanarlo dallo scopo principale, quello di illustrare i modi per prendersi cura di uno degli organi più citati e più bistrattati nella nostra storia umana.
Dott. Paolo Pigozzi - Info: Dr Paolo Pigozzi: CURE NATURALI DEL FEGATO Nuova E...: NUOVA EDIZIONE 2012 RIVEDUTA E AGGIORNATA Il fegato è un organo fondamentale per il nostro organismo e quindi per il mantenimento...
Dott. Paolo Pigozzi - Info: Dr Paolo Pigozzi: CURE NATURALI DEL FEGATO Nuova E...: NUOVA EDIZIONE 2012 RIVEDUTA E AGGIORNATA Il fegato è un organo fondamentale per il nostro organismo e quindi per il mantenimento...
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