Continuiamo a parlare per immagini. E’ l’immagine di una candela
profumata, fabbricata in un’azienda svedese di Stoccolma, la Byredo Parfums.
Dal sito e dalle fotografie, si capisce subito che ha qualcosa di diverso dalle
case produttrici di profumo. Il suo stesso fondatore, Ben Gorham, un giovane
artista svedese di madre indiana e padre canadese, è parecchio sui generis:
occhi e capelli scuri, lineamenti orientali, turbante, tatuaggi. Ok,
scordiamoci definitivamente lo stereotipo biondo armadio bianco iridescente
azzurro-iridato, cui aveva già assestato un bel colpo il personaggio di Lisbeth
Salander. E’ vero, lei è una creatura di carta, mentre costui è carne e sangue.
In ogni caso, deve avere una buona dose di fantasia per creare un profumo e
chiamarlo Bibliothéque. Se guardo i componenti della candela elencati sul sito,
questi sono gli ingredienti: la testa è fatta di prugna e pesca, il cuore di
peonia e viola, mentre la base è patchouli, vaniglia e cuoio. Sto cercando di
immaginarne il profumo reale, soprattutto abbinandolo a quello altrettanto
reale dei libri. Anche i libri profumano, eccome. Quelli nuovi, appena tolti
dagli scaffali delle librerie (o in alcuni casi dagli scatoloni appena arrivati
in libreria, senza passare dagli scaffali), hanno un loro profumo “nuovo” e
imperioso. Attirano, vogliono essere aperti. Quelli allineati in una libreria a
casa, o in una biblioteca, sono più caldi, vissuti, sono persino confortanti. L’ultimo
che ho annusato, sul Magnetismo Personale, mi ha fatto pensare all’Ikea, per il
suo profumo di legno. Strane associazioni…
mercoledì 31 ottobre 2012
lunedì 29 ottobre 2012
La trilogia delle sfumature - Perplessità.
Tralascio il racconto della trama, o le descrizioni delle scene di sesso, poiché sono piuttosto ininfluenti. A partire dalle prime pagine, ero continuamente assalita dalla sensazione di “déjà lu”. E il personaggio maschile, Christian Grey, sotto la sua corazza da Dominatore, mi risultava francamente irritante. Giovane (27 anni), a capo di una multinazionale conosciuta in tutto il mondo, stra-ricco, viso e corpo scolpiti perfettamente, elegante, intenditore di vini, mobili d’antiquariato, di alta moda, pilota di elicotteri, e chissà quant’altro ancora che non ricordo. Questo tizio non può esistere, non è lontanamente verosimile. Forse la giovane età abbinata alla ricchezza stratosferica può essere vera, in quanto in America, a differenza del nostro paese infestato da mummie incapaci di scollarsi dai posti di potere, è anche possibile che un giovane diventi miliardario prima dei trent’anni (Mark Zuckerberg, per esempio), se ha volontà, un’idea vincente e la determinazione di farla diventare vera. Lei, Anastasia Steele, ogni tanto faceva del suo meglio per mettere alla prova i miei nervi, anche se aveva un certo senso dell’umorismo e della battuta, che emergevano a tratti nel mare di luoghi comuni di cui sembrava infarcita, nonostante la sua scarsa esperienza, del mondo e del sesso. Quello che voglio dire è che c’era ancora troppo “harmony-pensiero” nel suo modo di rapportarsi a Christian e a quella specie di relazione che stava vivendo. Dopo circa metà del primo libro, ho capito cosa mi dava davvero fastidio del personaggio maschile: era una specie di stalker. Letteralmente ossessionato da Anastasia, oltre a seguirla, controlla quello che fa, si permette di darle consigli, interviene a gamba tesa per proteggerla, da se stessa e dagli altri, s’infila nella sua posta elettronica, s’irrita se non lo chiama subito, se non risponde ai suoi messaggi. Ragazzo, lasciala respirare!! E tutto questo, non suona ancora più familiare?
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La trilogia delle sfumature – C’è qualcosa di familiare…
L’immagine di Jane Austen che legge la trilogia delle sfumature
è insieme spassosa ed eloquente. L’illustratore, Dale Stephanos, ha colto
abbastanza bene l’opinione di zia Jane, se avesse letto il libro, o meglio, i
libri di questa trilogia parecchio discussa. Penso di aver avuto la stessa
faccia, man mano che proseguivo nella lettura. Da come la interpreto io, e da
come l’ho vissuta io, non c’è un vero e proprio disgusto sul suo faccino. E’
più una domanda accorata: “ma come scrive costei?!”, che poi si può frammentare in una serie di domande ancora più accorate (quelle che sono
venute in mente a me, per esempio), del tipo: “ma come si fa a prendere sul
serio una cosa del genere?!” “ma davvero ad una donna piacerebbe un tizio
così?!” e via dicendo. Questa trilogia di sfumature, 50 di grigio, nero e rosso, ha spopolato alquanto in Italia e nel mondo, anche a giudicare da tutti i “meme” che girano in
Internet e su Facebook. Io ci sono inciampata per caso: la copertina non diceva
molto, per quanto patinata e ammiccante (una cravatta grigio perla rilucente su
sfondo scuro), ma sul dorso, la presentazione affermava orgogliosamente che
quel romanzo avrebbe catturato e trascinato nel suo vortice erotico, che il suo
“verbo” era stato passato di donna in donna nelle case, nelle palestre, su
Facebook…ok, un altro romanzo erotico, dov’è la novità? Per me la novità era
l’autrice. Un romanzo erotico scritto da una donna. Interessante. Non ci sono
molti esempi in letteratura, antica e moderna, a parte Anaïs Nin, o PaulineRéage. In ogni caso, siamo ben lontani persino dai fantasmi di queste due
scrittrici, e questo si vede fin dall’inizio.
venerdì 26 ottobre 2012
New Moon – Eclipse – Soluzione (quasi) finale
Con il suo scatto da centometrista, e un salto da
leopardo in caccia, Bella si avventa sul vampiro scintillante, mentre una
bambina si sta già voltando verso di lui, attirata dal luccichio. Lo spinge all’interno
del palazzo dei Volturi e gli evita per pochissimo l’esecuzione all’alba. O l’equivalente
di un’esecuzione per un vampiro, insomma. Tutto è bene quel che finisce bene?
Pare di no, almeno non ancora. Edward e Bella vengono portati all’interno,
seguiti da Alice che nel frattempo è riuscita ad arrivare, al cospetto della
temibile famiglia. Lunghi attimi di tensione, in cui sembra che entrambi
debbano morire, tenuti in sospeso dagli annoiati e potentissimi arci-vampiri
che si divertono un po’ a stuzzicarli, prima di lasciarli andare, con l’ingiunzione
di risolvere il problema “Bella”. Bella è un problema, sì. E’ umana. E questo
si potrebbe risolvere facilmente, secondo qualcuno di loro, ma Edward si oppone
a trasformarla in cibo. Lei vorrebbe diventare un vampiro, ma di nuovo Edward
si oppone, nel tentativo di salvarle l’anima. Insomma, non gli va bene niente. Oltre
ad essere uno stalker immortale, anche parecchio esigente e difficile da
accontentare. Tuttavia, non può continuare a restare umana…o in vita. Sa
troppo. Conosce troppo bene i vampiri e il loro mondo, non può essere lasciata
libera di andarsene in giro, vittima della propria natura incostante e
volubile, che la porterebbe a spifferare il segreto anche inconsapevolmente e
contro la propria volontà. E’ l’opinione dei vampiri sui poveri “esseri”,
dimenticando di esserlo stati essi stessi, anche se in tempi lontanissimi.
Tuttavia, non hanno completamente torto. Bella, oltre che ad avere caratteristiche
umorali tipicamente femminili (suona maschilista questa affermazione, ma
possiamo davvero contraddirla e rifiutarla come non vera? Magari non lo è in
tutti i casi, ma una certa dose di volubilità appartiene di “default” allo
spirito femminile. Possiamo definirla meglio come una sorta di predisposizione
spiccata al cambiamento.), è sbadata e scoordinata senza speranza. Non
può scendere da un gradino senza minacciare fratture multiple.
venerdì 12 ottobre 2012
New Moon – Eclipse – Non ci sono complicazioni a sufficienza?
Bella si è sempre sentita un po’ “strana”, o meglio, non si è mai sentita al suo posto, nei primi 17-18 anni della sua
esistenza. Ora si capisce perché…va a innamorarsi, sebbene in due modi diversi,
di un licantropo e di un vampiro. E non si può dire che l’offerta “umana” sia scarsa:
è ammirata e desiderata, ma lei non se ne accorge proprio. In questi due libri,
seguiamo Bella mentre cerca di barcamenarsi nel suo strano ménage: non sa
vivere senza Edward, vuole diventare un vampiro come lui (ma lui fa parecchia
resistenza, all’inizio), e non sa rinunciare a Jacob, il licantropo, che la
vuole per sé e le prospetta quanto vivrebbe, è proprio il caso di dirlo, bene
con lui. Lui potrebbe offrirle una vita, Edward una non-vita. Anche il vampiro,
sebbene riluttante, la pensa in questo modo: non vuole che Bella diventi un
mostro come lui. Edward è l’unico della sua strana famiglia a pensarla così, di
se stesso: si considera un mostro, un assassino pericoloso da tenere a bada e
scacciare. Jacob, invece, è orgoglioso della sua natura di lupo. E’ un’eredità
magica dei suoi avi, che viene usata a scopi benefici: proteggere se stessi e
gli esseri umani dai “Freddi”, dai vampiri come Edward in cerca perenne di
sangue per sopravvivere. Bella, dopo molti tentennamenti, avuti soprattutto per
non offendere brutalmente Jacob con la determinazione della sua decisione,
sceglie come vuole avere la sua vita. Il ritmo di New Moon è un po’ lento e a
tratti irritante: è comune a tutti i secondi libri delle saghe perdere forse
qualcosa della spinta iniziale. L’ho già visto capitare in altre saghe: il
secondo libro è il momento di transizione della storia, dall’inizio verso la
sua conclusione, quando emergono problemi o situazioni nuove, ma non ancora le
loro soluzioni. New Moon è soprattutto dedicato a Jacob (Edward è
momentaneamente e dolorosamente lontano), alla sua trasformazione sempre più
veloce in licantropo e accanito pretendente di Bella, che da parte sua si trova
attratta, ma ancora profondamente legata al vampiro.
mercoledì 10 ottobre 2012
New Moon-Eclipse – Non solo vampiri…
…anche licantropi. Non potevamo trascurarli.
Approfitto della coincidenza di questi giorni, in cui per televisione hanno trasmesso i primi
tre film della Twilight Saga, per un commento veloce sugli altri due libri che
mancano, New Moon ed Eclipse. Manca ancora Breaking Dawn, e un piccolo spin
off, “La breve vita di Bree Tanner”, in cui si parla di una vampira dall’esistenza
brevissima, comparsa in Eclipse. I libri numero 2 delle saghe tendono ad essere
abbastanza noiosi. In New Moon, Bella Swan cade in una depressione
profondissima perché Edward decide di andarsene, per non farle del male. Per
quanto riesca a trattenersi, non è sicuro di riuscire a farlo per sempre. Un
incidente sfortunato in casa Cullen, in cui Bella si ferisce, e rischia di
essere uccisa da uno dei componenti, da poco convertito al “vegetarianesimo”
dei Cullen, ancora incapace di resistere del tutto alla vista e al profumo del
sangue umano, lo convince della sensatezza della sua decisione. Tuttavia,
questa ha ripercussioni su entrambi, sia su Bella, che si lascia morire di
tristezza, sia su di lui, che non riesce a vivere senza di lei. A questo si
aggiunge anche la presenza di una vampira “cattiva”. Non è cattiva solo perché
segue la dieta tradizionale dei vampiri, ma perché vuole vendicarsi dei Cullen
uccidendo Bella; nel libro precedente, Twilight, il compagno della cattiva
Vittoria è stato ucciso da Edward, accorso in aiuto della ragazza sul punto di
diventare il dessert del vampiro. Situazione complicata, insomma. Come se non
fosse sufficiente far innamorare due “razze” diverse, la Meyer aggiunge anche
il motivo della vendetta e della gelosia. All’inizio ho parlato di licantropi.
Parallelo al filone dei vampiri scorre quello dei licantropi. Nel primo libro
emergono, ma sono presentati come una leggenda o poco più. Come se i vampiri
non lo fossero…Uno degli amici di Bella è un giovane indiano della tribù dei
Quileute, Jacob, che vive in una riserva nei boschi vicino a Forks, la città in
cui lei vive. E’ all’interno di quella tribù che si raccontano le leggende dei
licantropi, e di come la tribù stessa discendesse dai lupi. Ci stiamo
allontanando sempre più dall’ambito umano. Di qui a breve, Bella si trova
coinvolta in un triangolo amoroso: lei, il vampiro, e il licantropo, Jacob. E
pensavamo che le vicende di Beautiful
fossero complicate? :-D
martedì 9 ottobre 2012
Book River – Conoscenza che fluisce.
Dopo Spoon River, è anche giusto che faccia la sua comparsa
Book River. L’analogia mi è venuta in mente semplicemente per assonanza. E’ un
nome talmente famoso quello di Spoon River, che non si può dimenticare tanto
facilmente. Non l’ho ancora letto, ma prima o poi colmerò la lacuna. Le poesie
non mi fanno impazzire, per cui le tengo per ultime, quando le leggo. La
delicatezza della poesia non va d’accordo con la mia predisposizione rocciosa. Tant’è
che, al liceo, mentre Leopardi è il preferito di chi ama leggere i classici per
la forza e la levatura dell’espressione con cui manifestava i suoi pensieri e sentimenti,
io preferivo Manzoni, e la sua prosa veloce e sfaccettata. Sì, di solito si
storce il naso di fronte a Manzoni: l’associazione con i Promessi Sposi è
scontata e sottintesa, e con tutto quello che significa, per uno studente
italiano, confrontarsi con questa storia e i suoi personaggi. Ma se lasciamo
stare per un momento quella figuretta scialba e ampiamente sopravvalutata di
Lucia (non l’ho mai potuta sopportare, affermo perentoria), e ascoltiamo la
voce di “Don Lisander”, scopriamo risorse di umorismo intelligente e di forza
espressiva. Ma ne parleremo…La
divagazione nasce facilmente, esattamente come il corso del fiume qualche volta
si modifica, si ramifica a seconda dell’intervento della natura o degli uomini.
E un fiume di libri non ne farebbe eccezione. Nella foto c’è un ruscelletto,
per quanto colmo, di libri che scorrono in mezzo al verde. Se esistesse davvero
un posto simile, ne farei subito la mia casa. Anni fa mi capitava di
fantasticare su una serie di paesaggi surreali e inventati, e di sicuro un’idea
come questa mi sarebbe piaciuta immensamente. Se ci penso bene, però, ho visto
questo fiume di libri abbastanza da vicino, e anche diverse volte. No, non c’entrano
le droghe. Quando spolveravo e risistemavo una delle librerie, spostavo tutto
il contenuto a terra, fino a formare davvero una marea. Se fossero esistite le
fotocamere digitali di adesso, ne avrei già fatto una documentazione
fotografica. E quello era davvero un mare di carta. Spesso…, no diciamo pure
ogni volta che si verificava quell’inondazione, mi sedevo su una pila di libri
e cominciavo a sfogliare quelli che avevo “dimenticato”, per andare a cercare i
passaggi più belli. Inutile dire che la pulizia delle librerie portava via l’intera
giornata. E solo perché qualcuno mi avvertiva di sbrigarmi e di rimettere tutto
com’era, altrimenti sarei stata capace di tirare dritto per un altro paio di
giorni…:-D
lunedì 1 ottobre 2012
La libro-dipendenza - Sintomi e manifestazioni
Chi ha creato quest’immagine, è un genio, oltre che un
libro-dipendente con i fiocchi. Scorrendo la lista, posso dire di aver
manifestato la maggior parte dei sintomi, in modo più o meno accentuato. Per
quanto riguarda le tre di notte tirate anche durante la settimana, ormai non ci
faccio nemmeno più caso. Se il libro merita, l’orologio scompare dal mio
orizzonte visivo. Quando frequentavo il liceo, accadeva spessissimo. In
macchina non leggo mai: non sopporterei di essere interrotta da tutti quei
semafori verdi. Leggere e ridere da sola: mio marito si preoccupa se non lo
faccio. “Essere riconosciuta a vista da edicolanti, bibliotecari e librai”.
Certo che sì. Nel corso degli anni, ho cambiato diverse librerie e biblioteche
(solo per cause di trasloco) che ero solita frequentare, anzi “infestare”, ma
una cosa è rimasta costante: lo sguardo eloquente del bibliotecario, libraio di
turno (edicolante molto meno). “Rieccola. Stavo in pensiero”. Proprio stamattina in biblioteca ho rivisto
quell’espressione, e mi è venuto da sorridere. Vi sono mancata? Tranquilli, non vi abbandono. Siete più sollevati, ora che ve l'ho detto, eh? Insomma, una stalker nel DNA. Innamorarsi di un
personaggio di fantasia? Come si fa a evitarlo? Il mio primo “innamoramento”
serio per una di queste creature di carta fu per Boromir, il fratello di Faramir,
il comandante delle Forze di Ithilien, ne Il Signore degli Anelli. Non riuscii a
capacitarmi per giorni e giorni, quando lessi della sua morte. Fu la prima
divergenza seria con lo spirito di Tolkien. Non riuscii a perdonarlo per
diverso tempo. Il fatto che avevo solo 12 anni non conta. Oggi non mi innamoro
più, ma di sicuro non gradisco quando i miei preferiti vengono uccisi. Normale
routine, chiudere il libro e sapere, oltre che sentire, che la vicenda va
avanti nella propria testa. Al numero 10, per completare, aggiungerei: "Reagire
come un rottweiler a digiuno da mesi quando qualcuno ti porta via il libro
dalle mani mentre stai leggendo". Tutto quello che capita al malvagio
attentatore che si arrischia a strappare via un libro dalle mani di chi lo sta leggendo, è pura e semplice
legittima difesa. Non si fa, e basta. Con me non hanno provato una seconda
volta, da quanto mi ricordo…J
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