mercoledì 29 maggio 2013

Nel mezzo del cammin di nostra vita.

Un verso famosissimo, citato persino in pubblicità. Questo è il periodo (dal 21 maggio al 21 giugno, il mese astrologico presieduto dalla costellazione dei Gemelli) in cui si ricorda la nascita di Dante Alighieri, collocata all'incirca nel 1265. Le date sono molto incerte, e si basano sugli scarsissimi cenni autobiografici di Dante stesso, e sull'incrocio con le testimonianze dei contemporanei. Il Sommo Poeta, il Padre Dante: questi sono gli appellativi di cui leggevo in molti testi. E' stato un uomo d'ingegno e di spirito talmente forti, da lasciare un'impronta indelebile soprattutto nella nostra letteratura. Come per Shakespeare, rimando gli approfondimenti e le discussioni sulla vita e sulle opere di Dante ai milioni di scrittori e studiosi che ne hanno scavato, ricostruito e commentato ogni parola e movimento. Mi piace rivedere i miei ricordi di lettrice furiosa, del tutto personali, di Dante e delle lezioni sulla sua Divina Commedia. I primi anni di liceo sentivo continuamente nominare Dante, la cui influenza sembrava trovarsi praticamente in ogni virgola scritta in Italia. E dietro il suo nome, la professoressa aggiungeva sempre la frase: "lo vedremo il prossimo anno". Non erano più ore di Letteratura Italiana, ma di Creazione di Suspence Letteraria (Italiana). Nonché di soggezione, almeno da parte mia. Sarò degna di capire l'ingegno acutissimo di questo padre letterario? E arrivò il fatidico momento in cui ci dividemmo in Guelfi e Ghibellini (e sotto-Guelfi, Bianchi e Neri, tanto per non farci mancare nulla), ci scontrammo con l'accomodante Bonifacio VIII, e fummo sbattuti fuori dalla nostra città natale, senza potervi più tornare, almeno da vivi. E da qui, il passo a perdersi nella selva oscura, incontrare le tre bestie, farsi salvare da Virgilio, e lasciare ogne speranza davanti alla Porta dell'Inferno, fu breve. Confesso l'evidenza: ho adorato Dante, la Divina Commedia, e soprattutto l'Inferno. Forse un po' meno la lingua usata, che non si lasciava comprendere subito, e ci costringeva ad esasperanti chiose e "traduzioni"...in fondo, c'erano solo settecento anni di differenza temporale tra chi scriveva e chi leggeva. Il fascino della personalità di Dante, fermo e roccioso nelle sue convinzioni, al punto da pagarne le conseguenze in prima persona con un esilio vita natural durante, e della sua cultura, evidenti in ogni parola da lui scritta, erano quasi ammalianti. Ammiravo la forza della sua immaginazione. Nessun altro, dopo di lui, ha creato un percorso così vivo delle sue vicende spirituali e sociali, proiettandolo in un progresso metaforico dall'Inferno al Paradiso. Una sorta di cammino letterario terapeutico, in cui passa dal buio della disperazione alla luce del coraggio e della serenità ritrovata dopo tante prove sfiancanti. Questo è il Dante che ho amato di più. Il poeta stilnovista e la sua donna angelicata...non mi hanno mai attirata, se non addirittura un po' infastidita. Ho sempre pensato che fosse un'idealizzazione forzata, che mal si adattava alle mie corde impazienti. All'Università ho scoperto un altro lato di Dante, quello "linguista". Per un esame di storia della letteratura italiana che avevo scelto in funzione di un possibile sbocco all'interno del mio percorso di lingue, mi trovai a leggere De Vulgari Eloquentia. Credevo mi avrebbe stancato, allontanato dall'idea forte che mi ero costruita del poeta, e invece ho trovato un trattato svelto, veloce, in favore dell'adozione del volgare, sostenuto da ampie ragioni. Una piacevole sorpresa.

Una nota leggera in questo post ultraserio. Se qualcuno conosce un po' il mondo dei manga giapponesi, conosce anche il nome di Go Nagai, creatore di Mazinga e Mazinga Z, cartoni e fumetti famosissimi negli anni '80. In Italia si conosce poco un'altra serie di suoi fumetti, di taglio molto violento, come Mao Dante e Devilman. Ebbene, per Mao Dante, Go Nagai ebbe l'ispirazione leggendo un'edizione della Divina Commedia dantesca illustrata da Gustave Doré...;-) Fino a che punto si spinge l'influenza della cultura!

Per chi volesse approfondire, riporto il link alla pagina di Dante sul sito treccani.it

Alighieri, Dante

Dizionario Biografico degli Italiani
ALIGHIERI, Dante. - Nacque a Firenze nel 1265, entro il periodo in cui il sole è nella costellazione zodiacale dei Gemelli -come egli stesso ci fa sapere (Par.XXII, vv. 112-117) -,cioè tra il 21 maggio e 21 giugno (più precisamente in maggio, stando alla dichiarazione che l'A. stesso avrebbe fatto sul letto di morte a ser Piero Giardini, riferita dal Boccaccio in Comento,ediz. Guerri, I, p
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martedì 28 maggio 2013

''Books at Birth'', donare un libro a ogni neonato per avvicinarlo alla lettura . libreriamo.it - recensioni libri

Navigando tra le varie pagine, trovo una piccola perla. Sul sito di Libreriamo, un articolo parla di un progetto avviato in America, Books at Birth, che prevede di donare un libro ad ogni neonato, per trasformarlo in un potenziale lettore. Naturalmente, io sono d'accordo, molto d'accordo, sempre più d'accordo. A me è capitato così. Forse non ero più neonata, ma sicuramente bambina molto giovane. Uno dei miei ricordi più lontani riguarda un libretto illustrato sulle avventure di un ippopotamo pianista, una serie di libercoli delle fiabe più note (Cenerentola, Cappuccetto Rosso e I Tre Porcellini), che mi catturavano ogni volta. Non sapevo ancora leggere, ma prima di passare ai giocattoli, dovevo aprire e accarezzare le pagine patinate, osservare i visi e le figure dipinte. Credo che ormai questi libretti siano andati persi per sempre: quello che non dimentico, però, è lo stile dell'illustratore, a dir poco ipnotico. Sono sicura che lo pescherò in Internet, prima o poi.
Ho divagato. Come al solito. Torniamo all'argomento. Il progetto Books at Birth è avviato e promosso da un centro per la lettura, dal nome bizzarro di Cops 'N Kids. La sua fondatrice, Julia Witherspoon, è un'ex-poliziotta che si è trovata a vivere una situazione "bizzarra", almeno secondo la mia personale opinione. Durante la sua infanzia, non ricevette mai un libro. I suoi genitori non ritenevano che dovesse leggere libri. Quando iniziò a frequentare le scuole, e a portare i libri a casa, i suoi genitori presero a nasconderglieli, perché ritenevano che fossero nocivi per lei. Per quanti tentativi facessero di tenerla lontana dai libri, lei riusciva sempre a eluderli, e a soddisfare la sua fame crescente di letture. Una volta diventata adulta e poliziotta, ebbe l'occasione di rendersi conto che nella sua stessa città, molti bambini vivevano esattamente la stessa situazione da lei affrontata nell'infanzia. Questa scoperta l'ha indotta a cercare una soluzione per quello che sentiva come un problema coinvolgente e pressante.
Io sono rimasta a dir poco stupefatta, leggendo di questi genitori che non volevano che la loro figlia leggesse. Nella mia immensa ingenuità, non credevo nemmeno esistessero persone che potessero privare i bambini del piacere di leggere un libro. Non dovrei stupirmi: gli esseri umani sono creativi in tutto, a partire dalla crudeltà. La storia è punteggiata di roghi di libri, come dicevo in altri post, e in tempi molto più recenti, al di qua delle Alpi, alcuni seguaci di certi movimenti politici, anche di giovane età, invitavano a chiudere i libri. Ma che lo facciano i genitori, deliberatamente? Mi rattrista un po', oltre a stupirmi.
Fortunatamente, esistono donne reattive come la signora Witherspoon. :-)

Per approfondire l'argomento, riporto qui integralmente l'articolo che ho letto:

''Books at Birth'', donare un libro a ogni neonato per avvicinarlo alla lettura . libreriamo.it - recensioni libri

domenica 26 maggio 2013

Il Drago di Ghiaccio – Una fiaba di trasformazione

Toh, mi è sembrato di vedere un drago. In questo blog attraversato da geishe, vampiri, dei del tuono, donne enigmatiche, feroci e poco convenzionali, i draghi stavano cominciando a brillare per la loro assenza. Rimediamo subito con George R. R.Martin e il suo drago di ghiaccio. Sì, è proprio lui.

E’ uno degli autori più citati negli ultimi sei mesi, a causa del famosissimo e contestatissimo Trono di Spade. Le sue Cronache del Ghiaccio e del Fuoco tappezzavano una parte dello stand Mondadori al Salone del Libro. Il Trono di Spade viene citato anche dai comici, il suo trailer impazza su Rai4.

Questo martellamento esteso non mi aveva ancora convinto. Tuttavia, un pezzo del Trono di Spade era già entrato in casa mia l’anno scorso, quando Marzia mi regalò Il drago di ghiaccio.

Il libro di per sé, non ha nulla a che fare con il ciclo. E’ la storia di una bimba di nome Adara. “Adara amava più di tutto l’inverno, perché quando il mondo diventava freddo arrivava il drago di ghiaccio. Non era mai sicura se fosse il freddo a portare il drago, oppure il drago a portare il freddo. Era il tipo di domanda che in genere tormentava suo fratello Geoff, di due anni più grande di lei e insaziabilmente curioso, ma ad Adara non interessava più di tanto. Fintanto che il freddo, la neve e il drago di ghiaccio arrivavano come previsto, lei era contenta”. (George R.R.Martin, Il drago di ghiaccio, Oscar Mondadori Bestsellers, pag.11)

La mia eroina.

Così inizia la “favola”. E’ questo il termine che uso quando mi riferisco a questo libro, pensando al significato originario di breve componimento, o in prosa o in versi, con protagonisti animali, solitamente, e corredato di una morale finale. Nulla che implichi un pubblico di bambini, per intenderci. Perché Adara è la mia eroina? Perché ama soprattutto l’inverno; è la stagione in cui lei vive più felice, perché può rivedere il tenebroso e misterioso Drago di Ghiaccio, una creatura potentissima ed elusiva, quasi impossibile da catturare anche per il cacciatore e ammaestratore di draghi più esperto. Nessuno sa da dove arrivi, nessuno può dire di averne mai visto uno da vicino, tranne Adara.

Il drago si reca da lei ad ogni inverno; all’inizio si accontenta di sedersi poco lontano da lei e guardarla, silenzioso e lontano come una statua. La bambina non ha alcun timore: prosegue i suoi giochi con le creature del freddo perfettamente a suo agio, attratta da quella splendida bestia inquietante. Piano piano, gli si avvicina, fino a salire sul suo dorso e a farsi trasportare in viaggi mozzafiato al di sopra delle nuvole. E’ il suo piccolo, grande e meraviglioso segreto, che non condivide con nessuno della sua famiglia: suo padre, un boscaiolo burbero, e suo fratello e sua sorella, due ragazzi solari e vivaci, completamente diversi da lei, diafana, distante, seria, così peculiare.

Questa vita di Adara potrebbe continuare così per sempre: in attesa dell’inverno durante l’estate, e su per le nuvole con il suo adorato drago di ghiaccio che torna solo per lei. Scoppia una guerra. Dapprima lontana, un affare che sembra di facile risoluzione, una seccatura di breve durata. Ma sfugge di mano, e coinvolge sempre più persone, fino ad arrivare a minacciare la sopravvivenza della famiglia di Adara. Quando tutto sembra perduto, il drago di ghiaccio interviene...e Adara si trasforma.

L’inverno lascia la sua presa su di lei, e la bambina entra nel calore e nelle risate della vita accanto a suo padre, che non ha mai smesso di amarla nonostante le sue caratteristiche così bizzarre, difficili da accettare. E’un libro dall’atmosfera dolce, positiva, che mi è piaciuto molto leggere come introduzione ad un autore che non conoscevo affatto, ma che mi incuriosisce sempre di più. Oltre ad essere il creatore del Trono di Spade, tramite le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ha pubblicato romanzi e racconti di fantascienza, con cui ha vinto diversi premi. Un paio di questi hanno nomi ammiccanti come il Premio Balrog e il Premio Bram Stoker. Come se non bastasse, è anche un collezionista di cavalieri in miniatura. Per farsi un’idea di questo autore, pesantemente influenzato da Lovecraft e Tolkien, il suo sito straripa di informazioni, e di immagini che farebbero la felicità di tutti gli amanti del fantasy.

venerdì 24 maggio 2013

Major League Reading – Un campionato di letture...


Era da diverso tempo che non mi lasciavo più colpire da un’immagine pescata nel mio calderone preferito, Facebook. Nello specifico, nella pagina di Book Riot, dedicata al mondo dei libri, dei lettori e dell’editoria in generale. Conosco la Major League solo dai film americani, e da qualche servizio specializzato sul mondo sportivo americano. Cercando in rete, ho leggiucchiato qualche definizione più precisa di Major League, trovando anche il logo originario. E mi è venuto da sorridere ancora di più, se lo confronto con quello ideato per la "Book League". Non so se esista, ma potrebbe essere una bella idea. Un campionato di lettori, di libri, di letture, a seconda di cosa si voglia privilegiare. Ci sono diverse gare in giro per i siti dedicati ai libri, nei blog letterari, diverse sfide,come quella di GoodReads cui sto partecipando anch’io,
Il logo "vero" della Major League, ma di Baseball.
quella di leggere un tot di libri in un anno. Oppure ci sono le sfide che spingono a leggere un classico al mese, o i gruppi di lettura che si concentrano su un titolo per volta, per poi parlarne e sviscerarlo. Ma di un vero e proprio “campionato” non si è ancora parlato. O almeno, non ne sono ancora venuta a conoscenza. Non sarebbe ora di pensarci? ^___^
I nuovi social network e i nuovi strumenti tecnologici (smartphone e tablet, soprattutto) ci permettono di stare collegati 24h al giorno, 7 giorni su 7, se lo desideriamo, e con tutto il mondo. La notte bianca dei lettori, per esempio, è aperta a tutta la Rete, e senza Facebook sarebbe stata un po’ più macchinosa da organizzare e da far conoscere. Una Major League di lettori/letture potrebbe essere il passo successivo...

mercoledì 22 maggio 2013

Book Night Moon – La notte bianca dei lettori



Oggi si parla di iniziative. Dopo il GiveAway, anche i lettori hanno una loro notte bianca. Grazie alla Biblioteca di Eliza, sono venuta a sapere che Il blog letterario collettivo Diario di pensieri persi organizza una notte bianca tra lettori, all’insegna della condivisione della passione comune per i libri. Dove? In Rete! Un preciso spazio virtuale su Facebook, a questo indirizzo, sarà dedicato all’incontro tra divoratori furiosi di libri, la sera del 1° giugno 2013, a partire dalle 23:00 fino alle 6:00 del mattino dopo.
Sarà l’occasione per incontrare lettori appassionati sparsi per l’Italia e non, scambiare opinioni, partecipare a mille piccole iniziative escogitate dallo staff del blog per animare la notte bianca virtuale.
Volete saperne di più? Precipitatevi su questo link. E partecipate in massa!
Io mi sono iscritta: voglio tentare l’esperimento. Sono troppo curiosa di vedere, sperimentare, sentire, per quanto tramite il pc. Sto pensando a come  organizzarmi, tra cuscini,caffettiere, stuzzichini per tenere le palpebre aperte. Ora scrivo baldanzosa, ma poi...vedremo sul campo quanto terrà la mia resistenza!
Sarà meglio che inizi a preparare qualcuno dei 7000 caffè di cui cantava Alex Britti qualche tempo fa...:-D

GiveAway del blog Pensieri d'Inchiostro La punizione del romanzo - Fino al 7 giugno 2013

Un post brevissimo, questa volta, per indicarvi la bellissima iniziativa di GiveAway del blog Pensieri d'Inchiostro, valida fino al 7 giugno 2013.
L'oggetto del GiveAway è La punizione del romanzo, di Daniela Passerini, e per parteciparvi, cliccate su questo link, per accedere alle semplicissime istruzioni.
Partecipate numerosi! (Io mi sono già iscritta...è il mio primo GiveAway, da "concorrente")


lunedì 20 maggio 2013

Rimettendosi dopo il Salone del Libro – Un gran viaggio a due voci.

Kansas City Library, Missouri
...e rieccoci. Il Salone del Libro è ancora in corso, oggi è la giornata di chiusura. Io e Marzia siamo andate giovedì, alla prima giornata, riuscendo ad entrare anche leggermente in anticipo, sotto una pioggia battente che non ci ha risparmiato minimamente. Passati i cavilli (Marzia, qui sotto, spiegherà meglio), ecco la soglia ambita. Un paio di passi, munite di piantina, ed ecco il regno dei libri pronto per essere scoperto, approcciato, annusato, guardato, amato, letto, e anche contestato. Un po’, non troppo. Soprattutto quando di un autore portano tutti i titoli tranne quello che stai cercando tu. Oppure quando erigono piramidi di Cheope dell’ultima uscita dello scrittore americano Marrone, e tu ti trovi a girarci attorno cercando di imitare Catherine Zeta-Jones in Entrapment, mentre evitava in acrobazia i raggi ultrarossi intorno alla pietra preziosa che voleva rubare. In questo caso, vuoi evitare di far crollare l’opera attirandoti l’ira funesta e anche giusta, di chi si è prodigato a erigerla, oltre che lo scherno imperituro degli astanti di TUTTI i padiglioni del Salone. :-) Piccolo consiglio tecnico-strutturale: allargate, di poco, gli stand! O riducete le ambizioni dei costruttori di piramidi... A parte i piccoli intoppi, ma che spettacolo è stato poter girare di nuovo in quello spazio farcito di libri di ogni genere, taglia e provenienza. Erano diversi anni che non andavo più al Salone: le ultime visite, una decina d’anni fa, erano state fatte per lavoro, come addetti ai lavori, e non sono state molto piacevoli. La visita di quest’anno ha riportato le cose nella giusta prospettiva. Girare tranquillamente tra gli stand, dentro gli stand, ammirando e gustando i libri, non come blogger, ma come lettrice furiosa in cerca di un contatto. Ho incontrato Valentina di Bellezza Rara, e mi ha fatto parecchio piacere vederla di persona, aggiungendo questo piacere a quello di leggerla regolarmente. Mi è dispiaciuto un po’ non poter incontrare le altre book blogger che ho imparato a conoscere digitalmente, ma non demordo: l’appuntamento sarà rimandato alle prossime edizioni del Salone.
I libri. Tonnellate di carta profumata di parola stampata. Mari di copertine glam, ammiccanti, serie, cupe, sfavillanti, da “divisa”, anonime, divertenti, angoscianti, vuote, colorate, attraenti, divertenti. Potremmo far seguire tutto il corredo di aggettivi riportato nel dizionario. E sotto quei lembi di carta variegata, tutti progetti grafici prodotto di menti in fermento, le voci dei libri. Nemmeno uno di quei pacchetti di fogli rilegati taceva. Forse poteva parlare con un tono di voce poco alto, oppure i tappi di cera alla Ulisse che mi ero infilata metaforicamente facevano il loro dovere egregiamente. Non potevo andare in bancarotta, per quanto sarebbe stato anche per una giusta causa, ma mi ero ripromessa di adottare solo qualcuno di quei libri, da aggiungere al mio tavolinetto da lettura che si sta già aprendo sotto il peso della cultura. Per questo motivo, ho ascoltato con pazienza e selezione, avvicinandomi agli stand, lasciando scorrere mani e occhi su quelle sirene e sirenette di carta. Qualche filo conduttore saltava agli occhi: ancora vampiri, più o meno innamorati o discinti, variazioni sul tema Jane Austen e suoi personaggi, cupcakes e cucina (non solo Cracco e il suo scalogno da figo), qualche zombie, pur se timido, un sacco di giardini, più o meno metaforici, librai e biblioteche di diverso tipo: a Kabul, a New York, di libri persi, maledetti, oscuri, aperti, ecc. Qualche drago e draghetto, mai abbastanza per i miei gusti personali.
Dopo un paio di giri, mi sono decisa a fermarmi di fronte ad uno stand di una casa editrice che non conoscevo, La vita felice: quella con i libri? Sicuro che lo è. Ho aperto una delle sue creature, e in copertina leggo: “Credo che se i libri hanno un loro destino, questo destino, ora più che mai è prossimo a compiersi, il libro stampato sta per scomparire...Dopo di noi...la fine dei libri!” Oh, sì, certo. Poche righe più avanti, leggo l’anno in cui sarebbe stata pronunciata questa profezia delirante...1894. Mi aspettavo la solita tirata tecnologica a favore dello strapotere dell’e-book in fieri, e invece...sono scoppiata a ridere. E se un libro mi fa ridere, soprattutto se NON è comico, deve entrare in casa mia. E nel mio blog. Jane Austen (una serie di lettere piene di spunti per i suoi romanzi) e Matsuo Basho completano la triade. Queste sono le voci che mi piace cogliere, soprattutto, nel Mare Magnum di un Salone come questo, o di una “semplice” libreria: quelle voci sottili che suggeriscono un’altra visione delle cose, un rovesciamento, un completamento, una contestazione, persino.
Di tutti i pensieri e le sensazioni che mi sono entrati dentro, pochi sono quelli realmente usciti in questo post. Avrò ancora tempo a dar loro la parola, in altre occasioni...ora lascio l’intervento a Marzia.

Lo gnomo sulla torpedo blu ha colpito ancora!
Omammamia che fatica! Be’, una splendida fatica, peccato per la pioggia che ha rovinato il nostro arrivo. Una lettrice furiosa (anzi, due in un colpo solo!) non si lascia scoraggiare dal freddo becco, né dall’umidità, né – tantomeno – dalla coda all’ingresso. Ammetto che almeno in queste occasioni la sedia a rotelle ha qualche vantaggio: gli addetti ai lavori ci hanno lasciato passare dal loro ingresso e quasi prima dell’orario di apertura. Grazie mille a tutti: pioveva a dirotto! Per anni ho percorso sistematicamente le file seguendo rigorosamente l’alfabeto, liste (con case editrici, titoli, autori e numero dello stand) alla mano. Questa volta abbiamo pensato: “e se ci dedicassimo subito agli economici ed alle due novità che ci interessano prima che arrivi l’ondata?”. Ottima idea: tanti piedi salvati e più tempo per visitare altri editori “in libertà”. A proposito: infilo qua un saluto per Valentina Bellezza Rara. Leggo sempre i suoi post, ma amo quelli che parlano di Torino e del suo cielo. Confesso che sono molto di parte: adoro la mia città! Credo ci siano altri blog che parlano del salone, degli incontri, le conferenze, gli espositori… Ma io considero un libro un “viaggio personale”. Detesto gli imbonitori. Capisco la crisi, ma non sopporto chi mi ferma e mi strombazza nelle orecchie lodi sperticate su questo o quel libro. Soprattutto dopo il mio avviso: il libro mi deve “parlare”. Eh, sì. Il salone è un’esplosione sensoriale: sono coinvolta a tutti i livelli. Devo toccare, annusare, sfogliare, ascoltare e rispondere. Ero tanto presa dai libri che per poco facevo stramazzare al suolo Loredana: aveva fame! Forse sono più furiosa di lei: dopo un caffè per svegliare Neurino-Mio, avevo occhi e orecchie solo per i libri. Ed il profumo di cibo verso mezzogiorno (si va dal lezzo caramelloso di qualche dolciume al tanfo di fritto di non so che altro) confonde l’aroma della carta stampata. Ogni libro ha un suo profumo, sapete? Proprio come le persone (ok, allora è meglio parlare di “odore personale”). Ogni “odore” attrae o respinge. Titoli allettanti. Odori variegati. Soprattutto prima di mezzogiorno. Alcuni “3x2” decisamente interessanti. Stands colorati ed accattivanti – “Vuoi non dare almeno un’occhiata? Anche l’occhio vuole la sua parte!” Piccoli banchi “di nicchia” (troppo di nicchia perfino per me!). Parecchio materiale dedicato a Jane Austen: bravi, adoro zia Jane! Sto aspettando che esca in Italia l’ultimo di Stephanie Barron e quest’anno il salone mi ha deluso: non c’è ancora. In compenso ho trovato altro “materiale austeniano”, forse ha a che vedere con un compleanno del celebre “Orgoglio e Pregiudizio”. Stupendo, ma preferisco “Persuasione” (de gustibus…). Insomma: sono tornata a casa con almeno una quindicina di libri. Da un serissimo “Solo Dio può essere ateo” al titolo da spiaggia come “Colazione da Darcy”; dal romanzo pseudo-storico “La storia di una bottega” al frivolo “Giardino delle spezie segrete”; dai truci “Morte senza fine” o “L’estate dei morti viventi” al meditativo “Traducendo Hannah” – a proposito: un saluto a Schulim della Giuntina: è sempre un piacere scambiare pareri sui libri, purtroppo sono arrivata al suo stand quasi a fine giro ed ero abbastanza “lessa”… Che altro potrei aggiungere? Andate, passeggiate fra i libri, ascoltateli, annusateli, scambiate due chiacchiere con loro! Dimenticavo: la mia annosa controversia con “Il Signore degli Anelli” è risolutivamente conclusa. Ho portato a casa il volume unico, un bel “tomone ciccio” di cui ho già notato una revisione nella traduzione.

mercoledì 15 maggio 2013

Aspettando il Salone del Libro - Pensieri sempre più confusi...

Mentre attendo che arrivi domani e il momento della visita al Salone (sembra che non esista altro, in questa settimana), e salto di sito in sito, sono capitata sull'immagine di cui sopra, che spiega bene come funziona la mente di un lettore. Le opzioni sono quelle, non si sfugge. Forse ce ne possiamo inventare qualcuna in più, tanto per movimentare il percorso, e renderlo meno rettilineo...sarà il mio destino, come sempre.
E chi sono io, per oppormi a questo destino?? :-D

Libro, film...pensieri sparsi e confusi – Thor, per esempio


Guardando distrattamente i film in tv, ne ho visti un paio tratti dai libri, per cui si è riacceso l’interesse per l’annosa diatriba #libro o film. Uno era Shining, tratto dall’omonimo libro di Stephen King, il primo che ho letto della sua inarrestabile produzione, e che mi ha impedito di dormire serenamente per un paio di notti. Ho visto il film diversi anni fa, e di nuovo ho ripetuto l’esperienza della notte agitata. Questa volta ho passato il turno. Come si fa, del resto, a restare indifferente di fronte agli sguardi allucinati di Jack Nicholson? Al pari di John Malkovich, quell’uomo riesce a essere inquietante e scomodo anche quando è in pieno giorno e chiede che ore sono.
L’altro film è Thor, trasmesso ieri sera. A questo punto si scatena una ridda di pensieri sparsi e confusi. Thor, e la mitologia norrena, sono uno di quegli argomenti che necessariamente devono entrare nella mia vita di lettrice. Al pari dei vampiri (che ritorneranno molto presto su questi schermi, liberi da qualunque costrizione futura), draghi/geishe/streghe/ciclo arturiano/samurai/divinità di ogni pantheon/..., leggo qualunque cosa sia pubblicata, per viverla, conoscerla, discuterla, confrontarla, ammirarla, accettarla o respingerla. Così funziona il Furore con me. Sapevo che il film di ieri sera non si sarebbe basato sul Thor mitologico dei carmi eddici, quanto sul fumetto anni ’60 edito dalla Marvel. Qui rischiamo il primo forte deragliamento verso i fumetti...li riprenderò, eccome se lo farò. Non sono immune nemmeno da quelli. Tuttavia, quello che non sapevo, era che la regia era di Kenneth Branagh, un signor attore shakespeariano.

martedì 14 maggio 2013

My Bookish Diary: una bellissima iniziativa da InSiDe a BoOk

Schermata di My Bookish Diary

Leggendo il bel blog di Giovy, Un lettore è un gran sognatore, sono arrivata a InSiDe a BoOk, in cui l’autrice, La Rosy, espone una bellissima iniziativa per tutte le book blogger. La Rosy gestisce già un blog dedicato ai libri, ma il suo trasporto verso la blogosfera l’ha portata a provare un’altra piattaforma molto usata, Wordpress. Per non duplicare o clonare il suo blog, ha deciso che il nuovo spazio da lei aperto, chiamato My Bookish Diary, sarà a disposizione di coloro che desiderano pubblicare un proprio scritto: un articolo del loro blog, o una recensione. E’ un modo molto bello e generoso, per dare visibilità e far conoscere altre book blogger. Volete saperne di più e partecipare? Tuffatevi in My Bookish Diary!
Io ho deciso di partecipare all’iniziativa con uno degli articoli pubblicati recentemente nel mio blog, su La bisbetica domata di Shakespeare e che comparirà domani. J
Mi sembra una bellissima iniziativa e molto generosa, per aumentare le possibilità di conoscerci, incontrarci e scambiare ulteriori idee, post, commenti sulle nostre passioni comuni.

lunedì 13 maggio 2013

Premio Inspiring Blogger Award 2013 - Maggio, mese e messe di premi :-)


Il primo post della Settimana del Salone del Libro (ormai non è più solo il Salone del Libro, ma è diventata la Settimana del Salone del Libro) è dedicato ad un ringraziamento, al blog con il bellissimo nome Paroledi Cioccolato, che mi ha attribuito il premio Premio Inspiring Blogger Award 2013.
Mi fa sempre più piacere e m'incoraggia ad andare avanti su questa strada. :-)

Questo è il regolamento del premio:

1. Copia e inserisci il premio in un post.
2. Ringrazia la persona che te lo ha assegnato e crea un link al suo blog
3. Racconta 7 cose di te
4. Nomina 15 blogger a cui vuoi assegnare il premio e avvisale postando un commento nella loro bacheca.

Le 7 cose di me:
1.       Adoro i libri
2.       Adoro la tecnologia
3.       Adoro Internet
4.       Adoro le lingue
5.       Cucinare mi rilassa, soprattutto preparare dolci
6.       Pratico yoga per calmare la mente
7.       Mi piace moltissimo disegnare

Ecco i 15 vincitori:

Mi scuso se ho dimenticato qualcuno...mi piacete in tanti, tantissimi! Al prossimo premio!

Quasi quasi ne creo uno io, da dedicare a tutti i blog che seguo...mumble, mumble...

domenica 12 maggio 2013

Il Salone del Libro 2013 – L’apoteosi della “furia” del libro!


Ci siamo.  Inizia una settimana importante, per gli adoratori furiosi dei libri. In realtà, la parte più importante della settimana inizia da giovedì 16 maggio, giorno di apertura, e va fino a domenica 19. Questa è la ventiseiesima edizione, dedicata al Cile con tema “La creatività”, come si può leggere qui, sul sito apposito.  Non ho letto il programma, non mi sono soffermata sulle conferenze, non m’interessano granché gli ospiti, italiani e stranieri. Distrattamente, ho letto che uno dei nostri ministri presenterà il suo libro dedicato a Charles De Gaulle, personaggio interessante e controverso della nostra storia umana. Quello che mi attira davvero sono i libri. E’ da parecchio tempo che manco dal Salone; per evitare la bancarotta, la ressa per me poco sostenibile, e una certa sensazione di disagio, mi sono astenuta dal frequentarlo. Quest’anno, le cose sono cambiate. L’aver aperto un blog di libri e la lontananza dall’ambiente mi ha fatto nascere una certa curiosità, che non sapevo se ascoltare fino in fondo o no. La mia amica Marzia, l’altra lettrice “furiosa” per eccellenza di questo blog, mi ha parlato dell’argomento #Salone del Libro, e la decisione è stata presa. Andiamo. Del resto, nel 1988, andammo insieme alla primissima edizione dello stesso, che non si teneva ancora al Lingotto, ma in uno spazio considerevolmente più piccolo. Torino Esposizioni, ma ugualmente ripieno di libri. Ero felice e stupita che anche Torino potesse ospitare un evento così straordinario dedicato ai libri, dopo la famosissima Buchmesse di Francoforte, che avrei conosciuto diversi anni più tardi. Sono impaziente di ritornare, sempre più.

E ora, la parola a Marzia:

Lo gnomo sulla “torpedo blu” all’arrembaggio: le scorrerie di una lettrice accanita al Salone del Libro

…lista pronta, ruote gonfie, borse capienti… ed un minimo di faccia tosta per chiedere con occhioni languidi da cocker: “uno sconticino?”
E l’avventura inizia!
Obiettivo: fare incetta di tutta la carta stampata possibile, senza discriminazioni di colori, formati, caratteri, argomenti. Conferenze&C. non mi attirano. Neanche le presentazioni dei libri: lascio che i libri “si presentino” da soli (sono già abbastanza persuasivi)…

A dire il vero, l’avventura del Salone inizia molto prima di maggio. È un evento che preparo con cura di anno in anno.
Anni fa mi “accontentavo” di visitare parecchie librerie, sfogliare cataloghi, scambiare pareri con altri amici “furiosi”. Poi ho avuto una connessione internet, ho scoperto i blog sui libri J e le mie liste si allungano…

Dunque, la lista.
Ebbene sì, la lista è necessaria.
Un lettore accanito non può andare al Salone impreparato. Sarebbe un Ulisse in mezzo alle sirene, pronto a tuffarsi famelico e sprovveduto in un oceano di carta, tra cori dolcissimi “sono qua, tutto da sfogliare, leggere, divorare: PRENDIMI!”… ammettiamolo: noi comuni mortali non abbiamo una cassaforte piena ed i libri sono un investimento costoso.

Aggrappata alla mia lista, finalmente Loredana può caricarmi sulla torpedo blu per partire, pronte a tuffarci.
SIAMO PRONTE!

NB
La lista è un buon punto di partenza, ma noi lettrici furiose siamo facilmente corruttibili: un “3x2”, uno sconto speciale su una saga…;-)

venerdì 10 maggio 2013

La governante del Dottor Jekyll – Un'oscurità strisciante.


 Mary è una cameriera alquanto singolare. Innanzitutto, scrive. Non era così diffuso, all’epoca, che una persona della sua bassissima estrazione sociale sapesse leggere o tantomeno scrivere. Le prime esperienze di cui scrive sono ricordi angosciosi della sua infanzia infernale. La vediamo trascinata in uno stanzino buio e sporco, in cui è costretta a rannicchiarsi per poterci stare. Quando, poco dopo, la porta si riapre, non è per liberarla dal suo castigo, ma per farla precipitare ancora di più nell’inferno, se possibile. Il suo carnefice, abbrutito e incattivito dall’alcool, le getta beffardamente addosso un sacco di tela contenente un topo, furioso di paura. La descrizione di quei momenti di follia è distaccata quanto un referto medico. Mary si rivolge direttamente al suo Padrone (scritto proprio con la maiuscola) per spiegargli l’origine delle cicatrici che le scavano le mani e le braccia. Stranezza ancora maggiore: un esponente del ceto medio-alto dell’Inghilterra vittoriana, come il Dr Jekyll, guarda talmente a lungo una cameriera della sua servitù al punto di chiederle di raccontargli di sé, e di svelargli un dettaglio così profondo e personale come l’origine delle sue cicatrici. Stevenson ci ha già rivelato che il Dr Jekyll non è come i suoi pari: la sua spinta alla ricerca lo conduce in territori che nessuno dei suoi colleghi si è mai sforzato di sognare. Il suo interlocutore è altrettanto speciale: una cameriera, una ragazza giovane ma già schiantata e temprata dal contatto con un tipo particolarmente repellente di cattiveria, quella proveniente dal suo stesso padre. Inizia un rapporto a distanza, fatto di curiosità intellettuale da parte di Jekyll, e di ammirazione ritrosa venata d’affetto da parte di Mary. Quando i due mondi di cui sono rappresentanti s’incontrano, si avverte tensione. Jekyll si spinge anche con lei in una direzione impensata. Non cerca un contatto sessuale, come sarebbe normale pensare. Uno dei filoni più trasformati in cliché dalla letteratura è proprio il padrone cattivo e libertino che attenta alla purezza virginale della sprovveduta cameriera, proveniente dalla campagna o dai ceti più bassi e disprezzati della società. Qui non c’è nulla di tutto questo. Jekyll cerca di conoscere, è uno scienziato. Quando viene a sapere cosa successe a Mary per lasciarle quei segni, sulle prime non dice nulla. Mary è un oggetto nuovo da esplorare, e un accessorio per la teoria inquietante che si agita nella sua mente. Talmente inquietante da spingerlo verso la trasgressione. Jekyll è un fuorilegge, per quanto perfettamente inserito nella società e riverito come uno dei suoi pilastri. Apparentemente conformista e vittoriano, volge lo sguardo verso l’ombra dell’animo umano, tentando di portarlo alla luce, separandolo. Ma questo è un crimine, che sarà costretto a pagare con un crescendo di violenza e angoscia contro di sé e gli altri. Perché e cosa trasgredisce Jekyll? Si rivolge ad una cameriera, un oggetto umano, tentando di conoscere la sua storia personale. La spinge a scrivere, un’attività che dovrebbe essere lontana anni luce dalla routine quotidiana di una cameriera. La spinge a mantenerla segreta, aggirando anche l’autorità dell’ingombrante e petulante maggiordomo, mettendola quasi contro un altro domestico.

lunedì 6 maggio 2013

Un altro premio per il blog Del Furore D'Aver Libri!




Interrompo un momento il filo dei pensieri sull'ombrosa Mary Reilly, per un sentitissimo ringraziamento a Chiara di Le ali della fantasia, che ha nominato il mio blog tra quelli che premia con il Liebster Blog Awards. Mi fa sempre più piacere, grazie!

Rispondo alle domande:
1. Qual è il vostro genere preferito? Tutti. Tranne Harmony e sociologia cervellotica.
2. La musica è importante dal punto di vista creativo? Non sempre...se è dolce di sottofondo, sì. Se sono gli Iron Maiden, preferisco ascoltarli in rispettoso silenzio.
3. Siete disposti a leggere libri che vanno contro i vostri gusti? L'ho fatto, e penso che lo rifarei di nuovo, se fossi abbastanza curiosa da sopportare. 
4. Cos'è che vi ha fatto aprire il blog? Il confluire di più passioni in quella principale per i libri: quella per Internet e la tecnologia, le lingue e la comunicazione (c'è un Google Traduttore, per il momento, e un collegamento a Goodreads per scambiare opinioni in lingua sui libri). Non potevo reggere oltre una tale spinta...:-D
5.Se siete scrittori, che cosa vi ha dato la spinta per scrivere? Forse la spinta della passione per i libri: se non potevo parlarne, potevo però scriverne.
6. Quale frase di un libro o di un film vi è rimasta impressa di più di tutte e perchè? Al momento, l'unica frase che mi viene in mente arriva dal Signore degli Anelli: "...Un Anello per domarli / e nel buio incatenarli..." Credo che sia perché Il Signore degli Anelli si è scolpito un posto nel mio cuore in giovane età (e quelle incisioni non si levigano mai più), e perché l'ora tarda m'impedisce di attivare più neuroni.
7. Qualche libro vi ha cambiato il modo di vedere le cose? Sì, una serie di libri mi ha aperto degli orizzonti. La scienza perduta della preghiera, di Gregg Braden, La paura è una sega mentale, Ricca, bella e stronza, Il fascino discreto degli Stronzi di Giulio Cesare Giacobbe. Questi, i primi che mi vengono in mente.
8. Qual è il vostro ideale di libro? Cosa deve esserci? Ah, questa è una domanda difficile. Leggo di tutto, di ambientazione storica e attuale, romanzi, saggi, classici, con esseri umani reali, creature fantastiche, draghi, vampiri, sirene, cacciatori di vampiri, maghi, streghe, fate, leonesse, ecc. Ok, faccio prima a dire cosa non dovrebbe esserci: storie d'amore alla harmony. Ormai, non fanno più per me.
9. Quale genere non amate, e perché? Mi ripeto, chiedo scusa: gli Harmony e il romance. Ne ho letti troppi in gioventù, ora sono immune. E un po’ intollerante...
10. Quale genere amate, e perché? Li amo tutti, perché mi portano altrove, m’insegnano, mi aprono gli occhi, mi fanno vedere altri punti di vista.
11. Quanto è importante per voi sognare? Abbastanza importante, se mi serve a illuminarmi su quello che voglio fare e conseguire.

domenica 5 maggio 2013

La governante del Dr. Jekyll – Stessa storia, un altro punto di vista.


Qualche giorno fa, prima del periodo Shakespeare, si è verificata nella mia mente una di quelle associazioni di pensieri che, da un semplice stimolo mi portano poi a scrivere dei post. Il punto di partenza era il contrasto tra bene e male. La prima associazione di idee è stata lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde, romanzo molto noto di Robert Louis Stevenson, scritto nel 1886, che si studia solitamente a scuola. Il secondo anello della catena è stato un film del 1995, Dr Jekyll e Miss Hyde, di cui ho potuto guardare solamente il trailer. In questa versione, lo scienziato che soffre di scissione è un discendente del famoso Dr Jekyll; dopo aver scoperto un suo scritto, ripete l’esperimento facendo uscire il suo alter ego Hyde, che però, a differenza di quanto accadeva al celebre avo, parla con un timbro più alto e porta gonne e tacchi. L’associazione di idee va ancora avanti, andando a ripescare un romanzo del 1990, La governante del Dr Jekyll, di Valerie Martin. Per quanto sembri innocuo, questo titolo mi è sempre risuonato sinistro. Quando ho cominciato a leggerlo, mi sono resa conto che l’inquietudine che avvertivo nel titolo correva nell’atmosfera della bella casa vittoriana del Dottor Jekyll, nello stesso Dottor Jekyll (anche quando rimaneva Jekyll) e nella voce narrante del libro, Mary Reilly, giovane cameriera. Come Miranda di Amanda Miranda, anche Mary Reilly è nuova nella casa del Dottor Jekyll, ma a differenza sua, è una cameriera esperta e con referenze. Giovane, ma composta, capace, grandissima lavoratrice, posata. Tuttavia, sentiamo una nota stonata in lei già dalle prime pagine: c’è qualcosa che vibra sotto quell’apparenza calma, di persona che ha imparato a stare al proprio posto. E per i tempi in cui viveva, questa era una caratteristica importante e molto apprezzata. Essenzialmente, la trama è quella inventata da Robert Louis Stevenson un secolo prima. Il Dottor Jekyll è uno scienziato filantropo apprezzato, benestante e aperto, di idee progressiste, ben disposto verso il suo prossimo, forse un po’ eccentrico. Attirato dalle infinite sfaccettature dell’animo umano, si lancia in una serie di esperimenti, volti ad approfondirne la conoscenza, che porteranno alla sua trasformazione in Mr Hyde, una creatura giovane, vitale, ma profondamente malvagia e dedita solo al perseguimento del proprio piacere e benessere. Hyde si macchierà di crimini, Jekyll si sforzerà di tenerlo sotto controllo, ma l’oscillazione continua tra i poli della sua stessa anima lo indeboliranno vieppiù, fino a portarlo alla morte. Con Stevenson, avevamo un punto di vista unico sulla vicenda, sebbene scisso in due. Con Valerie Martin, ne abbiamo un terzo: più lontano, filtrato dal carattere e dalle capacità di osservazione della quieta ma attenta Mary Reilly.

mercoledì 1 maggio 2013

La bisbetica domata - Una commedia bizzarra e contraddittoria.


Elizabeth Taylor, Katharina, La bisbetica domata, 1967.
Il 23 aprile 1564 nasce a Stratford on Avon, in Inghilterra, un genio letterario che avrebbe modellato la storia del teatro e del resto della letteratura in tutto il mondo, William Shakespeare. Inutile commentarne l’opera: sono state abbattute foreste per scrivere libri su di lui e sulla sua produzione letteraria, e fior di commentatori, già ai suoi tempi, hanno sviscerato e ribaltato le sue parole, amandole, odiandole, disprezzandole o divulgandole come Verbo. Semplicemente, per quanto in ritardo, volevo ricordare un autore che mi ha colpito, da sempre, per la sua capacità di cogliere le innumerevoli sfumature dell’animo umano ed esprimerle in giochi di parole, similitudini, metafore, contraddizioni. Di sicuro, i traduttori (soprattutto italiani) si sono prodotti in autentiche prove di genio, per rendere non solo il suo inglese di secoli addietro, ma anche i suoi significati comprensibili a occhi e spiriti attuali. La sua padronanza della lingua, la sua velocità di espressione, le sue trame mai banali, mi hanno sempre ispirato una sensazione di soggezione: come fa a esprimersi così? Come fa a tradurre sensazioni e sentimenti in modo così chiaro e universale? Le persone di cui parla, le vicende che espone, la lingua che usa, appartengono ad un tempo e un mondo lontano e polverizzato. Tutto si è evoluto, cambiato: abiti, lingua, strumenti, mezzi di trasporto. Quello che non è cambiato è l’animo umano. I tormenti della gelosia di Otello sono gli stessi che proviamo noi, che viaggiamo in aereo e usiamo il cellulare. Gli equivoci delle sue commedie assomigliano moltissimo a quelli in cui cadiamo noi, che ci serviamo di forni a microonde per cucinare, e guardiamo la televisione per ascoltare notizie e storie. William Shakespeare è stato un uomo, una costruzione perfetta di carne, sangue e muscoli nel XVI secolo, ma ha pensato e scritto in modo universale, contro ogni passare del tempo e delle mode. Quando ho ripensato alle sue opere, mi è venuta in mente una commedia, che avevo letto al liceo per un compito assegnatoci, La bisbetica domata. Ho messo da parte per un momento Otello, Amleto, Riccardo III, la schiera dei re Enrico, che hanno arricchito la tragedia. E’ il mio personale e bizzarro contributo al ricordare Shakespeare. Bizzarro perché è una delle commedie meno note, almeno qui in Italia. In patria, e in altri teatri, è sempre stata molto amata e rappresentata. Hollywood le ha dedicato un paio di film nel suo periodo dorato negli anni ’60, e Zeffirelli ne ha fatto una ricostruzione delle sue, tramite la coppia esplosiva del momento, Liz Taylor e Richard Burton. Bizzarro anche perché tratta di un argomento che mi sta a cuore, e che ha una conclusione diversa da quella che mi piacerebbe. Suona contraddittorio: lo è.  In questi giorni, in cui ho riletto l’opera, mentre rimuginavo sulle elucubrazioni del vampiro Lestat, sono giunta alla conclusione che questa commedia mi sta particolarmente a cuore proprio perché suscita in me sentimenti così contrastanti. Mi spiego meglio, se ci riesco. A Padova, il gentiluomo Baptista Minola ha due figlie, famose per la loro bellezza e per i loro caratteri opposti. Katharina, la maggiore, è nota per essere ‘bisbetica’: irascibile, indipendente, non esita ad alzare le mani per imporsi, e non tiene a freno la lingua, mai. Bianca, la seconda, è un angelo sceso in terra. Bianca ha diversi pretendenti che la esaltano per le sue qualità di sottomissione, mentre la prima è temuta quanto una malattia infettiva. Baptista, assediato dai corteggiatori della figlia minore, stabilisce che Bianca potrà sposarsi solo quando la maggiore sarà sposata. Questo è un incentivo non solo per sbarazzarsi di una peste come Katharina, ma anche per ottenere un aiuto concreto: il più intraprendente e creativo dei pretendenti, se vuole vincere tutti gli altri, deve dare una mano all’angosciato padre ad accasare l’ingombrante figliola. La risposta alle preghiere di Baptista non si fa attendere: quel giorno arriva a Padova il giovane Petruchio, erede di una considerevole fortuna a Verona, in cerca di moglie. Quando gli parlano delle due signorine Minola e della loro singolare condizione, rimane folgorato, prima ancora di vederla, da Katharina.
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