lunedì 30 settembre 2013

Lolita – Primo impatto.

Contrariamente a quanto fatto finora, scrivo un post su un libro che sto ancora leggendo. Non riesco ad aspettare la fine, perché mi si accavallano migliaia di impressioni e di reazioni, che devo metter su carta (o meglio, bit), per poterle razionalizzare. Ho voluto iniziare Lolita di Nabokov sulla spinta di un altro libro che ho letto da poco, La verità sul caso Harry Quebert. Sapevo che Lolita non è un romanzetto estivo, da ombrellone. Sapevo che il tema portante dello scritto pesca nella zona torbida dell’animo umano. Non sapevo, però, che mi avrebbe provocato così tanto. Le prime venti pagine del romanzo scorrono quasi in sogno: il protagonista, il futuro annoiato professor Humbert, racconta della sua adolescenza e del suo amore perduto. Da pag. 23, qualcosa cambia di colpo. Humbert si rivela. “Di quando in quando approfittavo delle conoscenze che avevo fatto tra i lavoratori sociali e gli psicoanalisti e in compagnia di queste persone visitavo vari istituti, come orfanotrofi e riformatori, dove mi era possibile guatare con cupidigia e con una impunità assoluta, simile a quella dei sogni, fanciulle adolescenti dalle ciglia appiccicate”. (Vladimir Nabokov, Lolita, pag. 23, Collana Medusa, Arnoldo Mondadori Editore) Cupidigia e impunità assoluta: un’accoppiata di parole che non ho gradito, ma che ho incassato senza troppi problemi. Le due pagine seguenti, tuttavia, sono un’esposizione incendiaria di cosa si agita davvero nell’animo di Humbert (lo stesso Nabokov?), raccontato sotto forma di “teoria”, con un linguaggio elegante, rotondo, sensuale, da incantatore di serpenti.

Jane Austen: Spin-off, Prequel, Sequel e GiveAway.

Può sembrare uno scioglilingua, ma non lo è affatto. Emergo da una settimana abbastanza piena, in cui si sono accavallati una serie di impegni e non mi è stato facile leggere e aggiornare il blog. Scelgo di farlo con un’autrice che amo moltissimo, Jane Austen. Nel consueto calderone di Facebook, Gabriella Parisi, coautrice del bellissimo blog Old Friends and New Fancies, mi ha fatto notare una perla che stava sfuggendo alla mia attenzione. Attualmente, in questo blog, è in corso un Giveaway molto interessante, che riguarda un romanzo breve di stampo austeniano, Darkness Falls Upon Pemberley, di Susan Adriani. Se amate Jane Austen, il suo mondo “originale” e quello interpretato dalle autrici contemporanee, che si divertono a immaginare cosa sarebbe capitato se le vicende dei personaggi austeniani avessero preso una piega diversa, visitate questo link:  DarknessFalls Upon Pemberley: Susan Adriani ospite del nostro salotto + GIVEAWAY

Scoprirete un’autrice interessante, Susan Adriani, e un paio di consigli di lettura, oltre alla possibilità di aggiudicarsi una copia autografata di Darkness Falls Upon Pemberley.

Il primo contatto con questo mondo parecchio rigoglioso di autori austeniani, di cui esiste anche un blog, è stato con Amanda Grange e il suo Darcy vampiro, di cui ho parlato un post fa. Come ho detto, le impressioni che ne ho ricavato girano tutte intorno alla perplessità, perché lo spunto era buono, ma si è rallentato e perso durante la narrazione. Leggendo l’intervista con Susan Adriani, tuttavia, mi è nata la forte curiosità di continuare a esplorare questo mondo, anche per capire gli elementi e le caratteristiche che le autrici moderne scelgono di enfatizzare nelle loro versioni. È innegabile che i romanzi di Jane Austen abbiano lasciato un segno profondo, al punto da voler continuare in quella realtà anche a distanza di secoli. Elizabeth e Darcy sono la coppia che maggiormente ha influenzato le versioni moderne, ma non sono da escludere anche excursus nei nuclei di Emma o Persuasion. Per quanto sia un personaggio minore e parecchio secondario nella schiera dei personaggi austeniani, mi domando se un giorno qualcuno si dedicherà anche a Lady Susan...

martedì 17 settembre 2013

P.D.James e Amanda Grange – Personali perplessità 2#

L’altra ala della mia perplessità, invece, è costituita da Mr Darcy, Vampyre, opera di Amanda Grange. La scrittrice ritorna alla mattina del doppio matrimonio tra Elizabeth e Darcy, e di sua sorella Jane con Mr Bingley, per raccontare la sua personale versione dei fatti. L’affascinante Fitzwilliam Darcy rivela fin da subito un lato ambiguo. Nel giorno del suo matrimonio, non sembra poi così felice. Invece di dare disposizioni per partire per il Lake District, la casa padronale, Darcy trascina la perplessa sposina in un viaggio per mezza Europa, attraversando Francia e Italia, passando da Venezia fino a Roma, senza alcun motivo apparente. Quando si tratta di rimanere solo con lei, soprattutto la sera, afferra mille pretesti per non farlo. Elizabeth si strugge in segreto, s’incolpa di mille cose, non si ritiene all’altezza, cerca di scoprire i motivi dell’improvvisa freddezza del marito, e dei suoi continui cambiamenti d’umore. La povera fanciulla soffre, ma resiste. Amanda Grange la fa soffrire stoicamente nell’incertezza per diverso tempo. E contemporaneamente, condividevo la stessa sorte di Elizabeth. Io avevo un vantaggio, rispetto a lei, poiché sapevo già dall’inizio che lo sposo possedeva qualità nascoste poco desiderabili, ma non le vedevo manifestarsi. Allora, Darcy, ha già capito che c’è qualcosa che non va, quand’è che cerchi di morderla? Oppure preferisci dirglielo prima? Ma le pagine scorrevano, senza che capitasse qualcosa di VAMPIRESCO, sul serio. C’erano continui accenni alla natura oscura dell’uomo più desiderato in letteratura, ma...nessun luccichio rosso negli occhi, nessuna trasformazione, nessuna macchia di sangue sospetta. Solo indizi: il viaggio verso alcuni parenti particolarmente riservati, che fanno capo ad un Conte POLIDORI, l’attacco di una folla inferocita intenzionata a sterminarli, da cui Elizabeth e Darcy si salvano a stento, la partecipazione ad uno strano ballo in maschera, accompagnato da musiche e danze di almeno due secoli prima, un Principe romano bizzarro e inquietante, teso a separare la nuova coppia, un inseguitore misterioso che li perseguita in tutta Italia. In tutto questo, la pazienza di Elizabeth comincia ad assottigliarsi, come la mia. Ed è a quel punto che...la storia ha il suo epilogo, e il suo finale. A me rimane una sola domanda, invece. Perché? Cos’ha indotto Amanda Grange a trasformare un brillante, intelligente per quanto sostenuto e pieno di pregiudizi uomo settecentesco, in una creatura della notte, anche poco credibile come questa? La fantasia non ha limiti, ma ci vuole uno sforzo non indifferente per appioppare a personaggi austeniani così chiari, così ragionevoli e radicati nella realtà del loro tempo, un lato da incubo tipico di una letteratura angosciante come quella gotica. Per questo, ho cercato di capire chi fosse Amanda Grange. Dalla copertina di Mr Darcy, Vampyre, scopro che si è specializzata da tempo nell’interpretazione creativa di classici della letteratura inglese. Definizione azzeccata, “creativa”.  E continuando la mia ricerca, leggodalle sue parole i motivi che l’hanno indotta a infoltire la schiera di vampiri con Mr Darcy

“In the article, I explore some of my reasons for writing Mr Darcy, Vampyre. It's a mulit-layered novel and the layers begin with the title. I wanted a title which would warn my regular readers that it wasn't like my other books because I didn't want them to be shocked when they read it. I also wanted to make an ironic comment on the prevalence of vampyres in our modern culture, irony being particularly suitable for anything related to Jane Austen. And of course I wanted an eye-catching title.

Writing Vampyre satisfied a lot of urges for me: the urge to write a sequel to Pride and Prejudice that wouldn't be just another sequel; the desire to write a book in the tradition of the nineteenth century novelists that Jane Austen liked to read, complete with deus ex machina ending; the desire to write a book which acknowledged love as an old, powerful and necessary force; and the desire to take Jane Austen's most famous characters and put them in their historical, political and literary context.

This is an extract from the article.

Casting Darcy as a vampyre not only took the sequel into the Gothic realm, it also made a statement about the the deathless nature of Pride and Prejudice and the eternal freshness of its characters. Mr Darcy is over 200 years old and yet he is forever young and handsome and he still has the power to attract women.

It also made a comment on the relationship between novel and reader. A novel does not exist by itself, it only truly lives when a reader gives up some of their lifeforce in order to vitalise it. Often this is a willing gift, when a reader is seduced by the cover or the synopsis, but there is also a moment when a book takes over. It glues itself to the fingers and sucks the lifeforce from the reader, refusing to let go.

I think this is one of the reasons I'm so interested in Jane Austen, because her books are multi-layered. They are love stories, they are ironic comments on the world in which she lived and they are laugh out loud funny.


Il desiderio di emulare Jane Austen e la sua capacità di costruire romanzi a livelli molteplici, camuffati da storie semplici, la sua ironia nel guardare il mondo, e il desiderio di prendere un po’ in giro la mania pro-vampiri del momento, ecco le cause originarie di questo romanzo strano. La data di questo post che ho citato quasi per intero è il 16 febbraio 2010, quando impazzavano ancora Twilight e i suoi emulatori. Questa saga ha smosso davvero profondamente le fantasie in Inghilterra: un vampiro camuffato sotto le insospettabili spoglie letterarie immortali di Darcy, e un dominatore stalker come Christian Grey e la sua oscurità interiore. E questi sono solo due dei derivati Twilight...

P.D.James e Amanda Grange – Personali perplessità 1#

Finora ho sempre scritto di libri che mi sono piaciuti, che mi hanno entusiasmato o lasciato qualcosa dentro. Non mi sono ancora concentrata sugli autori, solo per questione di tempo, e di risorse finora limitate. In attesa di mettere in campo altre risorse più complicate, rifletto a ruota libera, come sempre, su due autrici che ho avvicinato recentemente. Sono entrambe prolifiche, anglosassoni, ed entrambe si sono riallacciate a Jane Austen e ai suoi romanzi. Si tratta di P.D.James e Amanda Grange. Nel primo caso, Una notte di luna per l’ispettore Dalgliesh e Mr Darcy, Vampyre, per il secondo. Cos’hanno in comune questi due libri, da riunirli in un post unico? Mi hanno lasciato perplessa. Non riesco ancora a capire se mi sono davvero piaciuti. Non posso dire che mi abbiano fatto orrore. Ma non posso nemmeno dire di averli amati, o che in futuro li rileggerò sicuramente. Quando rimango bloccata in questa situazione di mezzo, cerco di capire un po’ meglio chi sono gli autori, o le autrici, in questo caso, se non dispongo in casa di un altro titolo a loro nome.  Cominciando da P.D.James, Phyllis Dorothy James, scrittrice e membro della Camera dei Lord, scopro che è prolifica, e soprattutto di thriller. L’anno scorso era nominata continuamente per Morte a Pemberley, una sorta di continuazione di Orgoglio e Pregiudizio, che inizia sei anni dopo il sospirato matrimonio tra Darcy ed Elizabeth. Poiché il battage del marketing funziona al contrario, con me, non ho cominciato subito a leggere questo libro (che avrebbe potuto essere paragonato più facilmente a Mr Darcy, Vampyre, vista la coincidenza dell’argomento), ma il thriller Una notte di luna per l’ispettore Dalgliesh. Mi sembrava un’introduzione adatta al mondo della James, per cercare di capire chi fosse l’autrice che osava costruire il seguito di una pietra miliare della letteratura inglese. L’ispettore Dalgliesh, per P.D.James, è il Poirot di Agatha Christie, sebbene più moderno, inglese nel midollo, e con uno strano talento per scrivere poesie. E’ una caratteristica che indica già la presenza di qualcosa di originale; per quanto siamo abituati a tutta una serie di poliziotti dai romanzi e dalle serie televisive, inglesi, americani, tedeschi, siciliani, pugliesi, belgi,ciascuno con un suo vezzo, non avevo considerato che un essere umano di professione investigatore potesse coltivare un canale così sensibile verso la vita. È la prima stranezza che fa capire che questo libro non è la solita storia criminale. L’ispettore Dalgliesh deve recarsi sul promontorio (immaginario) di Larksoken, lungo la costa nord-orientale del Norfolk, in Gran Bretagna (reale), a prendere possesso di un mulino ereditato da sua zia Jane. L’occasione è buona per poter fare una breve vacanza, lontano da tutto e tutti, nel silenzio di una località pressoché sconosciuta. Purtroppo non sarà affatto così. Il suo arrivo viene accolto da una serie di crimini e intrighi: un serial killer, il Fischiatore, che prende di mira donne e ragazze sole, una centrale nucleare che provoca scontenti all’interno e all’esterno di sé, nel personale che la mantiene, causando un misterioso suicidio, e nel villaggio circostante, dove abita un ambientalista deciso a cancellarne la presenza. La località silenziosa e tranquilla delle aspirazioni dell’ispettore non esiste affatto, nella realtà. Da questo momento, prende avvio una vicenda piuttosto complessa. Non solo per le azioni che effettivamente si svolgono, ma anche perché le persone coinvolte sembrano aver tutte qualcosa da nascondere, e sono tante. Il Fischiatore verrà scoperto quasi subito, e liquidato piuttosto in fretta: l’autrice non si sofferma sull’orrore delle cause che lo hanno portato a far scempio delle donne che assaliva. Il serial killer è una presenza preoccupante perché condiziona gli umori e le vite del villaggio, ma non spadroneggia mai nel libro. Viene accantonato abbastanza presto come un evento di secondaria importanza. C’è un’atmosfera di attesa e di crescente tensione dovuta alla centrale nucleare, al suo staff, al suicidio misterioso di un giovane ingegnere che vi lavorava, che ha provocato sussulti e rivolgimenti anche gerarchici. Un’enigmatica coppia di fratelli, un uomo, il direttore della centrale, e sua sorella, una scrittrice di libri di cucina, che ha lo stesso agente letterario in comune con l’ispettore, attirano presto l’attenzione. C’è un peso passato nelle vite di queste due persone, entrambe indipendenti, sicure di sé, con buone realizzazioni esteriori, che le rende distruttive, ciascuna a modo proprio. L’ambientalista deciso a cambiare il mondo vive isolato in una roulotte, cercando accuratamente di nascondere ai genitori i veri motivi che gli impediscono di metter a frutto la laurea conseguita e la creazione di una vita più dignitosa di quella che sta vivendo nelle condizioni attuali. A questo si aggiunge una misteriosa ragazza madre, arrivata dal nulla a installarsi con lui nella sua roulotte, con un bambino di pochi mesi dall’altrettanto misterioso padre. A prima vista sembrano elementi diversi, discordanti, cosa c’entreranno mai l’uno con l’altro? Ciascuno ingarbuglierà con i fili della propria vita quelli degli altri, fino a spezzare la finta facciata tranquilla, e risolvere almeno una parte della complicata vicenda. Quello che mi rende perplessa è che quando ho chiuso il libro, avevo più domande di quando l’ho aperto. Ci sono personaggi su cui l’autrice ha sorvolato, facendoci solo scorgere un lampo di orrore, prontamente richiuso sotto la superficie. Di altri, lei non chiarisce mai la reale provenienza, e prima che possiamo fare domande indiscrete, li elimina, o fornisce una spiegazione sbrigativa e perentoria. L’atmosfera generale, che avvolge persino lo stesso ispettore Dalgliesh, è sostenuta da una sorta di squallore di vita, da cui tutti distolgono lo sguardo, appena possibile. L’idea di fondo è che la vita di per sé sia un fluire banale e senza senso di condizioni che sballottano le persone qua e là, facendole incagliare profondamente tra gli spuntoni di rocce nelle rive, impedendo loro di coltivare la speranza e di conseguenza le forze, per liberarsene. Manca una reale speranza di farcela, una reale gioia di vivere pura e semplice, in questo libro. 

giovedì 12 settembre 2013

Il punto della situazione delle letture. Quasi impossibile farlo...

...cosa stiamo leggendo? Ogni tanto devo fermarmi e farmi questa domanda. In questo caso è al plurale perché è rivolta anche a voi lettori del blog. Non uso il plurale maiestatis poiché la mia autostima non è ancora arrivata al livello “Luigi XIV”. Per me è parecchio difficile seguire una stessa linea di lettura per molto tempo. Tendo a concentrare le letture di argomento simile, ma con molta facilità devio e mi lascio distrarre da altre tematiche. Ammetto che non provo nemmeno a essere rigorosa nel mantenere una linea: se un libro mi chiama, e lo fa a voce sufficientemente alta, io lo seguo e basta. Avevo iniziato i mesi estivi con l’Estate Tolkeniana, e qui sono passati i due libri più famosi. Ci sono ancora gli altri, però...Albero e Foglia, Il Silmarillion, la serie dei Racconti Perduti e quelli Ritrovati. Le opere del figlio Christopher Tolkien: potevo ignorarne il cognome? No, devo capire dove sono le differenze con cotanto padre. Nei miei programmi, nell’ambito dell’Estate Tolkeniana, finito uno, dovevo iniziarne un altro. Ah, ah, ah. Certo. Per chi mi conosce, ho appena raccontato una barzelletta divertente. Tra l’uno e l’altro sono passati vampiri, cacciatori di vampiri, lettrici di pizzo, fiabe alla Hogwarts, librerie aperte, un caso di cronaca diventato best-seller, un ispettore sui generis. Ognuno di questi ha a sua volta innescato l’interesse per altri, a loro collegati in qualche modo, per vicinanza di argomenti, o per semplice associazione di idee. Un paio di esempi. La lettrice di pizzo di Brunonia Barry è ambientata a Salem, Massachussetts, la città natale di Hawthorne, e di conseguenza della sua Lettera scarlatta. Devo rileggerla. E così quello che trovo su Salem e le sue streghe, e qui arriviamo a Le notti di Salem di Stephen King. Qualche giorno fa, non saprei dire per quale strana concatenazione di link, sono capitata su un altro libro che parla di Salem, Il crogiuolo di Arthur Miller.  In questo caso sono due i motivi principali per cui non posso più ignorare questo libro: è ambientato a Salem e non ho ancora letto niente di Miller. L’ho sempre e solo sentito nominare in collegamento con Marilyn Monroe, e con l’altro suo testo famosissimo, Morte di un commesso viaggiatore. È arrivato il momento di colmare la lacuna. La verità sul caso Harry Quebert mi ha scatenato il desiderio di rileggermi Carrie, sempre di Stephen King (curiosa coincidenza) e di leggere Lolita, di Nabokov.
Questo significa che abbandonerò l’Estate Tolkeniana? No, affatto. Chi ha detto che l’estate debba durare solo qualche mese? Da me si protrarrà fino all’inverno avanzato: tutto è possibile, in Rete.  Così come l’Estate al Femminile, che si arricchisce ogni tanto di personaggi femminili sui generis, come le lettrici di pizzo, la cacciatrice Buffy, e la piccola Lolita. In paziente attesa del suo turno di lettura ho trovato Ksenia, eroina suo malgrado di un ciclo di romanzi, dal nome molto promettente, Le vendicatrici. E una Signora delle camelie, di Dumas, che per qualche motivo avevo discriminato al liceo. Tanto per discostarmi dalla linea di lettura, ecco che ho trovato L’Anticristo di Nietzsche, e Il pendolo di Foucault. E ancora Non mi uccidere, di Chiara Palazzolo, Prohibita Imago di Valentina Olivastri e Stem Cell di Paolo Gaetani. Libri molto diversi tra di loro, molto diversi dal tema dominante, ma tutti bisognosi di adozione immediata!

Come funziona, per voi? Saltate di palo in frasca come me, o siete lettori rigorosi e incorruttibili di un tema prescelto, senza mai discostarvi? 

Settembre di premi!

In pochi giorni, sono arrivati altri due premi per il blog Del Furore. Uno da parte di Sabry Gioielli, di cui ho parlato in un post precedente, e ieri da parte di Fimo e Mais, fervide creatrici di gioielli e oggetti in pasta di mais.
Ora, è il mio turno di proporre alcune domande ai blog che scelgo di premiare. E qui sono sempre un po’ in imbarazzo, perché io premierei sempre tutti. Mi piacciono le menti che stanno dietro ai blog, che offrono i loro contenuti, sia che si tratti di recensioni e opinioni sui libri, sia che riguardino i frutti della loro creatività, come gioielli, abiti, oggetti di arredamento.
Prima o poi, riuscirò a contattarli tutti.

E ora, i blog prescelti di questa tornata:


1.       Cosa ami fare, più di tutto?
2.       L’apparecchio tecnologico che preferisci?
3.       Preferisci acquistare libri o prenderli in biblioteca?
4.       Se volessi scrivere un libro, di cosa scriveresti?
5.       Che genere di musica ascolti?
6.       Se fossi Dio per una settimana (come capita a Jim Carrey nel film), cosa faresti per primo?
7.       Cosa ti ha spinto ad aprire un blog?
8.       Su quale social network interagisci di più?
9.       Quale espressione artistica preferisci, tra pittura, scultura, architettura?
10.   Preferisci guardare film in televisione o sul pc?

11.   Gatto o cane?

lunedì 9 settembre 2013

Delle letture da fare e delle letture da non fare...

Durante questa estate il web è stato attraversato da ondate di discussioni varie a proposito di letture; quelle da fare, da evitare, quelle che danno lustro o, al contrario, causano imbarazzo. Book Riot, un blog letterario anglosassone che mi piace particolarmente, ha proposto un titolo interessante: Top10 Books You’re Embarrassed to Admit You’ve Read. Il risultato si può vedere nel diagramma qui accanto.

Come si può vedere, i titoli di cui ci si vergogna maggiormente riguardano i libri Twilight e la trilogia delle sfumature, e quelli che coinvolgono romance e vampiri. Curiosamente, gli stessi libri compaiono anche in un’altra lista accessoria, sempre compilata da Book Riot, riguardante i libri che si finge di aver letto, per non restare esclusi dalle conversazioni. Book Riot, per sua stessa ammissione, possiede uno staff “ficcanaso”, che ha desiderio di sviscerare il mondo dei libri e dei lettori in tutte le loro sfumature, per cui propone compila statistiche, elenchi, rivolgendosi direttamente agli utenti. Questa serie di articoli, unita alla schiera di sfide all’OK Corral che ogni tanto si scatenano nel web a proposito di cosa è degno di essere letto e cosa no, fa emergere la domanda: e io? Di cosa mi vergogno di aver letto, io? Nulla. Io ho sempre letto tutto quello che mi pareva, quando e perché mi pareva, senza far caso ai commenti altrui: non posso farmi un’opinione, costruirmi un gusto letterario, capire cosa mi piace, se non apro e leggo. E soprattutto se non sperimento le mie reazioni allo scritto dell’autore. Potrei provare vergogna se avessi scelto di fare del male a qualcuno, o se avessi rubato il suddetto libro, ma non è mio costume fare nessuna delle due cose. Io ho letto sia Twilight, sia le Sfumature. Non mi sono piaciuti. Gli spunti erano interessanti, ma per i miei gusti non sono stati sviluppati in modo adeguato, perché si sono fermati all’ottica commerciale e solo alla superficie di alcune tematiche molto ampie e molto contraddittorie di per sé. La superficialità dei personaggi e di alcune situazioni narrative, in entrambe le scrittrici, mi ha procurato anche lunghi momenti di sconforto. Ho letto anche Fabio Volo, che provoca reazioni disgustate in tanti. Forse, l’unico che ancora non riesco a indurmi a leggere è Federico Moccia, perché ho il fortissimo sospetto che i suoi argomenti mi lascerebbero totalmente indifferente. Ci proverò con Saviano, una volta svanita l’idolatria collettiva, così come altri autori difficili, fuori dagli schemi, “facili” da odiare o da mettere alla berlina. Dopo l’incontro-scontro con loro, potrò capire quali corde sono andati a toccare e vedere che reazione hanno suscitato. E se se sarà di disgusto, potrò dirlo per esperienza, e non perché è costume dire così. Tornando all’articolo di Book Riot, se leggo la lista completa dei libri imbarazzanti e/o oggetto di odio da parte di un campione di circa 825 lettori, vedo anche autori che io amo molto come Jane Austen. Oppure libri culto come Il giovane Holden, o Il buio oltre la siepe, o L’amante di Lady Chatterley. Rimango stupita, ma non posso assolutizzare  scandalizzata, dato che anch’io ho le mie bestie nere, come Virginia Woolf o James Joyce. I brani di Ulysses che ho letto all’Università per me sono stati prove ad ostacoli, e persino The Dubliners mi irritava. E non parliamo di Gita al faro, che mi ha stordito d’incomprensione dalla prima all’ultima pagina. Per quanto siano scrittori rivoluzionari, visionari su carta, non risuonano con me perché non riesco ad ascoltarli, almeno non in questo momento. La vergogna spesso è legata al non sentirsi all’altezza di uno standard, deciso da altri, chissà su quali basi: se non si riconoscono quelle basi, crollano anche tutti i sentimenti ad esse legati. 

venerdì 6 settembre 2013

Iniziative da blogger per blogger e quarto premio Liebster Award per il Blog Del Furore!

Ogni tanto è bene fare una pausa tra una lettura compulsiva e l’altra. Il web è sempre in movimento, e le idee sempre in fermento.
Per prima cosa, segnalo il blog Le passioni di Sara, che ha lanciato l’iniziativa del Linky Party, che nasce con lo scopo di far incontrare digitalmente tanti blog diversi per scambiarsi link e conoscenze. Se vi incuriosisce, qui c’è il link da seguire, e nella colonna sulla destra, trovate l’immagine con il link diretto al sito. Analoga iniziativa, quella lanciata dal blog Kreattiva, alla sua nona edizione, che si può visitare cliccando sull’immagine Fatti conoscere!
Ho avuto occasione, in questo modo, di conoscere molte blogger di altri ambiti, ma con un determinatore comune: una grande passione per quello che amano e fanno e per come si esprimono.
Un’altra blogger appassionata e intraprendente è Giovy, di Un lettore è un gran sognatore che, sostenuta da due scrittrici, Linda Bertasi e Laura Bellini, organizza un giveaway di libri. Curiosi? Desiderosi di partecipare? Ecco il link da visitare...
E dulcis in fundo, ho ricevuto un altro premio da una gentilissima blogger, Sabry di Orecchini e Gioielli, il Liebster Award – Discovering new blogs, che ringrazio davvero moltissimo. Consiglio il suo blog, se amate i gioielli, e cercate l’originalità. Ecco le domande di Sabry:

1. Qual è il tuo piatto preferito? Pizza
2. Mare o montagna? Montagna
3. Che lavoro fai?/Cosa studi? Freelance, blogger...in corso d’opera
4. Che libro stai leggendo? Mr Darcy, Vampire
5. Qual è il tuo film preferito? Lezioni di piano
6. Che città ti piacerebbe visitare? Boston
7. Cosa ti piace di più di te stessa? L’ottimismo
8. Cane o gatto? Gatto
9. Tacchi o ballerine? Tacchi
10. Sei fidanzata/sposata? Sposata
11. Ti piace viaggiare?Tantissimo!

Il regolamento della premiazione prevede che scelga anch’io i blog da premiare, li avverta e faccia anch’io delle domande. Il compito è quasi arduo, perché me ne piacciono proprio tanti! Non importa: ci medito sopra e poi pubblicherò il risultato delle mie meditazioni. Sicuramente, premierò Sabry di Orecchini e Gioielli, perché mi piacciono le sue creazioni e mi piace che esprima la sua creatività così, ma lo farò come si deve!


giovedì 5 settembre 2013

Mondo senza fine – Avrei voluto che così fosse...

Un anno fa, in questi giorni, mi calavo tra I pilastri della terra. Pochi giorni dopo, uno dei miei amici di Facebook mi segnalò di non perdermi Mondo senza fine, l’ideale seguito del primo romanzo. Potevo far finta di nulla? No. E’ contro natura. Mi piacerebbe, anzi, che Ken Follett considerasse l’idea di scriverne un terzo, un seguito del seguito. Mentre aspetto, ho tutti gli altri suoi libri in elenco, e soprattutto The Century Trilogy. Torniamo pure al Mondo. Siamo di nuovo a Kingsbridge, nel periodo compreso tra 1327 e 1361. Iniziamo tremando al buio e al freddo all’interno della cattedrale, la mattina del 1° novembre 1327 assistendo alla messa di Ognissanti, insieme a quattro bambini in particolare, di età varia dagli otto ai dodici anni. Sono i fratelli Merthin e Ralph, Caris e Gwenda. I primi due discendono dal conte di Shiring, Richard, il fratello di Lady Aliena, e da Tom il costruttore (per parte di madre, tramite la sorella Martha) e da Jack lo scultore. Per quanto non sia importante rintracciare l’ascendenza, in questi due ragazzini si manifesteranno in modo evidente alcune caratteristiche dei loro avi, che li porteranno ad occupare certi ruoli all’interno del romanzo. In quel mattino così speciale, i quattro bambini incontrano un guerriero in pericolo, Thomas, che aiuteranno a loro modo a liberarsi di un pericoloso inseguitore. Merthin, soprattutto, dotato di un’intelligenza attiva e pronta, sarà esclusivo depositario di un segreto: il nascondiglio di una lettera scottante che, se scoperta, potrebbe rovesciare davvero il mondo.  Dopo quella mattina, saltiamo direttamente vent’anni ed entriamo nella vita quotidiana dei quattro personaggi principali e di tutti i comprimari, e impariamo a conoscerli molto bene.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...