giovedì 7 marzo 2019

Arriva il 32° Salone Internazionale del Libro di Torino!

LoreGasp




Mercoledì 6 marzo 2019, ore 11,30, presso lo spazio Murazzi Student a Torino, direttamente affacciato sul Po, si è tenuta la prima conferenza d’avvio del Salone Internazionale del Libro di Torino, previsto per il periodo 9-13 maggio.

Gli anni scorsi riuscivo sempre ad arrivare in ritardo, o a sbagliare il giorno della conferenza d’inizio. Perciò, arrivavo sempre un po’ trafelata a sapere e capire come si sarebbe sviluppato il Salone più atteso della città, guardando i siti o i social.

Quest’anno è stato diverso, anche perché il Salone sta funzionando in modo leggermente diverso, almeno dal punto di vista della comunicazione. Dopo la conferenza, ho l’impressione che il direttore del Salone, Nicola Lagioia, non si sia risparmiato quando si è trattato di fare un passo avanti, esporsi in prima persona e dire: sì, il Salone si farà, e sarà un po’ diverso da come abbiamo sempre fatto.
Non sono certo la persona più adatta per rivangare la storia tormentata di un Salone espositivo che dovrebbe sempre filare liscio come l’olio ed essere sostenuto da città, regione e nazione intera, e non serve a nessuno andare a focalizzarsi sulle magagne del passato e le mancanze del presente.
È facile criticare, è facile giudicare ed è facile sperare che le cose buone come questa falliscano e spariscano dalla faccia della terra, a beneficio di invidie e di creature piccole quanto capocchie di spillo, che si rallegrano delle sventure altrui.

A me piace guardare le cose in un altro modo.

Cos’ho visto ieri?

Innanzitutto, uno spazio di conferenza interessante: il Murazzi Student Zone è un locale dall’architettura abbastanza insolita (muri di mattoni, volte a vista che fanno pensare più ad un magazzino, che non ad un luogo dove ci si riunisce per parlare, creare e anche prendere un caffè), riservato agli studenti e ai ritmi e alle esigenze della loro vita di studio, esattamente a due passi dall’argine del fiume Po. Se io avessi avuto a disposizione uno spazio simile, nei miei giorni universitari, non mi sarei più scollata da lì.

All’inizio, una sfilata dei principali attori che si sono riuniti per tirare su le sorti di un Salone che tre quarti della città dava per spacciato durante la stessa edizione del 2018: Silvio Viale, presidente dell’Associazione Torino, città del libro, Giulio Biino, presidente della Fondazione Circolo dei Lettori, Maurizia Rebola, direttrice della Fondazione Circolo dei Lettori, e Nicola Lagioia, direttore editoriale del Salone del Libro.

Dopo i dovuti ringraziamenti e tributi alla politica, la rivelazione anche delle difficoltà incontrate nell’appianare la situazione Salone da parte dei rappresentanti del Circolo dei Lettori, si è arrivati al cuore vero e proprio. Come sarà strutturato il Salone? Chi comparirà? Quali autori? E il paese ospite?

Il Salone cambia struttura: il padiglione n°5 non è più disponibile, entrerà in scena lo spazio espositivo dell’Oval. Di conseguenza, le entrate saranno due, con la calda, caldissima speranza che il flusso dei visitatori sarà più disciplinato e meno soggetto a quelle orribili code faticose, soprattutto dei primi giorni. La speranza è mia, naturalmente. Io mi auguro che se ne stiano occupando perché, da creatura nevrastenica e impaziente come sono, anche solo 5 minuti di coda, all’italiana, per di più, sono una tortura inenarrabile. Non è tanto il dover aspettare il proprio turno di entrata, che potrebbe essere ragionevole, quanto il dover difendere continuamente la propria postazione dai furbi, continuamente presenti e in agguato, che ritengono il loro tempo sempre molto più prezioso degli altri, e che devono passare per primi, in grazia della loro spregevole furbizia.

Capita dal panettiere, e purtroppo anche in manifestazioni di questo tipo, dove si presuppone ci sia un concentrato maggiore di rispetto altrui. Illusione.

Paese ospite? No, non c’è. Perché limitarci ad un paese, quando si può avere una lingua intera?

Una delle novità del Salone è proprio questo: lo spagnolo sarà la lingua ospite del 32° Salone Internazionale del Libro. Perché una lingua? Perché parlare altre lingue è il modo migliore per abbassare barriere di cultura e tradizione tra umani, e avvicinarsi a conoscere, e apprezzare.
Un altro ospite d’onore c’è, però, ed è Sharjah, la capitale mondiale del libro 2019: pare non sia stato facilissimo accordarsi questa presenza, che potrebbe anche rivelarsi sorprendente.

Chi sono gli autori? Talmente tanti, che... non li ricordo! Di sicuro mi è rimasto impresso Matt Salinger, il figlio di John Salinger, che interviene a proposito del famoso padre. Quest’anno ci saranno festeggiamenti vari al Salone, che coinvolgono moltissime case editrici, come la Sellerio, che compie 50 anni, Minimum Fax, che ne compie 20 e molte altre ancora che non cito solo per questioni di memoria… ma sono rimasta davvero sorpresa di quante compiono gli anni praticamente tutte insieme. Il 9 è un numero propizio per i concepimenti, davvero. :-D

Sto tralasciando tanti pezzi. La conferenza è durata un paio d’ore, ed è stata molto ricca, per la parte che tocca le presenze di autori e case editrici e tutto il programma del Salone Off, quello che coinvolge librerie e strutture che ospitano serate e feste a tema provenienti dal libro. Vi ricordate che spagnoleggiamo a maggio a Torino, al Lingotto? Lo faremo anche fuori, poiché la lingua è strettamente associata a paesi che amano danze come tango, merengue, bachata. Insomma, si legge e si balla a Torino! E non solo.

Alla conferenza io ho colto la volontà di fare, di creare e di offrire un’esperienza che si allarghi nelle vite di chi frequenterà il Salone toccando più corde possibili. Ci saranno insoddisfazioni, insofferenze e cose riuscite male, critiche e giudizi più o meno reali o supponenti. Fa tutto parte del gioco.
Il gioco, sì. Non ho detto una cosa estremamente importante, che riguarda il tema del 32° Salone Internazionale del Libro: il gioco. E in particolare, il gioco del mondo.

Come sarebbe se tutte le culture, i paesi, le lingue e le tradizioni del mondo fossero parte di un grande gioco divertente? È la domanda che nasce esaminando le opere di Julio Cortazar, che è l’incarnazione di una grande mescolanza di culture e di lingue, essendo nato in Belgio da genitori argentini, e scrittore e viaggiatore in tutta Europa.

Che ne dite? Scendete a giocare, a maggio?

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