giovedì 10 dicembre 2015

L'Amanita#64 - I pilastri della terra, un ritorno

L'Amanita

I pilastri della terra
Ken Follett

E già.

A volte ritornano.

Non che Follett turbi i miei sonni come l'armadio cigolante che si apriva da solo o l'orsetto di peluche di S. King (giuro: evito da oltre 30 anni "It" e "Shining")... anche se, per quanto diversi, i due scrittori hanno in comune la capacità di risucchiarmi nei loro libri. Amo il loro linguaggio, il loro modo di trasmettere emozioni.

E già da tempo avevo voglia di tornare a Kingsbridge, ritrovare Philip, Ellen, Tom, Aliena e tanti altri amici o nemici.

Amo le donne di Ken Follett: forti, intelligenti, coraggiose, consapevoli di se stesse in un mondo che vuole relegarle in cucina e a "far la calza".

Ne abbiamo anche parlato molto*, ma la rilettura di un libro così ponderoso suscita sempre reazioni.

E pure un po' di acidità di stomaco.

Premetto: voglio un bene immenso al priore Philip.

A parte il fatto che ogni volta che penso a lui, mi viene da ridere perché, tra tanti particolari, ho sempre in mente la battuta di Ellen (qualcosa come: Philip non potrebbe fornicare neanche rinchiuso in una botte con tre puttane - sic!).

Ehm! Sì, ho smesso di ridere - quasi.

Philip è un bel personaggio. Al di là dei suoi umanissimi difetti personali, agisce in buona fede per il bene delle persone di cui è responsabile e non si sottrae alle difficoltà.

È davvero convinto di “fare la volontà di Dio”.

Ma l'acidità resta.

Più invecchio e meno tollero “l’ente chiesa”, così com’è strutturata. Riesco ad apprezzare il modello monastico benedettino (Ora et labora), ma non amo tutto l’ambaradan cattolico. La struttura così simile a quella politica, per intenderci.


E non venite a citarmi il vangelo di Matteo che sarebbe il fondamento del “ministero petrino” o altri passi per i vescovi. Primo, la questione dell’interpretazione: come sempre, non esiste un solo modo per vivere concretamente quei passi; secondo: guardiamo soltanto la storia recente, vi siete mai domandati perché un teologo coi “contro-cosi” come Ratzinger si sia ritirato?

*

2 commenti:

  1. Ogni volta che leggo I pilastri della terra, qualcosa in me si agita.
    Piccola premessa esegetica-teologica in versione Bignami.
    Sacramento - sacramentum - è la traduzione del greco mysterion (anche traslitterato "mistero"); è il segno visibile di una realtà più grande e meno "afferrabile". Per i cattolici IL Sacramentum-Mysterion è Gesù.
    La suddivisione cattolica dei sette sacramenti comincia ad infastidirmi. Nello specifico, ogni volta che leggo quelle confessioni-assoluzioni di William, per esempio. Sissì, nel libro finisce impiccato, ma sai quanta gente vedo fare i porci comodi suoi danneggiando altri e poi andare a confessarsi? Per poi ricominciare da capo.
    Non dico che non si possa sbagliare, ma mi urta quell'uso del sacramento. Se l'anima non percepisce un cambiamento, se non desidera rinnovarsi e crescere, che senso ha rivolgersi al prete di turno?
    Pago la lavanderia spirituale?
    E la stessa ordinazione sacerdotale... un prete mi assolve ed io posso ricominciare a cornificare, rubare, mentire... facendo soffrire consapevolmente altri per il mio tornaconto? Fino alla prossima volta? Tanto c'è la confessione!

    Forse ha ragione una mia amica novizia: ho studiato troppo.

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    1. Da come scrive Follett, la lavanderia spirituale esisteva all'epoca e funzionava molto bene. Non mi risulta che non combattessero guerre, uccidessero o depredassero a man bassa (sempre pensando di essere sotto la benedizione divina), per poi lavarsi in chiesa. Qualcuno continua così, anche in epoca smartphone. Duro, offensivo, forse, ma...non è quello che capita davvero? Spesso l'ipocrisia è involontaria, perché non se ne ha consapevolezza. Non si ha consapevolezza della contraddizione tra i propri comportamenti pratici e quello che "predichiamo". Una volta che si accende questa consapevolezza...le cose cambiano. L'Anima davvero si evolve, cambia, passa attraverso la "porta stretta" (parole attribuite a Gesù) e cresce.
      Ho trovato urtanti anch'io quelle confessioni di William. E quando è finito com'è finito, avrei voluto chiedergli: e ora, bello?

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