… ho parlato di espansione? Cominciamo subito, con una serie
di sei libri, tutti incentrati sul commissario Jean-Pierre Mordenti, che vive e
lavora a Parigi. Lo scrittore che gli è padre, tuttavia, è italiano,
italianissimo e pure torinese: Enrico
Pandiani. Ho potuto conoscerlo di persona, quando ho partecipato come
moderatrice del Blog Del Furore alla presentazione del suo ultimo libro Un giorno di festa a Rosta, organizzata
da Bolla e Fantasia. Potete leggerne il resoconto qui.
Nasce a Torino una cinquantina d’anni fa, e inizia la sua
interessante carriera con i fumetti, mettendo in seguito a frutto il suo
talento di creatore di storie, soprattutto nel genere poliziesco, dando alle
stampe il romanzo Les italiens, nel
2009. Vi consiglio, se volete ascoltare la sua voce scritta, di visitare il suo
blog: https://lesitaliens.wordpress.com/,
dove avrete anche la possibilità di conoscere qualcosa di più della sua
personalità inconsueta e frizzante. Volete un colpo d’occhio sulla sua
biografia e la lista dei suoi romanzi (così da acquistarli meglio, una volta
conosciuto)? Ecco unlink veloce ed esauriente.
Per quanto riguarda me, dopo aver letto Un giorno di festa, non ho potuto fare a meno di procurarmi gli
altri della serie. Ciascuno dei libri è un’avventura a sé, per cui si possono leggere
anche in ordine sparso, ed è piuttosto facile risalire e ricollegare insieme i
riferimenti incrociati, soprattutto quando uno stesso personaggio compare in
più narrazioni. Io ho fatto così: ho iniziato dall’ultimo, per poi risalire al
primo, e fare lo slalom come una pallina da flipper tra gli altri quattro. Ed è
stato un gran bello slalom, uno Slalom Gigante Deluxe, se dovessi definirlo.
Quando il commissario si concentra su una donna, tutto di lei, attraverso i
suoi occhi, diventa bellezza e poesia sensuali, dolci. E’ facile comprendere
perché si innamora così a fondo della donna che ha accanto, con quel lato così
appassionato e passionale. Senza contare che i personaggi femminili sono anche
dotati di ogni caratteristica attraente possibile, a partire proprio dal loro
cervello. Non sono bei manichini vestiti di seta e con abbinamenti da giornali
di alta moda, ma sono ufficiali di polizia, pittrici di talento, piene di
coraggio, determinazione e capacità. Molto spesso, Mordenti riesce a risolvere
situazioni e casi grazie all’intuizione fulminea della sua collega che lo
affianca nel caso, o al coraggio talvolta disperato delle donne che si trova a
proteggere dalle mire criminali.
A questa sfumatura del suo lato umano, il commissario unisce
anche un senso dell’umorismo acuto, qualche volta anche macabro, che si
accompagna bene al suo cognome, Mordenti. Spesso morde, con le sue battute, e
chi non lo comprende, tende a prenderlo di petto. E’ il suo modo per
sdrammatizzare situazioni molto pesanti, e cariche di tensioni. Si trova a
lavorare in una delle città più grandi e famose del mondo, in cui la
criminalità è altrettanto di livello elevato. Un personaggio che gli tiene
testa splendidamente su questo terreno è il suo capo, Chef Le Normand. Non solo
per l’ovvio motivo che è il suo capo… Le Normand è un uomo tutto di un pezzo (o
“uom di sasso”, come spesso lo definisce Mordenti) assolutamente non incline ai
fronzoli, concentrato sull’obiettivo e poco disposto a perdonare errori o
incompetenze. Non ha remore a passare sopra il malcapitato che non comprende la
sua natura, come se fosse un carro armato.
Jean-Pierre Mordenti è un flic particolare in virtù anche
delle sue origini italiane, che lo hanno reclutato all’interno di un gruppo di
agenti che le condividono con lui, e che sono quelli che si occupano delle
indagini più delicate, quelle che hanno bisogno di meno attenzione per le
regole e con una buona, buonissima dose di creatività. Sono “les italiens”. Li conoscerete
tutti. E sarà facile perché nel primo libro ne falciano i tre quarti grazie ad
un cecchino che li massacra senza pietà, mancando però Mordenti e Servandoni…
ma non anticipo altro.
Una saga sugli “italiens” che inizia proprio con la decimazione
o quasi, della squadra? Sì, certo.
Sono italiens, sono speciali, potevate aspettarvi un inizio
in sordina, o pari a tutti gli altri? E non sottovalutateli, hanno mille
risorse… non è ancora nato il cecchino che li può sterminare sul serio!
Un altro elemento che mi ha attirato con forza è proprio il
modo in cui lo scrittore realizza il poliziesco: competenza, abilità nell’attirare
l’attenzione, capacità di confondere le acque, realismo senza sconfinare nel
macabro o nello splatter. Le armi e le sparatorie sono ben descritte, animate,
cruente, ma senza inutili dettagli grand-guignol. Mordenti e i suoi
collaboratori sono uomini d’ingegno, ma non infallibili. Hanno intuizioni,
volontà di perseguire fino in fondo, dedizione, ma spesso incappano in
ingenuità ed errori, vittime di stanchezza, temporanea superficialità o fretta,
esattamente come può capitare nella vita reale. Devo dire che i romanzi che mi
sono piaciuti di più e che mi sono rimasti dentro maggiormente sono proprio
quelli in cui il “povero” Mordenti non sembrava azzeccarne una, nemmeno per
sbaglio. (Qui sospetto che Enrico Pandiani, il suo creatore, si stesse
divertendo a prenderlo un po’ per il naso. Ma è solo un mio sospetto, eh. Non
diteglielo.)
Ora che vi ho parlato in lungo e in largo del commissario e
dei suoi “italiens”, mi pare giusto elencarvi i titoli in cui li ammirerete.
Les italiens (Instar
Libri, 2009). È il primo della serie, in cui conosciamo Mordenti, la sua
squadra decimata e poi ricostituita, e iniziamo ad apprezzarlo mentre indaga su
questo massacro che lo tocca così da vicino, ed entra in contatto con Moët, splendida
pittrice di talento, con alcuni grandi misteri su di sé e sulle sue origini.
Qui niente è quello che sembra, e Mordenti si trova a diventare preda, oltre
che cacciatore.
Troppo piombo
(Instar libri, 2010). Troppa crudeltà, aggiungerei, nelle vicende della
redazione di un famoso giornale di Parigi, Paris24h. Un gruppo di giornaliste un
po’ troppo spregiudicate, una sfilata di moda inconsueta nella banlieue
parigina, uno scherzo cattivo inabissatosi nella tragedia, una conturbante
giornalista che fa un po’ troppa presa sulla mente e sulle capacità di
Mordenti. E’ il libro che mi ha lasciato un forte senso di rincrescimento per l’evoluzione
tanto drammatica degli eventi, e per la sconfinata stupidità del male umano. È quello
che ogni tanto mi spinge a pensare che siamo immeritatamente fortunati a non
essere stati ancora sterminati da una qualche razza aliena particolarmente
ghiotta di carne umana.
Lezioni di tenebra (Instar libri, 2011). Mordenti faccia a faccia con il nero. Di se stesso. In una serata sola, si sente male, viene malmenato da qualcuno che si è introdotto in casa sua mentre era fuori, e assiste impotente all’omicidio della sua fidanzata. L’intruso è una donna mascherata e profondamente spietata: non esita un momento a spezzare vite, con noncuranza, per perseguire i suoi scopi, risvegliando in Mordenti una nera bestia vendicativa che vive solo per poterla inseguire e fargliela pagare, con altrettanta crudeltà. Le indagini non sono affatto facili. L’orrenda assassina, con un perverso interesse per lo Shibari, che usa come firma per i suoi delitti, è sempre un passo avanti al commissario, fino all’ultimo. Non c’è un momento di requie, per Mordenti, che si trova a vivere accerchiato da se stesso. È il mio preferito, quello che non mi ha lasciato respiro e… qualche insoddisfazione. :-D
Pessime scuse per un
massacro (Rizzoli, 2012). Una brutta vicenda del passato angoscioso della
Francia occupata dai nazisti ritorna prepotente sotto i riflettori, legandosi
all’orribile uccisione di un senatore della Repubblica e di sua figlia, davanti
alla loro casa di campagna. Qui Mordenti si trova catapultato in un vero e
proprio ginepraio. Ovunque si muova, incontra ostruzionismo e manovre contrarie
provenienti dagli ambienti politici e “elevati”, dove si muoveva il senatore,
apparente eroe della patria e non così irreprensibile cittadino. Anche qui,
ogni passo porta in un vicolo cieco: l’autore del massacro del senatore
colpisce altre persone che avevano legami con lui nel passato, lasciando una
statuina di un personaggio dei cartoni animati come firma. E ogni volta, beffa
Mordenti e i suoi collaboratori. Finché... non scoprite come riesce il tenace
commissario “italien” a trovare il bandolo della matassa. È l’avventura di
Mordenti che mi ha affascinato di più, con le sue ricostruzioni storiche molto
accurate, e la descrizione di come il tempo non serva minimamente a calmare
certi ri-sentimenti, e non guarisca affatto torti e dolori. Molto realistico.
Una pistola come la
tua (Rizzoli, 2016). L’omicidio di un criminale (e finalmente!) apre le
porte del romanzo, e subito dopo, un’uccisione brutale di una donna ricca nel
suo appartamento elegante. È già abbastanza per una notte sola, vero? Ma no,
non quando c’è un “italien” di mezzo come Mordenti. La vittima dei quartieri
alti è amica, nientemeno, dell’uom di sasso, del granito in forma umana Le
Normand. E di lunga data. E di antica, profonda amicizia. Oh, che complicazione.
Ah, e non è finita. Sono coinvolti un candidato alle elezioni presidenziali
francesi, la sua affascinante figlia che sceglie quel momento per scomparire
insieme al figlio di sette anni, e un groviglio di intrighi famigliari fatto di
colpi bassi e tradimenti senza ripensamenti. Mi domando ancora come sia
riuscito Mordenti a uscirne vivo…
… un’ultima parola. Un giorno di festa conclude, per il
momento, le avventure del commissario, almeno finché Enrico Pandiani non ce ne
racconterà un’altra.
Ma non è la sola creatura cui ha dato vita, nel corso
degli anni.
Vi ho già parlato di Zara Bosdaves? Mi sembra di no, che sbadata.
Bene. Attendete i prossimi post, e vi porterò a conoscerla. :-D
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