Finalmente riesco a scrivere di questo libro. L’ho iniziato
un paio di mesi fa e l’ho accantonato distratta da altri libri, e anche da
futili motivi. Quando si è palesato il momento opportuno, ho messo da parte i
distrattori e sono ritornata ad ascoltare l’autore e il suo stile originale,
mentre racconta qualcosa di più che non una semplice questione di cronaca nera,
la sparizione di un bambino.
Siamo a Bolzano, in inverno. Una famiglia, Nicola, Gea e il
figlio Michele Ludovisi trascorre una serata in pizzeria. L’atmosfera è un po’
tesa e distratta: i due coniugi fingono a fatica che non ci sia stanchezza e
irritazione di comunicazione tra di loro, mentre Michele, undicenne
dall’intelligenza bizzarramente elevata, lancia citazioni colte, frasi ben più
adulte della sua età. Durante il viaggio di ritorno verso casa, si verifica la
tragedia inattesa: i genitori fermano la macchina per permettere che il figlio
si apparti per un bisogno fisiologico. Tutto intorno è tranquillo, la zona è
quasi priva di criminalità, non ha quasi fatti di cronaca da raccontare oltre a
denunce per piccoli furti occasionali nei supermercati. Tuttavia, Michele non
fa più ritorno alla macchina. Sfugge al controllo dei genitori e svanisce
letteralmente nel nulla.
Su questo evento misterioso, quasi magico, vengono chiamati
a indagare il commissario Sergio Striggio e la sua squadra. È un aitante
quarantenne, di fascino, dalla personalità complessa, dalla vita appesantita da
una serie di segreti e di questioni irrisolte che si porta dietro dall’infanzia,
indubbiamente il centro vero e proprio del romanzo.
La sua capacità di analisi, unita allo spingersi
continuamente oltre, alla ricerca di qualcosa di più, gli permette di avere
l’intuizione accelerata per risolvere il caso che sembrava senza nessuna
soluzione concreta, e di arrivare ad una verità che non poteva che essere come
la sua personalità, fuorviante.
Quando ho posato il libro, è stato come risvegliarmi da una
magia. La magia dell’apparente, del fuorviante. La vera indagine, qui, è sullo
spazio interiore di Sergio Striggio. I suoi rapporti tesi e creativi con i suoi
genitori, ma soprattutto suo padre, presenza ingombrante e giudicante per la
maggior parte della vita, che probabilmente aveva paura di quel figlio
dall’intelligenza prontissima, gli interessi culturali ampi, le pulsioni
controcorrente (come il giovanissimo Michele Ludovisi), e che ha sempre tenuto
piuttosto lontano da sé.
Pietro Striggio è stato un poliziotto, molto in gamba
e considerato sul lavoro, piuttosto carente nella vita privata. Innamorato in
profondità della moglie, da cui si allontana emotivamente non appena arriva
nella sua vita il figlio Sergio.
Le stesse difficoltà di amore e di comunicazione si
ritrovano rispecchiate nella famiglia Ludovisi, in cui i due genitori Nicola e
Gea sono campioni di fraintendimento e legame emotivo, nello stesso tempo.
L’amore folle che li ha legati da giovanissimi, si è trasformato in un tessuto
ricco di odio, che proprio per quel motivo li tiene insieme. Odio e bugie, e di
nuovo, fraintendimenti.
Quello che mi ha attratto e mi ha incantato (per questo ho
parlato di magia, prima) non è solo la costruzione delle molteplici vicende,
come la sparizione di Michele, la personalità e i rapporti di Sergio Striggio,
i frequenti flashback nella sua adolescenza per illustrare alcuni dei suoi nodi
attuali, la relazione con Leo e con gli uomini e le donne della sua squadra.
Anche l’uso magistrale di una lingua maestosa e originale,
pur conservando un’apparente semplicità. Il ricorso ad alcuni episodi della
mitologia greca, riscritti in un’ottica da moderni, per spiegare la profondità
e la misteriosità di certe pieghe dell’animo umano. Mitologia greca che si
trova riflessa in alcuni nomi propri, come Gea, oppure Olimpo, il nome della
pizzeria in cui la famiglia Ludovisi passa l’ultima serata riuniti.
Del dirsi addio: un titolo complesso, letterario, che
nasconde un fulcro importante e profondo. E lo nasconde talmente bene, che solo
l’ultima parola del libro aprirà la porta della rivelazione. Non aspettatevi
nulla di consueto, in questa indagine: dovrete prima sedervi calmi e attenti a
cogliere ogni suono, ogni pausa, ogni parola. E forse, forse, riuscirete a
risolvere prima dell’ultima riga.
E la lista si allunga!!! Grazie Guru!
RispondiEliminaC'è un sacco di spazio, ancora!
EliminaDevo ammettere che non ho mai letto nulla di Fois, ma puntualmente ne leggo parlar bene!
RispondiEliminaQuesto è il primo che riesco a leggere, di suo. Andrò a cercare gli altri titoli, perché questo mi ha lasciato una grande curiosità e un desiderio di approfondire la conoscenza dell'autore.
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