lunedì 16 luglio 2012

Fai bei sogni – L'eco del dolore altrui


Questo libro è entrato dalla porta di servizio. Nel senso che non è rimasto attaccato alle mie mani, ma a quelle di mio marito, che lo ha scelto d’istinto. Io, naturalmente, mi sono ben guardata dal muovere qualunque tipo di obiezione. La mia missione principale, nella vita, è quella di dare asilo ai libri, salvandoli dalla solitudine delle librerie. Non è da trascurare il fatto che a me piace moltissimo lo stile di Massimo Gramellini: ogni tanto il suo nome si sovrappone, nella mia mente, a quello del giornale di Torino per cui scrive, La Stampa. Difficile prescindere da lui, se vivi in questa città e leggi quel giornale. Spesso non leggo nemmeno i titoloni in alto degli articoli più in alto, quando compro La Stampa fisica, ma vado ad accertarmi che ci sia il suo “Buongiorno” e a leggere il relativo titolo. Poi acquisto. Allo stesso modo, nella versione online del giornale vado a guardare la sua rubrica, anche facendo veri e propri camel trophy per trovarla, perché non è immediatamente visibile, come nella sua controparte di carta. Misteri da webmaster. Scoprii l’esistenza e lo stile di Massimo Gramellini all’epoca di Specchio, il supplemento del sabato, con la sua rubrica, Cuori allo Specchio. All’inizio mi era quasi completamente sfuggita: l’avevano messa in ultima pagina, che è il luogo che scarto quasi a priori. Mi sono accorta presto, però, che il detto “dulcis in fundo” qui è particolarmente adatto, per cui l’ultima pagina per me divenne prima: adottai la lettura alla “giapponese” per Specchio…J Quello che mi colpì quasi subito del modo di scrivere di Gramellini era il suo stile molto vivo, di carne.
Le sue risposte alle lettere nella rubrica erano sempre di buon senso, ma sempre calorose, partecipate. Ogni tanto gli sfuggivano giudizi, probabilmente perché la situazione descritta gli era particolarmente difficile da capire, o completamente contraria ai suoi principi, al suo modo di vedere cose e vita. Tuttavia, nessuno di questi giudizi cadeva dall’alto, mai, come spesso capita da parte di chi è convinto di aver capito chissà quale funzionamento occulto e ne faccia partecipe gli altri con il contagocce, dispensando saggezza come da un dispenser di sapone liquido. Erano giudizi che arrivavano dal cuore, e dalla parte più abrasa, più usurata dalle emozioni, e dalle delusioni. E’ l’atmosfera che ritrovo qui in questo libro. Mi ha illuminato sulla natura di chi scrive, mi ha consolato sugli atteggiamenti estremamente difensivi che ho assunto anch’io negli anni, mi ha sostenuto sulle strade intraprese per smontare i cardini di queste porte emotive rimaste molto tempo chiuse, e che ora non sembrano aver voglia di aprirsi così facilmente, almeno senza combattere (di nuovo).

2 commenti:

  1. Ora capisco perché mi è rimasto appiccicato alle mani: un altro raccoglitore di “perle di saggezza”! Scherzavo. Anche a me piace molto lo stile di Gramellini e ho comprato il libro per il titolo: fare bei sogni mi aiuta ad affrontare le difficoltà che incontro quotidianamente. Questo non vuol dire fare finta di non vedere dolore e vari lati oscuri. Il libro? È il prossimo: ora sto leggendo un titolo allegro “La signora dei cimiteri”…

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    1. "La signroa dei cimiteri"? Interessante...immagino che non si tratti di vampiri e simili.
      Quello che mi ha anche colpito tanto di questo libro di Gramellini è proprio il suo dolore. Non avrei mai detto che nella sua vita ci fosse stato un evento così profondamente doloroso come questo. Come se non potesse capitare di perdere una madre in tenera età e non sapere come reagire, perché nessuno ti insegna a stare con quel dolore e a farlo passare.

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