Mentre Frodo comincia ad aver guai con i suoi cupi
inseguitori, mi diverto con questa favola irriverente. Gli esordi di Tolkien
sono avvenuti nel rispetto di una certa tradizione letteraria antica, e nella
leggerezza. Lo Hobbit, del 1936, rievoca le battaglie epiche tra le razze guardandole
dall’ottica di un popolo piccolo e bucolico, ansioso di mantenere le proprie
tradizioni di convivenza pacifica, disinteressato a intrighi
economico-politici. Il cacciatore di draghi, pubblicato tredici anni più tardi,
è una favola in parodia delle grandi gesta degli uccisori di draghi delle
tradizioni letterarie nordiche. E’la storia di Aegidius Ahenobarbus Julius
Agricola de Hammo che, nonostante il lungo nome altisonante che lo
qualificherebbe come un principe o un cavaliere di alto lignaggio, è un
semplice agricoltore del villaggio di Ham, nel bel mezzo dell’Isola della
Britannia. Per essere veloce, e per ridimensionare una storia che sembrava
partita in alto, l’autore decide di chiamarlo con il suo nome “volgare”, Giles. L’uomo, proprietario di un cane
parlante, Garm, conduce la sua vita nella routine più semplice e ripetitiva,
finché una passeggiata notturna effettuata da un gigante stupido e sordo,
innesca una serie di avvenimenti che lo portano, da semplice agricoltore, a
impavido e ricco cacciatore di draghi, e poi sovrano. Il gigante si perde nel
corso della sua passeggiata, e viene avvistato da Garm che abbaiando come un
forsennato, spinge il suo esasperato padrone a occuparsi di questa minaccia,
pur essendo spaventato dalle dimensioni dell’enorme sempliciotto. L’eroica
impresa, del tutto spontanea e non cercata, si sparge immediatamente per tutto
il villaggio e nei dintorni, magnificando il coraggio e le gesta di Giles, fino
alle orecchie del re, che lo invita addirittura a corte.
L’ignaro Giles, trasformato in eroe nazionale dalla sera alla mattina, si adatta presto alla sua posizione, senza perder di vista, però, il proprio guadagno e il proprio lavoro di agricoltore. E’ una creatura scaltra, ma immune alle lodi del successo facile. Tuttavia, l’eco di queste gesta, e soprattutto della ricchezza presunta del villaggio e della zona di Ham, arrivano anche alle orecchie di un drago. Tolkien puntualizza che in quell’epoca i draghi scarseggiavano parecchio nell’isola, tant’è che i cavalieri del re facevano fatica a trovarne uno con cui misurarsi; e questo, unito al fascino della vita di corte, li fece rammollire alquanto, nel corso degli anni. Il drago che si mostra interessato alla zona di Giles si chiama Chrysophylax Dives: di lignaggio imperiale, ricchissimo, scaltro, ma non troppo coraggioso. E anche piuttosto infido (come tutti i draghi, del resto), come dimostra già dalle prime schermaglie con Giles. Se Smaug era potente, temibile, e vanesio e un po’ cialtrone, questo Chrysophylax è ancora più caricaturale. Tolkien lo descrive come di aspetto imponente e massiccio, capace di incutere terrore. Ma non appena gli fa aprire bocca...il lettore scoppia a ridere. Da Smaug si trasforma in Pulcinella: preoccupato della sua incolumità, si mette a mercanteggiare come un pescivendolo al mercato con Giles, che pure è un campione imbattuto nel campo, e si fa inseguire come una lepre da una giumenta irritata ed esasperata, al punto da superare il naturale terrore che i draghi ispirano agli altri animali. La vicenda, tuttavia, finisce molto bene per tutti i protagonisti principali, dall’agricoltore, che diventa sovrano, al drago,che vive tranquillo e riverito per molti anni ancora, al cane Garm, che ricco d’un bellissimo collare d’oro, se ne va in giro a pavoneggiarsi esigendo tributi e ammirazione da parte degli altri cani. Qui, Tolkien si diverte ancora di più, rispetto a Lo Hobbit, a sovvertire tutte le atmosfere e le caratteristiche dell’antica poesia epica. Il suo sguardo si posa su un agricoltore, scaltro e capace, con un grandissimo nome roboante, ma pur sempre un contadino. Un po’incosciente, ma sempre pronto a rovesciare a proprio favore ogni situazione. In Italia lo chiameremmo già Bertoldo. Il suo cane, parlante come nella maggior parte dei miti, è un furbacchione con molto senso del tempismo: è lui che avvista il gigante, che s’imbatte nel drago per primo, ed è lui che spinge il suo padrone, suo malgrado, a coprirsi di onori. Si avvicina ad un Arlecchino, per un certo modo di fare furbesco, per quanto Garm sia meno calcolatore, ma molto catalizzatore di possibili disgrazie. Il drago ha un nome altrettanto pesante e impronunciabile dell’agricoltore, forte e potente, ricco e di antico lignaggio, ma pusillanime, negoziatore e infido. Della sapienza magica, misteriosa e inquietante, al limite della negromanzia, tipica dei draghi epici, si sono perse le tracce nel buffo Chrysophylax. Finge noncuranza e disinteresse quando un arrabbiatissimo Giles gli si para davanti, esasperato da una lunga ricerca, e dalla mancata ottemperanza di un accordo (da parte del drago), ma quando si accorge di una particolare arma (dal nome evocativo di Mordicoda) nelle sue mani, è pronto a profondersi in scuse e a mercanteggiare per la sua vita. La stessa giumenta di Giles, stanca ed esasperata, riesce a metterlo in difficoltà. Il re, i suoi cavalieri, e i compaesani dell’agricoltore (tra cui spiccano il pievano e il mugnaio, suoi rivali) formano il coro di umanità in sottofondo, con occasionali puntate in primo piano quando il re strepita per avere il tesoro del drago e l’obbedienza cieca di Giles. Tutti, però, sono un pretesto per Tolkien per mettere in evidenza i difetti, piuttosto che i pregi, degli esseri umani. Il re è poco più di un damerino arrabbiato, in confronto ai grandi re eroi dei carmi norreni. I cavalieri sono altri damerini rammolliti, occupati a confrontare i materiali e le lunghezze delle loro cinture, piuttosto che intenti a esercitare muscoli e coraggio in tenzoni, cacce al drago, duelli all’ultimo sangue. Più che una semplice banalizzazione della grande epica, però, Tolkien volge uno sguardo affettuoso sul popolo dei trascurati da questa forma narrativa, rendendoli suoi protagonisti preferenziali, così come farà nel Signore degli Anelli. Accanto a grandi maghi, valorosi re in incognito, elfi e nani grandi combattenti, Tolkien fa viaggiare il piccolo popolo degli Hobbit, e in prima fila, con un incarico pesante come quello di portare un anello del potere. Poiché erano già stati scritti abbondanti versi, in diversi paesi in Europa, sugli scontri tra uomini e draghi, Tolkien deve essersi chiesto: come si comporterebbe un agricoltore, per esempio, davanti ad un drago? Il titolo originario dell’opera, in effetti, è proprio Farmer Giles of Ham...:-D
L’ignaro Giles, trasformato in eroe nazionale dalla sera alla mattina, si adatta presto alla sua posizione, senza perder di vista, però, il proprio guadagno e il proprio lavoro di agricoltore. E’ una creatura scaltra, ma immune alle lodi del successo facile. Tuttavia, l’eco di queste gesta, e soprattutto della ricchezza presunta del villaggio e della zona di Ham, arrivano anche alle orecchie di un drago. Tolkien puntualizza che in quell’epoca i draghi scarseggiavano parecchio nell’isola, tant’è che i cavalieri del re facevano fatica a trovarne uno con cui misurarsi; e questo, unito al fascino della vita di corte, li fece rammollire alquanto, nel corso degli anni. Il drago che si mostra interessato alla zona di Giles si chiama Chrysophylax Dives: di lignaggio imperiale, ricchissimo, scaltro, ma non troppo coraggioso. E anche piuttosto infido (come tutti i draghi, del resto), come dimostra già dalle prime schermaglie con Giles. Se Smaug era potente, temibile, e vanesio e un po’ cialtrone, questo Chrysophylax è ancora più caricaturale. Tolkien lo descrive come di aspetto imponente e massiccio, capace di incutere terrore. Ma non appena gli fa aprire bocca...il lettore scoppia a ridere. Da Smaug si trasforma in Pulcinella: preoccupato della sua incolumità, si mette a mercanteggiare come un pescivendolo al mercato con Giles, che pure è un campione imbattuto nel campo, e si fa inseguire come una lepre da una giumenta irritata ed esasperata, al punto da superare il naturale terrore che i draghi ispirano agli altri animali. La vicenda, tuttavia, finisce molto bene per tutti i protagonisti principali, dall’agricoltore, che diventa sovrano, al drago,che vive tranquillo e riverito per molti anni ancora, al cane Garm, che ricco d’un bellissimo collare d’oro, se ne va in giro a pavoneggiarsi esigendo tributi e ammirazione da parte degli altri cani. Qui, Tolkien si diverte ancora di più, rispetto a Lo Hobbit, a sovvertire tutte le atmosfere e le caratteristiche dell’antica poesia epica. Il suo sguardo si posa su un agricoltore, scaltro e capace, con un grandissimo nome roboante, ma pur sempre un contadino. Un po’incosciente, ma sempre pronto a rovesciare a proprio favore ogni situazione. In Italia lo chiameremmo già Bertoldo. Il suo cane, parlante come nella maggior parte dei miti, è un furbacchione con molto senso del tempismo: è lui che avvista il gigante, che s’imbatte nel drago per primo, ed è lui che spinge il suo padrone, suo malgrado, a coprirsi di onori. Si avvicina ad un Arlecchino, per un certo modo di fare furbesco, per quanto Garm sia meno calcolatore, ma molto catalizzatore di possibili disgrazie. Il drago ha un nome altrettanto pesante e impronunciabile dell’agricoltore, forte e potente, ricco e di antico lignaggio, ma pusillanime, negoziatore e infido. Della sapienza magica, misteriosa e inquietante, al limite della negromanzia, tipica dei draghi epici, si sono perse le tracce nel buffo Chrysophylax. Finge noncuranza e disinteresse quando un arrabbiatissimo Giles gli si para davanti, esasperato da una lunga ricerca, e dalla mancata ottemperanza di un accordo (da parte del drago), ma quando si accorge di una particolare arma (dal nome evocativo di Mordicoda) nelle sue mani, è pronto a profondersi in scuse e a mercanteggiare per la sua vita. La stessa giumenta di Giles, stanca ed esasperata, riesce a metterlo in difficoltà. Il re, i suoi cavalieri, e i compaesani dell’agricoltore (tra cui spiccano il pievano e il mugnaio, suoi rivali) formano il coro di umanità in sottofondo, con occasionali puntate in primo piano quando il re strepita per avere il tesoro del drago e l’obbedienza cieca di Giles. Tutti, però, sono un pretesto per Tolkien per mettere in evidenza i difetti, piuttosto che i pregi, degli esseri umani. Il re è poco più di un damerino arrabbiato, in confronto ai grandi re eroi dei carmi norreni. I cavalieri sono altri damerini rammolliti, occupati a confrontare i materiali e le lunghezze delle loro cinture, piuttosto che intenti a esercitare muscoli e coraggio in tenzoni, cacce al drago, duelli all’ultimo sangue. Più che una semplice banalizzazione della grande epica, però, Tolkien volge uno sguardo affettuoso sul popolo dei trascurati da questa forma narrativa, rendendoli suoi protagonisti preferenziali, così come farà nel Signore degli Anelli. Accanto a grandi maghi, valorosi re in incognito, elfi e nani grandi combattenti, Tolkien fa viaggiare il piccolo popolo degli Hobbit, e in prima fila, con un incarico pesante come quello di portare un anello del potere. Poiché erano già stati scritti abbondanti versi, in diversi paesi in Europa, sugli scontri tra uomini e draghi, Tolkien deve essersi chiesto: come si comporterebbe un agricoltore, per esempio, davanti ad un drago? Il titolo originario dell’opera, in effetti, è proprio Farmer Giles of Ham...:-D
la conosco benissimo... mi piace tanto
RispondiEliminaSono contenta di aver trovato un'altra estimatrice de Il cacciatore di draghi!
RispondiEliminaCarinissimo ^_^ mi piacciono queste tipo di storie! Amo molto in particolare leggere però di fate e gnomi :)
RispondiEliminaAllora ti consiglio Fiabe Irlandesi di James Stephens, sui miti delle fate in Irlanda, oltre a Fiabe Irlandesi, stesso titolo, ma di Yeats.
EliminaQuesto genere di libri è fantastico, ne leggo e rileggo moltissimi :)
RispondiEliminaBenissimo! Spero che verrai presto a visitarmi, non appena pubblicherò altri libri del genere...e qui non mancheranno.
EliminaBel Blog sono nuova follower ho taggato in Google + con +1 - e ti ho votato in Net Parade.
RispondiEliminaTra l'altro questo post è molto adatto al mio "Il Rifugio degli Elfi"
Se vuoi aggiungerti come follower in uno dei miei tre blog mi fai sicuramente piacere -
e se mi rendessi il voto in Net Parade per il Rifugio te ne sarei grata
http://ilrifugiodeglielfi.blogspot.it/
Davvero un bel blog ottimo lavoro !
Grazie mille per i complimenti e il tuo voto: io ho ricambiato (voto, commento, g+, iscrizione al Rifugio degli Elfi), e mi sono iscritta anche alla tua pagina Facebook.
EliminaComplimenti per il nome che hai scelto: Arwen è uno dei miei personaggi preferiti da sempre...
Hello from France
RispondiEliminaI am very happy to welcome you!
Your blog has been accepted in Europe Italia_____N°1061 a minute!
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photography and poetry. So you will be able to find in different countries other people with passions similar to your ones.
We are fortunate to be on the Blogspot platform that offers the opportunity to speak to the world.
The more people will join, the more opportunities everyone will have. And yes, I confess, I need people to know this blog!
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This is not a personal blog, I created it for all to enjoy.
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Regards
Chris
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EliminaThank you for accepting me! :-D
Blog del genere sono utilissimi, poi io adoro questo genere di libri
RispondiEliminaBene! :-D
EliminaNon leggo la storia altrimenti non compro il libro grazie della segnalazione adoro Tolkien. Buona settimana.
RispondiEliminaPS. Ti seguo ciaooo
Che bello aver trovato un'altra appassionata di Tolkien.
EliminaGrazie e buona giornata!
Non l’ho letto, ma …io continuo a protestare!
RispondiEliminaVa bene, dopo 30 anni ho apprezzato Tolkien, ma perché sempre contro i draghi? Sì, può essere un libro divertente (e non è poco!), ma come socia fondatrice del club “Grisù&C for ever” esprimo tutto il mio malcontento per la diffamazione ;-).
...la prossima volta che ci vediamo, te lo porto, così vedrai che il drago diffamato è trattato con affetto. E' solo un po' preso in giro, tanto perché non si monti la testa. I draghi sono creature terribilmente serie, a volte, e non sanno scherzare. :-D
Elimina...saranno come i gatti;-)!
EliminaHanno un senso dell'umorismo tutto particolare ed un piccolo scherzo non gradito potrebbe suscitare una bella fiammata. Marzia "flambée"? No, grazie :-D
però ospiterò volentieri sir Giles
Sì, sono un po' suscettibili. Anche questo sfiammeggia un po'...ci farai amicizia quando te lo porto. :-)
EliminaMolto bello questo librino, l'ho trovato per caso e mi ha subito colpita! peccato che si tende a ignorare le opere meno famose di Tolkien! :)
RispondiEliminaTalk'n Tea - Il Blog di Greta Rauleac
Infatti, Tolkien è soprattutto Il Signore degli Anelli, e ora, forse, Lo Hobbit, dato che è appena uscito il film. Eppure, i suoi altri libri hanno tantissimo da offrire. Piano piano, li sto prendendo tutti.
EliminaUn altro libro che devo assolutamente rileggere e di cui ho un ricordo tenero e gioioso! :)
RispondiEliminaC'è un premio per te sul mio blog!
http://athenaenoctua2013.blogspot.it/2013/07/liebster-blog-award-x.html
Io l'ho riletto per gli stessi motivi...e quando ho pensato all'Estate Tolkeniana, ho voluto includere Il cacciatore di draghi tra i primi libri che avrei letto o riletto di Tolkien, perché è uno dei più trascurati. Certo, Il Signore degli Anelli è una presenza parecchio ingombrante, persino per un drago, e figuriamoci uno della levatura un po' cialtrona come Chrysophylax...
EliminaGrazie mille per il premio, lo ritiro con enorme piacere!
Bellissimo!! Ma lo sai che non lo conoscevo?? Ho letto l'articolo tutto d'un fiato, mi hai davvero incuriosito!! Cercherò di procurarmelo a ogni costo: il Tolkien 'leggero', come dici tu, è sempre squisito. Anche se con un drago del genere, comunque, non c'è assolutamente da scherzare!! :-)
RispondiEliminaTi divertirai a più riprese: la storia è buffa di per sé, e Tolkien sovverte in farsa tutte le caratteristiche un po' "pompose" dell'epica antica. E l'edizione in foto è corredata anche da illustrazioni altrettanto simpatiche, in stile "medievale".
EliminaSì, è comunque un drago ed è meglio non farlo arrabbiare. Ma se hai Mordicoda, le cose cambiano...:-D
lieta di aver trovato questo tuo blog ...mi prendero' un po' di tempo per conoscerlo
RispondiEliminaBene! Attendo i tuoi commenti e i tuoi pensieri, quando vuoi...:-)
Eliminanon chiedermi perché ma mi è venuto in mente "Baudolino" di Eco... ti giuro, non lo so, tra l'altro non è nemmeno il libro degli esordi per Eco... ah la mente è un fil di capello :D
RispondiEliminaquesto volume di Tolkien non l'ho mai letto (ma mi manca pure il Silmarillion) però sembra veramente veramente veramente carino, una favola leggera alla stregua de Lo Hobbit...
Non ci crederai, ma su Baudolino ho posato gli occhi un paio d'ore fa, quando ho rimesso a posto alcuni libri, e mi sono detta che lo volevo riprendere. Fil di capello, sì. Qualche radice deve essere arrivata fin qua!
EliminaIn ogni caso, troverai Baudolino in futuro in questo blog.
Esatto, questo libretto è una favoletta leggera che risolleva il morale. Soprattutto perché è fortemente ironica: Tolkien rovescia tutta la seriosità dell'epica anglosassone antica, che conosceva così bene.