venerdì 20 ottobre 2017

Alice Basso - Non ditelo allo scrittore - Quando i fantasmi tendono a ritornare... e non è Halloween.

SimoCoppero e LoreGasp

Ragazzi, qui Vani Sarca dice veramente la sua!!! La ragazza sta crescendo e maturando, e quasi mi spaventa la piega sdolcinata che va prendendo, ma come dice l’Amanita il caso non è ancora stato risolto e quindi ci tocca aspettare il quarto libro.

Però una domanda mi sorge: come faremo alla fine del quinto libro, noi poveri lettori tapini, a lasciare andare la bella ghostwriter? Avremo penso crisi di astinenza tali che forse è meglio che la nostra Alice Basso pensi in anticipo qualcosa di nuovo e innovativo con la nostra scrittrice nell’ombra.

Come si diceva già sui precedenti libri e come ci ha svelato la nostra scrittrice nelle tante presentazioni fatte insieme, la storia sarà composta da cinque volumi (siamo al terzo e ne esce uno all’anno) ma che possono essere letti distintamente da soli se non si ha voglia di sapere che cosa combina Riccardo, Morgana o il Commissario Berganza.

Ah … Commissario Berganza, ah Riccardo ….. quanto ridere e quanti sospiri che mi avete fatto fare.  Spesso quando leggo mi piace sognare, mi immedesimo, mi sembra di essere un fantasma che spia la vita di qualcun altro. Meraviglioso, e quando leggo Alice Basso fin dalle prime pagine sono immediatamente catapultata in questo mondo parallelo magnifico.

Come vi ho detto ho trovato una Vani più matura, più riflessiva, più cresciuta, ma ammetto che spesso quando vivo la storia confronto Vani con la sua Autrice (conoscendola abbastanza bene) e cerco somiglianze e discordanze (un po’ pazzerella la nostra autrice lo è).

Non vi svelo niente della storia e non approfondisco più di tanto il libro perché chi ci segue sa che sabato ne parleremo tutti insieme con Alice Basso, quindi non perdetevi l’appuntamento.
Questa libro però, più delle altre volte mi ha lasciato Vani nel cuore, ma voi fate silenzio mi raccomando “Non ditelo allo scrittore”.

Loredana tu invece che cosa ne pensi?

… che questa puntata della vita di Vani è quella che finora mi è piaciuta maggiormente. A caldo, potrei dire che mi ha appagato di più. Sembra che Vani abbia perso la frenesia del volersi astenere da qualunque cosa, del non volersi interessare, “se solo me ne fregasse qualcosa”. Non ha perso nulla, però, della sua vena corrosiva, del suo desiderio di stare un po’ lontana dal resto del mondo, mettendosi in salvo “dall’odore dei suoi simili” come cantava il Gabbani di inizio anno, ma lo sottolinea meno. E meno male: ammetto che leggevo con un po’ di fiato sospeso pensando: ‘Vani è diventata socievole, ad un tratto? Com’è capitato? Cosa le hanno fatto, povera creatura?’ Mi sarebbe spiaciuto un po’ se si fosse fatta convertire alla moda socializzante, perché la sua spiccata tendenza alla “selezione all’ingresso” è uno dei suoi tratti distintivi che condivido.

Pericolo scampato, gran sospiro di sollievo. Che si trasforma, poi, in una serie di mugolii di approvazione, quando Vani ripesca nella memoria i suoi anni giovanilissimi del liceo (come se fosse centenaria, al momento della narrazione dei fatti. L’aver passato da poco la trentina la colloca nel pieno della gioventù più fresca), e il suo rapporto con un professore, che se rispettasse davvero il suo cognome (Reale), potrebbe risollevare da solo le sorti della scuola italiana, un po’ decaduta negli ultimi anni. Leggetelo e ditemi poi se non avreste voluto qualcuno come lui al vostro fianco, a mostrarvi frontiere nuove e poi portarvi all’esame di maturità come all’ultimo evento di tendenza. 

E capirete una chiave importante, importantissima di Vani e del suo lavoro. E ho scoperto che quella chiave serve anche a me. (Chiaro perché si legge, no? Le chiavi altrui servono per modellare le proprie, almeno a sbozzarle. Sta a noi, poi, limarle e lavorarle per farle entrare nelle nostre serrature.)

Nei giorni attuali, Vani ha una splendida sfida davanti a sé: trasformarsi in un ghostwriterbuster. Detto in due parole, dovrà scovare un suo alter ego, un ghostwriter. Uno scrittore fantasma padre di uno dei romanzi più belli della letteratura italiana, un successo senza precedenti, un caso letterario di qualche anno addietro. 

Di solito, i fantasmi, a qualunque specie appartengano, dovrebbero rimanere tali. Anche se ci stiamo avvicinando ad Halloween. Questo fantasma talentuoso nella scrittura emerge ad un tratto dal suo sepolcro letterario e... Vani Sarca deve occuparsene, con il suo spiccatissimo senso dell’indagine, delle soluzioni rischiose e sempre azzeccate. Nel libro c’è scritto perché, non è il caso che ve lo spieghi io, ora. :-D

Vani è una presenza a tutto tondo nel libro: attraverso di lei vediamo, viviamo, ridiamo, ci arrabbiamo anche di tutto e di tutti. Ogni tanto, però, emerge Alice Basso con alcune considerazioni fulminanti sugli abitanti del dorato mondo dei libri (editori, scrittori, lettori, blogger, librai, anche ghostwriter, editor, ecc.): una toccata e fuga anche divertente, che serve ad attirare l’attenzione su qualche elemento che sfugge, o che passa in secondo piano, quando si è presi dalla storia. E sono sempre parole interessanti: frizzanti al pari di quelle di Vani, ma più pacate e divertite. In fondo, Vani è nel bel mezzo di un turbine di eventi, mentre Alice osserva e dirige dalle quinte.


Il finale è aperto. Talmente aperto, che mi aspettavo che iniziasse il quarto volume, dopo le ultime parole: ho creduto di aver comprato metà libro! Dovrò aver pazienza e attendere che Vani ritorni su questi schermi con il suo meraviglioso impermeabile (e nel libro se ne parlerà in lungo e in largo) e il suo look da Lisbeth Salander con chissà quali sfide, sempre letterarie, da accettare e portare avanti. Il suo editore, Enrico, non è un tipo che resta senza far niente, e soprattutto, senza andare a ficcarsi in bei gineprai. Tanto, alla fine ci tira dentro sempre Vani… :-D

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