lunedì 11 novembre 2013

A spasso nel tempo - I libri e i flashback

Tempo di guest post, quello presente. Dopo la mia amica Simona e la sua lettura de Il primo gesto, è la volta di Marzia che presenta una questione interessante: i libri ricchi di flashback, e di richiami al passato. Talmente ricchi, da rischiare di disorientare il lettore...come se l'autore fosse saltato sulla DeLorean modificata di Marty McFly, trascinando anche il lettore con sé, e gli facesse fare un giro completo nel tempo, su e giù, avanti e indietro per tutta la durata del libro. A me piacciono i flashback e non mi disturbano particolarmente, anche se qualcuno mi mette un po' alla prova, come Joel Dicker. Nel suo caso, la sua "guida" disinvolta nel tempo (dal 1975, epoca dei fatti al tempo presente, 2006-2008) avrebbe potuto rivaleggiare con quella professionale di Michael Schumacher. :-) Mentre attendo i vostri pareri sui libri che vi scarrozzano avanti e indietro lungo la durata temporale della loro esistenza, vogliamo leggere cosa ne pensa Marzia?
Eccola:

"Uccellino del paradiso – Joyce Carol Oates

Il giardino degli incontri segreti – Lucinda Riley

La biblioteca dei morti – Glenn Cooper

Il dono – Toni Morrison

La bambina senza cuore – Emanuela Valentini

Tre madri – Sonia Lambert

L’isola delle farfalle – Corina Bomann

La Verità sul caso Harry Quebert – Joel Dicker

La luce alla finestra – Lucinda Riley

La danza delle falene – Poppy Adams

Il segreto della bambina sulla scogliera – Lucinda Riley

Traducendo Hannah – Ronaldo Wrobel

La lettrice bugiarda – Brunonia Barry

Il giardino dei segreti – Kate Morton (che sto finendo, scagliando fulmini verso l’autrice)

Diciamo da giugno 2012 ad oggi – e non sono neanche tutti, né in ordine di lettura: ho “mollato” altri libri senza schedarli – mi sono imbattuta in una serie di storie simili a puzzle. L’elenco è parziale, ho rimosso altri titoli.

Il primo può essere piacevole; il secondo – magari se è passato un po’ di tempo dalla lettura del primo – “può anche andare”; uno dopo l’altro non mi sta più bene.

Chiedo scusa per lo sfogo, ma sono stanca di libri che devo scomporre e ricomporre. Se desidero un puzzle, compro un puzzle. Ad un libro chiedo una storia che svaghi Neurino-mio senza farlo rimbalzare come una pallina da flipper tra i ricordi o le vicende altrui.

Non amo le classificazioni, le etichette e tutta la suddivisione in sottogeneri che pare di moda oggi, però...
Cari scrittori (correttori, editori e chiunque si occupi della pubblicazione di un libro), vi prego di segnalare "nelle vostre creature” eventuali presenze di: flashback, ricostruzioni storiche, alternanze di presente e passato, flussi di coscienza di Joyciana memoria ecc.: per i prossimi mesi non desidero incappare in storie a strati."

10 commenti:

  1. Devo aggiungere, per “serietà di lettrice accanita” (sì, ridete pure, sto sghignazzando anch’io), che quasi tutte le trame sono piacevoli. Mi irrita trovare “un-libro-sì-e-l’altro-anche” questo approccio che mi depista e mi confonde. E non è questione di spessore del libro: sto rileggendo pacificamente “Mondo senza fine”.

    PS adoro “Ritorno al futuro”!

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  2. Mah, personalmente non credo che i salti temporali possano disorientare il lettore, purché utilizzati con un minimo di mestiere. Come giustamente hai fatto notare, si trarra di una tecnica diffusissima nel montaggio cinematografico (definita "montaggio parallelo"), cioè l'alternarsi di scene appartenenti a momenti temporalmente diversi tra loro, ma più che "Ritorno al futuro" porterei l'esempio di "The Hours" con la Kidman, la Moore e la Streep.
    Tra i libri che hai citato ho letto di recente quello di Glenn Cooper e, a mio parere, non c'era altro modo di scriverlo. Resta indubbiamente un romanzo dimenticabilissimo, di cui tra l'altro non si sentiva davvero il bisogno di un sequel.

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    1. In effetti, se utilizzati bene, danno colore e motivano anche alcune scelte. Ecco, The Hours è un film che avrei sempre voluto vedere, e finora non sono riuscita ad avere la calma necessaria...meno male che esiste lo streaming.

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  3. Ha ragione TOM. È una tecnica narrativa, e come tutte bisogna saperla usare con la dovuta perizia. Non è detto che in un romanzo o un racconto sia più difficile rispetto a un film, però bisogna aver chiaro in mente che non si può impiegarlo allo stesso modo. Nel frattempo non mi sono venuti in mente titoli interessanti, per cui non aggiungo altro.

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    1. Sicuramente il mezzo espressivo può avere i suoi limiti, quando si ha a che fare con il discorso temporale. In un film, gli abiti, le date, l'età aiuta meglio a capire che si tratta di un salto all'indietro, ed è meno traumatico. In un libro, forse, diventa più pesante da sopportare, alla lunga. Una delle nuove serie, Person of Interest, usa moltissimo questa tecnica del flashback, e se non si fa attenzione alla data, si rischia la confusione.

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  4. Come dicevo, quelle storie comunque regalano qualche ora di svago, anche se forse non saranno sottoposte all’ardua sentenza dei posteri. Magari la Morrison, Nobel per la letteratura, lascerà qualche traccia.
    Probabilmente è una mia “stortura mentale”, ma preferisco le 1500 pagine di “Mondo senza fine” alle 400 della Oates (e comunque mi affascina la morbosità di cui quelle 400 pagine grondano).
    Possibile che ora tutti sentano l’irrefrenabile bisogno di utilizzare questa tecnica? Alla lunga stanca, tutto qua. O per lo meno, ha stancato me.
    Fortunatamente abbiamo un mondo di libri in cui sguazzare…

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  5. Ciao Cara Loredana - a me non piacciono troppo flash back in generale :-)
    E ritengo che un libro per avere una trama sensata e sempre fedele a se stessa senza giri pindalici non posso averne troppi all'interno!
    Credo che si possa fare qualche viaggio nel tempo ma non troppi e solo per motivi fondamentali nella storia di un personaggio - inoltre trovo che questi flash back debbano essere fatti ad arte altrimenti davvero rovinano la continuità della storia e l'attenzione del lettore.
    naturalmente ci sono eccezioni a questa mia chiamiamolta regola - ma lo scrittore deve essere molto abile per riuscire a non annoiare il lettore con un cambio continuo di tempo e luogo (senza che la storia abbia un costante indirizzo da seguire ed una logicità di base).
    Fra i libri da te enunciati in questo bel post - ho letto solo "La Verità sul caso Harry Quebert" – Joel Dicker e devo dirti che mi e piaciuto molto. Nonostante sia un pò un'autostrada del Tempo - si vede l'abilità dello scrittore che riesce a farti leggere tutto il suo romanzo di corsa e sempre con la curiosità di sapere come finirà e di avere maggiori info su quello che era successo tanti anni prima.
    In pratica devono essere molto bene studiati i flash back - specie se si intende metterne molti in una trama - per non avere un effetto contrario a quello che ogni autore desidererebbe.
    Un saluto Loredana - un bacione ed un abbraccio grande

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    1. In effetti, Joel Dicker usa in modo intensivo il flashback, ma la sua vicenda lo richiede con una certa importanza. Ogni tanto mi sono sentita sballottata, durante la lettura, ma era una sensazione piacevole, tutto sommato, e il libro mi è piaciuto molto anche per quel motivo. A me piacciono i flashback in generale, perché mi piace molto guardare la differenza tra il passato e il presente, soprattutto vedere come evolvono i personaggi. Se non c'è un senso, però, al di sotto dell'uso del flashback, il romanzo diventa gran confusione e poco altro...

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