lunedì 19 novembre 2018

Francesca Battistella – Quando il noir ha sfumature di giallo, rosa, rosso, arancione…

LoreGasp



… e tutto l’arcobaleno. Del resto, il Re di bastoni, in piedi come sempre, ha nel suo mantello variegato colori che Il messaggero dell’alba, pur usando La stretta del lupo, non potrebbe mai sognare di raggiungere. Perché lui lo sa bene che La bellezza non ti salverà.
Dico subito che non si tratta di sostanze stupefacenti, né di alcool, cibo andato a male o stress prolungato: adoro giocare con i titoli e le copertine dei libri. E se sono belli e ricchi come quelli di Francesca Battistella (ignominiosamente baloccati nella frase mattoide di cui sopra), mi viene ancora di più. Soprattutto perché è stato un autentico piacere leggerli, e una fonte di rallegramento e gioia continui, pur essendo noir e gialli, posti in cui compaiono assassini seriali, indagini forensi, profiler e anche tanta paura.

Ma quando il talento scende in campo, si siede alla scrivania e scrive questi libri, possiamo aspettarci anche questo. Se si ha la fortuna di conoscere dal vivo la portatrice del talento di cui sopra, ci si rende conto che si tratta della pura verità. Come sempre organizzato da Bolla e Fantasia, in collaborazione con il Comune di Rosta e la sua bellissima Biblioteca, e con il Furore Di Aver Libri, l’incontro di sabato 17 novembre ha visto protagonista lei, Francesca Battistella e i suoi quattro cavalieri del Buon Leggere, i suoi bellissimi noir, tutti pubblicati dalla casa editrice Scrittura e Scritture.

L’abbiamo ascoltata mentre, con una verve che non ha mai subito flessioni, ci ha raccontato di sé come autrice e creatrice dei quattro consigliatissimi titoli menzionati sopra.

Partiamo dal primo in ordine di tempo, Re di bastoni, in piedi, pubblicato nel 2011. Apriamo la porta e siamo a Napoli, anni ’80-’90; per la precisione 1987, un anno straordinario per meriti atmosferici e calcistici per la città: una nevicata record e il primo scudetto, vinto grazie all’inarrivabile Maradona. Siamo appena arrivati in città, dove andiamo a stare? In una casa pensione bellissima, dal nome dolce e rassicurante come la sua proprietaria Maria Consiglia Cecere, detta Maricò: Casa Serena. Ed è proprio una casa, nel senso più ampio di accoglienza del termine: non è solo un posto dove le persone hanno un letto e dei pasti dietro compenso, al pari di un albergo, ma è una dimora dove sentirsi accolti e al sicuro, al ritorno da giornate di lavoro pesanti o tutte uguali. Un posto ideale per chi arriva in trasferta da altre città o da altre regioni, e che patisce un po’ l’atmosfera impersonale degli alberghi.

Maricò è una bella donna sulla quarantina, ancora single, dolce, brillante senza esserne troppo consapevole, con molta voglia di fare e di impegnarsi, ed è lei che manda avanti la casa ereditata dai genitori, con l’aiuto di una domestica filippina, minuscola e silenziosa, e una grintosa zia, sorella della madre defunta, la fortissima Cettina. Sostenute anche dall’aiuto di un tuttofare, che vive e lavora nella casa da quando c’erano ancora i signori Cecere. In quegli anni, quando andiamo a bussare anche noi alla porta di Casa Serena, sono cinque i pensionanti, di diversa provenienza geografica e occupazione lavorativa; tre donne, un uomo e… un femmeniello. 
Quest’ultimo, in realtà, è lì da sempre; probabilmente hanno costruito Don Cecé Tarallo insieme alle fondamenta del palazzo elegante in cui troviamo l’adorabile Casa Serena. Maricò cresce insieme a questo bel personaggio elegante e raffinato d’animo, nonché d’aspetto, che sembra farle da fratello maggiore, zio e padre. Il loro è un rapporto di affetto e di scambio continuo; lui la porta con sé nelle sue passeggiate e uscite, facendole conoscere anche persone di un bel mondo, e lei, tutte le domeniche sera, gli legge le carte. 
Ai molti talenti di Maricò si aggiunge questo: è in grado di leggere le carte con grande maestria, azzeccandoci sempre, e ha frequenti sogni premonitori, molto spesso inquietanti e un tantino difficili da decifrare. Una sera, Don Cecé le chiede la lettura di carte, come al solito. Questa volta c’è qualcosa di diverso: le carte non sono belle, non sono belle affatto e Maricò le ha lette fin troppo bene, ma non vuole crederci e non vuole far inquietare il suo amico di sempre. Don Cecé, però, non è più giovane e ha un bagaglio di esperienza lungo e difficile sulle spalle. Ha capito benissimo il messaggio delle carte ed è pronto ad accoglierlo: la sua è stata una vita lunga e bella, è anche giunto il momento di accomiatarsi. 

E così succede. Maricò perde un affetto importante e pensa che quella parte della sua vita sia chiusa per sempre. In realtà, tutto inizia davvero adesso. Finora abbiamo conosciuto la parte brillante della vita di Don Cecé, le sue frequentazioni con il bel mondo napoletano, qualche accenno ai suoi amori omosessuali (è un femmeniello, ricordate?), ma abbiamo appena sfiorato una storia e un personaggio poco rassicuranti e puliti, che per un certo periodo si sono intrecciati con la sua. Anni prima, quando Maricò era una ragazza impressionabile e sognante di diciassette anni, Don Cecé cade vittima del fascino ambiguo e irresistibile del giovane avvocato Amoruso, bellissimo d’aspetto e nerissimo d’animo. Nemmeno Maricò ne fu immune… un’infatuazione fortissima, di quelle che tengono sveglie di notte, immergono in sogni ad occhi aperti di giorno, e magari fanno fare cose bizzarre tra l’uno e l’altro. Fortunatamente, per entrambi, questa botta in testa non ebbe conseguenze. Don Cecé si accorge abbastanza in fretta dell’indegnità dell’amato e delle sue frequentazioni, al punto da allontanarsi in fretta e lasciarlo perdere. Anche questa sembra una storia chiusa e sepolta dopo tanto tempo, e a maggior ragione dopo la morte di Don Tarallo.

No, qui non c’è proprio niente di chiuso. L’avvocato Amoruso continua con le sue frequentazioni poco pulite, anzi, decisamente sporche, e prospera sempre di più, proprio grazie ai suoi clienti indesiderabili che hanno agganci e mani in pasta dappertutto, ben oltre la città. Non è solo il loro avvocato di fiducia, è il loro uomo per tante situazioni, colui che raccoglie le loro oscurità e le custodisce. Uno di quei segreti incrocia anche la vita di Don Cecé, per un breve momento gentile destinato a finire in fretta senza lasciar speranze di poter continuare. Nessuno ne avrebbe mai saputo nulla, se l’ex-femmeniello non avesse pensato di conservarlo e poi di trasmetterlo in eredità proprio a Maricò. Dopo il funerale, la proprietaria di Casa Serena riceve una chiave che apre una cassetta di sicurezza nel caveau di una banca cittadina. Cosa potrebbe esserci per lei, in quel posto? Di quale utilità potrebbe essere per lei?

Quel contenuto è importante, importantissimo. Perché quel segreto è strettamente legato ad altri misteri angoscianti che hanno contribuito a costruire la fama nera del nostro Paese, e che riguarda le attività dei clienti indesiderabili dell’avvocato Amoruso. Ed essi sono più che interessati a far sì che tutto rimanga accuratamente coperto e a stornare attenzioni indesiderate. Nonostante i loro sforzi, però, arriva in città qualcuno che è estremamente interessato a far luce sui misteri di cui sopra, nientemeno per conto dello Stato… un ufficiale di Polizia Giudiziaria dell’Alto Commissariato Antimafia, Raoul Zanardi.

Poiché è in incognito e non desidera luci su di sé e le sue indagini, il prestante ufficiale (bello quanto un attore, lo definisce qualcuno nel romanzo) cerca una sistemazione tranquilla, non altisonante, magari domestica… come Casa Serena! Del resto, Don Cecé ha lasciato libera la sua stanza, ormai…
Vi lascio immaginare lo scompiglio che porterà il bel Raoul nella vita non più Serena della Casa, e in quella di Maricò. E anche con grande soddisfazione (non subito) della granitica zia Cettina, di poche parole, grande osservatrice e molto sveglia.

Leggerete questo libro e non vorrete smettere più. Scoprirete chi è il Re di bastoni, e che significato ha quando si presenta in piedi, se siete in grado di leggere le carte. Vi perderete nei sogni di Maricò, sempre azzeccati al pari delle sue letture, seguirete i giri complicati di segreti in cui Don Cecé si è ritrovato impigliato ed è riuscito a liberarsi. Vi divertirete con lo stile mutevole di Francesca Battistella; vi racconta con serietà di omicidi, di crudeltà e di mancanza di rispetto, ma senza angosciarvi. Vi farà indignare quando vi presenterà le storie sanguinarie di certe famiglie indesiderabili. E vi farà sorridere e vi darà speranza quando dirà alla zia Cettina di prendere in mano certe situazioni che sfuggono di mano, o quando getterà il sornione Zanardi come una volpe gentile in un pollaio sovraffollato.

Ma questo è solo l’inizio. Ricordate? Ci sono altri tre libri…                          CONTINUA

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