giovedì 29 novembre 2018

Le Interviste Del Furore #9 - Enrico Pandiani a Paura sotto la Pelle2

LoreGasp

Novembre è un mese pauroso. Sarà perché arriva subito dopo Halloween… oppure perché spaventarsi un po’ sotto Natale è anche divertente.
La rassegna Paura sotto la pelle2, di Bologna, ospita una schiera formidabile di scrittori, sceneggiatori e registi per raccontare di una delle emozioni più forti e coinvolgenti dell’animo umano.
Tra questi nomi eccellenti (non ve li riporto qui, ma vi riporto il sito dove potete vederli TUTTI: https://paurasottolapelle.wordpress.com/home/), spicca quello di… Enrico Pandiani!

Un’altra personalità eclettica, scrittore e sceneggiatore di fumetti, che ha scelto di raccontare la sua versione dei fatti sulla paura. Qui potete trovare anche altre notizie più particolareggiate su di lui.

Ciao Enrico, benvenuto nel Blog Del Furore Di Aver Libri!

Leggo nella tua biografia, che hai esordito curando la parte dell’infografica del principale quotidiano di Torino, La Stampa. I passi successivi sono stati la sceneggiatura di fumetti presso alcune riviste specializzate e poi il salto nella narrativa con Les italiens, nel 2009, in cui ci presenti il commissario Mordenti per la prima volta. Cosa ti ha spinto a saltare nell’altro campo?

Ho cominciato a raccontare storie quando avevo quattordici anni, sotto forma di fumetti che scrivevo e disegnavo e che vendevo ai miei compagni di scuola. In seguito è diventato il mio primo lavoro e ho pubblicato diverse storie su Il Mago di Mondadori e su Orient Express di Luigi Bernardi.
Poi ho piantato lì e ho cominciato la mia lunga carriera di grafico editoriale che mi ha portato a collaborare per tanti anni con il quotidiano La Stampa. L’infografica è sempre stato un mio pallino. Ma nel frattempo scrivevo come un pazzo. Lo facevo per puro divertimento, una sorta di evasione, e l’idea di una possibile pubblicazione non mi sfiorava nemmeno l’anticamera del cervello. Quando le soddisfazioni per il mio lavoro sono venute a mancare, allora si è fatta spazio la scrittura e sono arrivati Les italiens. Finire il primo romanzo è stata una sorpresa anche per me.




Les italiens è stato seguito da altri cinque libri, tutti imperniati sul commissario italo-francese Pierre Mordenti e la sua squadra di italiens come lui. Ci racconti qual è stata la spinta che ti ha portato a creare questo personaggio e a scegliere questo genere di romanzo?

I romanzi del commissario Mordenti sono venuti fuori di prepotenza, li avevo dentro e quando sono usciti non riuscivo a fermarmi, tant’è che ho ficcato il primo in un cassetto e ho cominciato il secondo. Poi è arrivata la pubblicazione. Mordenti è venuto fuori dalla mia passione per il polar e dall’amore per Parigi, che considero la mia città d’elezione. Les italiens sono una squadra di guasconi, più inclini allo scherzo che alle cose serie. Se tra loro non ci fossero alcune donne, non arriverebbero da nessuna parte.

Perché l’ambientazione in Francia, a Parigi?

Perché a un certo punto la storia del primo romanzo aveva bisogno di una politica di governo, ergo di una capitale. Le due che conosco meglio sono Roma e Parigi, la seconda molto meglio della prima. Ho sempre avuto voglia di andare ad abitare a Parigi e non ci sono mai riuscito, sicché ho deciso di farci vivere i miei personaggi.

Dopo un commissario sui generis, in gamba e non troppo ligio alle regole, ecco arrivare una nuova creatura, un ispettore esperta di arti marziali e appassionata di videogiochi, Zara Bosdaves, protagonista di tre libri. Cosa esprimi in Zara, che non c’è in Mordenti?

Zara è venuta fuori dalla voglia che avevo di confrontarmi con qualcosa di nuovo, con quella parte di me che ama i classici e da sempre è attratta dall’hard boiled. Zara è un personaggio più serio e le sue storie sono più reali, guardano alla società in cui viviamo, all’amarezza, alla crisi, alle nuove piaghe con cui dobbiamo tornare a confrontarci, il razzismo, l’omofobia e l’intolleranza. È un carattere marlowiano, intenso e sentimentale. E risponde alla mia voglia di capire quanto un autore maschile possa rendere realistico un personaggio femminile. Zara non è la mia donna ideale, ma raccoglie in sé l’immagine fortemente attraente che io ho della donna.

Hai provato diverse modalità di scrittura: sceneggiatore di fumetti e scrittore. Cosa emerge di te in ciascuno dei due ruoli? In quali ti senti più libero, più creativo?

Credo sia impossibile non comparire, per lo meno nelle proprie idee e nella visione del mondo, quando si lavora sui personaggi. Non ce n’è uno che mi rappresenti in toto, ma sia Mordenti che Servandoni e pure Zara Bosdaves e di certo Pietro Clostermann di Polvere, raccontano la mia visione e il mio modo di confrontarmi con le altre persone. Amano qualcosa che amo io e, questo è ovvio, hanno i miei stessi nemici.

Hai avuto maestri di riferimento nella tua attività di scrittore e sceneggiatore? Cosa ti ha portato a scegliere loro, piuttosto che altri?

La mia maestra, come penso sia successo ad altri autori, è stata la lettura. Leggere è un’arma potente contro la parte oscura dell’umanità, contro l’ignoranza, l’indifferenza e il qualunquismo. Qualsiasi libro abbia letto mi ha insegnato qualcosa, anche nell’ambito della scrittura. Ce ne sono stati di preferiti, certo, ma si trovano sempre cose interessanti in un libro, anche quando non ti è piaciuto. Leggere è un’attività soggettiva, ed è molto più coinvolgente dello scrivere. Io non ho mai avuto dubbi; con l’aria che tira magari un giorno ci punteranno una pistola alla nuca e ci diranno: “da domani o leggi o scrivi, scegli”. Io smetterò di scrivere e continuerò a leggere.
 
Beh, speriamo che tu non debba mai trovarti davanti a questa scelta... ci sentiremmo tutti orfani. I tuoi romanzi, e il tuo interesse per i thriller e il nero, ti ha portato ad essere tra i fondatori di Torinoir, insieme a molti altri scrittori del genere. Ci parli di Torinoir?

Torinoir è nato da un’idea di Giorgio Ballario, autore e giornalista. Ha riunito un certo numero di amici che scrivevano di genere e insieme abbiamo fondato l’associazione. Alla base di Torinoir c’e l’idea del confronto e del sostegno reciproco e, soprattutto, la voglia di fare cose insieme. Quest’anno siamo riusciti a organizzare un festival a Bardonecchia, Montagne in noir, che è andato molto bene e che vedrà la seconda edizione il prossimo anno. Diciamo che l’idea è quella di fare squadra piuttosto che mettersi i bastoni tra le ruote a vicenda. E sta funzionando.

Nei tuoi romanzi c’è molta azione e la paura viene spesso esorcizzata da una battuta ironica, da uno scherzo a denti stretti, elementi che caratterizzano abbastanza la personalità di Mordenti. Non sembra, quindi, che la paura abbia così tanta presa su di lui. Però tu interverrai alla rassegna dedicata a Bologna, che inizia la prossima settimana, Paura sotto la pelle2: che cos’è la paura, per te? Qual è il messaggio del tuo intervento?

Io non ho mai creduto nel babau e l’unico uomo nero che mi interessa è quello sull’etichetta del porto Sandeman. Sono convinto che oggi le nostre paure provengano piuttosto dalla malattia, dalla mancanza di lavoro e di soldi, dall’incertezza di una società ingiusta e spietata. L’idea di ritrovarsi da un giorno all’altro senza più nulla, quello sì che fa paura, ed è ciò che oggi io sto provando a raccontare con i miei libri. Tutti i miei personaggi in qualche modo hanno paura, temono che la parte arida prenda il sopravvento, che l’indifferenza cresca al posto della passione e dell’umanità che li porta ad affrontare il loro lavoro con empatia. Perdere l’umanità è la cosa che oggi a me fa più paura. Lo vedo succedere a molti.

La paura si combatte, si reprime, si lascia esprimere, si esorcizza, secondo te?

Senza la paura non esiste il coraggio. Chi non ha paura è un incosciente e l’incoscienza non può portare nulla di buono. Il controllo della paura è una sorta di meditazione analitica che ti permette di affrontare qualsiasi sfida. Come dicevo prima, credo che per molte persone, oggi, il futuro faccia una paura bestiale.

Progetti per il futuro: Pierre Mordenti farà ancora parlare di sé, o sarà Zara?

Pierre Mordenti uscirà in libreria a fine febbraio con un nuovo romanzo che si intitola Ragione da vendere. È una storia insolita, nella quale le sabbie mobili saranno piuttosto profonde. Zara Bosdaves sta facendo delle cose, ma non mi mette al corrente. Potrebbe darsi che presto faccia parlare di sé o quantomeno si faccia sentire. Vedremo, le idee sono tante e il tempo poco.

Speriamo che anche Zara si faccia sentire presto... è una donna ben occupata, lei. Ma noi aspettiamo che si liberi dai suoi impegni, per accoglierla a braccia aperte. Grazie Enrico per il tempo che ci hai dedicato, e buon lavoro!

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