domenica 12 agosto 2012

L’enigma della morte di Marylin Monroe – Una ricostruzione plausibile


Probabilmente perché gli autori sono docenti di materie scientifiche, lo stesso libro ha un approccio scientifico ma non freddo all’argomento. Mette in risalto alcune caratteristiche passate in secondo piano o completamente ignorate da altri giornali e scrittori che si sono occupati del misterioso decesso. Marilyn fu trovata morta nella sua villa di Los Angeles, che aveva acquistato mesi prima. Nel pavimento dell’ingresso, alcune mattonelle riportavano una citazione di San Paolo: “Cursum Perficio”, “ho terminato la mia corsa”, che suona piuttosto sinistro, come se fosse una premonizione  della fine del suo corso di vita. Leggendo anche le vicende di quei mesi, e la trascrizione di alcuni dei colloqui con uno dei suoi analisti, Marilyn stava finendo anche il corso stesso della sua analisi. Dopo essere stata in cura da diversi terapeuti, tra cui la stessa figlia di Sigmund Freud, l’attrice arriva alla conclusione di non averne più bisogno. Dopo mesi, anni, passati a scavare nelle lacune e nelle ferite della sua anima, a rivedere, rimescolare e a piangere sul rapporto nero con una madre inesistente e troppo lontana, a cercare di vivere nonostante tutte le angosce e le solitudini che questo le causava, Marilyn vede con lucidità che ha terminato. E non perché è guarita. Non si può andare oltre. Non si può risanare qualcosa che non è mai stato sano. E’ la conclusione che aleggia da alcune frasi dell’attrice, una consapevolezza lucida e sinistra che l’ha accolta e accompagnata fino alla morte. Se si segue questo filone di pensiero, è facile pensare che Marilyn davvero si sia suicidata perché sconvolta dal non poter più fare nulla per se stessa, e tutto questo avrebbe una sua logica. Eppure, gli autori mettono l’accento sulle mille stranezze della notte in cui l’attrice viene trovata morta.
Insospettita dal silenzio e dalla luce che filtra sotto la sua camera a tarda notte, la sua governante chiama l’analista della Monroe chiedendogli di intervenire. Il terapista, dopo aver provato a entrare nella sua stanza, chiusa a chiave dall’interno, rompe il vetro della finestra. La governante chiama immediatamente un suo nipote per far riparare il vetro. Quando viene chiamata la polizia (Marilyn è riversa sul letto, senza vita), la stessa governante è impegnata a fare il bucato: sta lavando le lenzuola del letto dell’attrice, e quando viene interrogata, è evasiva, agitata, si contraddice, fornisce almeno tre versioni sull’orario del ritrovamento del cadavere. Non sembra spaventata dall’accaduto, ma da quello che deve dire affinché la polizia non la interroghi troppo. I numerosi testimoni, come i barellieri dell’ambulanza, l’addetta stampa di Marilyn, il detective che ha eseguito le prime indagini, danno tutti versioni diverse, sulla posizione del corpo, sull’orario in cui l’hanno vista, addirittura sul luogo in cui l’hanno ritrovata. Le stesse contraddizioni e diversità di versioni si riscontra anche nei referti di autopsia. Il corpo della Monroe è intossicato letteralmente delle sostanze calmanti che prendeva per riuscire ad affrontare i suoi mostri, interni ed esterni. Tuttavia, le quantità trovate nei suoi organi al momento del decesso non sono compatibili con le quantità di farmaci ritrovate nella villa. Avrebbero dovuto essere molti di più. E’ una conclusione molto precisa e attendibile, cui gli autori del libro arrivano confrontando i risultati dell’autopsia con le caratteristiche e le azioni delle sostanze nel corpo umano. Verso gli ultimi capitoli, ci si immerge in una ricostruzione-indagine degna dei telefilm dedicati alla polizia scientifica, come CSI, con numeri, statistiche, parametri, e definizioni. Per quanto le serie televisive menzionate sopra abbiano contribuito a sdoganare molto la criminologia e il suo modus operandi, alcuni termini, come Coroner, non suonano così familiari e comprensibili, per cui gli autori del libro, attenti nei confronti di lettori privi della loro formazione di base, forniscono brevi spiegazioni chiare ed efficaci dei termini  e delle procedure del settore.  Seguendo le “prove” (ammetto che è molto da telefilm, questa frase. Questo rivela un po’ quanto mi faccia influenzare, a volte…), e considerando gli ultimi giorni dell’attrice, da lei passati in compagnia di una nipote di Joe DiMaggio, gli autori arrivano alla conclusione che l’archiviazione della morte della Monroe come suicidio è stata davvero frettolosa, e in aperto contrasto con gli eventi e l’atteggiamento dell’attrice in quei giorni. Ma, se è stato un omicidio, chi è stato?

2 commenti:

  1. Certi enigmi tali resteranno per sempre.:)

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    1. ...purtroppo è vero: l'arte dell'insabbiamento è una delle poche che rimane insuperata, in qualunque epoca e campo.

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