Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912, l’inaffondabile
Titanic s’inabissò nelle acque gelide del Nord Atlantico. L’anno scorso, in cui
cadevano i 100 anni di questo evento, i telegiornali mandarono servizi sul vero
Titanic e sul titanico film di Cameron, che fu proiettato anche in quei giorni
sulle reti Mediaset. Per non parlare delle eco mai spente del disastro della
Costa Concordia, avvenuto a gennaio dello stesso anno. A qualcuno è sembrato un
modo grottesco e macabro di ricordare quell’altro evento di un secolo prima.
Quest’anno, invece, non se n’è saputo nulla, essendo tutti i giornalisti girati
da un’altra parte, intenti a cercare di scoprire cosa capiterà nel nostro
paese. Per un colpo di fortuna, navigando in Internet, ho visto la ricorrenza e
ho cominciato a pensare se avevo letto qualcosa del Titanic. Un bel numero di
articoli sicuramente, e il libro di Clive Cussler (Recuperate il Titanic!), che
però ho quasi del tutto cancellato dalla memoria. Per certo, so che da qualche
parte si nasconde una monografia dedicata alla nave, che tentava di far luce
sui mille misteri piccoli e grandi, e sui mille particolari negativi e
contrattempi che avrebbero potuto essere colti come segnali premonitori. Una delle caratteristiche di un furioso di
libri è che se ama un argomento, sente la necessità di procurarsi più libri
sullo stesso, per avere un quadro più completo, più voci da ascoltare per
crearsi la propria idea, per conoscere maggiori dettagli. Tuttavia, se il
furioso non è almeno un po’ ordinato (l’esatto contrario di quel che sono io),
qualche libro rischia di scappare dalla rete e di rifugiarsi a dormire indisturbato
negli angoli più remoti della libreria. O della casa, come capita qui. All’improvviso
mi è venuto in mente un libro che comprai parecchi anni fa, e che mi aveva
colpito per il nome assonante contenuto nel titolo. Amanda e Miranda sono due
giovani donne esattamente uguali nell’aspetto fisico: media altezza, snelle, pelle bianca, lunghi
capelli neri e folti, occhi di colore viola. Due gemelle? Il libro non lo
chiarisce mai, perché le due ragazze sono nate a pochi chilometri di distanza l’una
dall’altra, nei dintorni di Southampton, in Inghilterra, verso la fine del XIX
secolo.
Tuttavia, la reale distanza tra di loro equivale a quella tra il Sole e la Terra: Amanda è la terribile figlia viziata dei nobili e ricchi Whitwell, possidenti terrieri, e Miranda (che in realtà inizia la sua vita con il suo vero nome Mary) è l’unica figlia timida e ritrosa di una poverissima famiglia di contadini. Mary entra in scena mentre si sta recando con i suoi genitori nella dimora vittoriana di Nettlecombe dei Whitwell, per servire come cameriera, nel tentativo di costruirsi una vita meno difficile e stentata dei suoi familiari. Quando si presenta alla servitù, il maggiordomo e la governante sono impressionati dalla fortissima somiglianza della nuova cameriera con l’insopportabile padroncina, ma nessuno, contrariamente alle aspettative, perde tempo o energie a fare congetture strane, come una gemella persa o rapita per qualche strano motivo, e ora ritornata nella grande casa per rioccupare il suo posto. Non fa parte dell’intenzione dell’autore prendere la direzione della figliola dispersa ritrovata: sorvola velocemente con il pragmatismo tipico della servitù cresciuta con i propri padroni per molto tempo. Non sono affari che li riguardano, i padroni non sono persone da capire o da giudicare, ma da servire al meglio, e poi, quella ragazza non ha un minimo di nobiltà nel suo aspetto e comportamento: per qualche strano caso del destino è la replica della giovane padrona, ma è chiaramente una serva, nell’animo. E come tale viene trattata.
Tuttavia, la reale distanza tra di loro equivale a quella tra il Sole e la Terra: Amanda è la terribile figlia viziata dei nobili e ricchi Whitwell, possidenti terrieri, e Miranda (che in realtà inizia la sua vita con il suo vero nome Mary) è l’unica figlia timida e ritrosa di una poverissima famiglia di contadini. Mary entra in scena mentre si sta recando con i suoi genitori nella dimora vittoriana di Nettlecombe dei Whitwell, per servire come cameriera, nel tentativo di costruirsi una vita meno difficile e stentata dei suoi familiari. Quando si presenta alla servitù, il maggiordomo e la governante sono impressionati dalla fortissima somiglianza della nuova cameriera con l’insopportabile padroncina, ma nessuno, contrariamente alle aspettative, perde tempo o energie a fare congetture strane, come una gemella persa o rapita per qualche strano motivo, e ora ritornata nella grande casa per rioccupare il suo posto. Non fa parte dell’intenzione dell’autore prendere la direzione della figliola dispersa ritrovata: sorvola velocemente con il pragmatismo tipico della servitù cresciuta con i propri padroni per molto tempo. Non sono affari che li riguardano, i padroni non sono persone da capire o da giudicare, ma da servire al meglio, e poi, quella ragazza non ha un minimo di nobiltà nel suo aspetto e comportamento: per qualche strano caso del destino è la replica della giovane padrona, ma è chiaramente una serva, nell’animo. E come tale viene trattata.
Ora che mi ci fai pensare… sai che non ricordo di aver mai pensato a Miranda come probabile figlia illegittima? O magari il pensiero mi sfiorò, ma l’autore preferiva concentrarsi sul carattere dei personaggi. Non voglio anticipare, ma ricordo meschineria, grettezza, intrallazzi di altro genere.
RispondiEliminaScriverai altri post? Anche perché la parte più interessante è il famoso viaggio sul Titanic (omamma, no… adesso parte la colonna sonora di C. Dion, brrrrr! No, no, torno a leggere Gollum col suo Tessssoro)
Sì, almeno un altro post sul libro uscirà fuori.
EliminaE ricordi bene: meschineria e intrallazzi non mancano, tutt'altro.
Io ho una pessima memoria, ma questo titolo mi è rimasto stampato nella mente. É stato il primo libro che ho letto per mia volontá all'ètá di 12/13 anni. Scelto per caso, tra tanti altri, nella biblioteca del rione dove vivevo.
RispondiEliminaChe impressione ti ha fatto? A me è nata una curiosità fortissima per tutto ciò che riguarda il Titanic.
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