Una fortuna pericolosa
Ken Follett
Vedo il titolo e Neurino-mio attacca a
cantare “Fortune rota volvitur: descendo minoratus; alter in altum tollitur,
nimis exaltatus…”.
Mai sfidare la fortuna, già: è una ruota
che gira.
Giro il libro e leggo:
Inghilterra
1866. La tragedia irrompe in uno dei collegi più esclusivi del Regno: uno
studente muore annegato in un misterioso incidente che vede coinvolti anche due
giovani eredi della famiglia Pilaster, ricca dinastia di banchieri. Fatale disgrazia
o qualcosa di più complicato? È l’inizio di una spirale di intrighi e vendette
destinata a durare più di vent’anni, una guerra per il potere e il denaro
combattuta con il sesso, l’affetto, il delitto e la minaccia. Per amore o per
orgoglio, nessuno sembra disposto a fermarsi davanti a nulla, in una lotta
senza quartiere che rischia di travolgere tutti quelli che sono coinvolti.
Dai
circoli in cui si riunisce l’alta società londinese alle case di tolleranza
dove quella stessa società consuma i suoi più inconfessabili piaceri, dalle
sale da ballo ai sontuosi uffici di chi governa la finanza internazionale…
Due fratelli, Toby e Joseph Pilaster.
Toby sceglie di lavorare in proprio e fallisce, Joseph – non so ancora se odio
o meno la sua formidabile moglie Augusta – prosegue l’attività di famiglia.
I loro figli: Hugh intraprendente e col
fiuto per gli affari schiacciato dal suicidio del padre Toby ed il cugino
Edward, debole e succube della madre.
E attorno a loro un mondo che salta
fuori dalle pagine: adoro Follett. I suoi personaggi, i suoi contrasti, le
ambientazioni.
C’è l’umanità nei suoi libri.
L’essere umano in tutte le sue
sfumature, dall’infimo all’eccellente passando per ignobili, infami, viscidi,
ambiziosi, mediocri, buoni…
Ken Follett! Come si fa a ignorarlo? E' troppo in gamba, ed è un creatore di personaggi verosimili, cui ci si affeziona immediatamente...
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