Un altro libro d’inaspettata sorpresa. La sinossi parla di
un ragazzino, Lorenzo, che nel pieno degli Anni Sessanta si appassiona alla
corsa e alle imprese di Zatopek, l’uomo cavallo capace di correre fino alla
velocità di 20 km orari. Sono gli anni della vita in cui si assorbono tutti gli
stimoli esterni, e di questi molti indirizzeranno il corso degli eventi in una
certa direzione, senza contare l’impatto profondo con cui modellano il
carattere, il pensiero. Lorenzo non è un ragazzino comune, per quanto le
apparenze dicano il contrario. Fin dalle prime pagine emerge un’attenzione e
una sensibilità verso il mondo che non è patrimonio di tutti, e che tanto
spesso si perde con i primi contatti con gli altri.
Nel suo caso, andrà
diversamente.
Seguiamo Lorenzo nel suo sviluppo di vita e di crescita,
mentre incontra Aurora, la bellissima bimba bionda che aiuta un giorno a scuola
e che ritrova anni dopo, per uno di quei casi non-casi che sanno tanto di magia
e che sono così decisivi. Lo guardiamo diventare giovane uomo, nel fisico che
tempra con lo sport, nuoto e corsa, e nello spirito che si misura con i primi
scontri nel mondo adulto, con due padri (il suo e quello di Aurora) severi e molto
compresi nel loro ruolo, con alcune figure di allenatori sportivi non
esattamente cristallini, e con i primi incontri con culture diverse, come
quella da cui proviene il marocchino Abdelkader, il protagonista del titolo.
Se amate i libri complessi, talmente complessi da sembrare
facili, e volete arricchirvi senza timore di fare sforzi mnemonici, di lavoro
su se stessi, questo è il titolo che fa per voi.
Riccardo Martinotti è stato in
grado di operare un’alchimia non semplice, con questo libro. Ha unito il
commento tecnico sulle gesta atletiche di Lorenzo e Abdelkader con l’occhio
ampio dello spirito, al punto da farlo sembrare perfettamente naturale. Ha unito
la storia d’amore pudica di Lorenzo con la sua spinta umanitaria a considerare
gli altri prima di tutto creature degne di rispetto, a prescindere da età,
sesso, cultura, status sociale e dimensione del portafoglio. Ha percorso città
del Piemonte e il mare ligure, sopra e sotto, allungandosi fino in Marocco per
farci comprendere quanto è meraviglioso il pianeta che gli esseri umani
continuano a considerare solo uno sfondo distratto alle loro vicende all'insegna
del lavora-guadagna-sii-il-più-forte-spacca-tutto-e-tutti.
Ha accostato un giovane italiano e uno marocchino per
mostrare le infinite sfumature della definizione di “campione”. Il risultato è
un libro ricchissimo, dolce e fluido nello stile.
Mi sono divertita a lanciare la domanda “chi è davvero un campione?” durante la prima presentazione del libro che ho moderato mercoledì scorso, il 29 marzo, presso una libreria molto interessante, la Libreria Borgo San Paolodi Torino, in via Di Nanni 102/C, a Torino. Le risposte hanno contribuito a dipingere il ritratto della figura del campione, al di là e compresi i risultati puramente tecnici e sportivi.
Mi sono divertita a lanciare la domanda “chi è davvero un campione?” durante la prima presentazione del libro che ho moderato mercoledì scorso, il 29 marzo, presso una libreria molto interessante, la Libreria Borgo San Paolodi Torino, in via Di Nanni 102/C, a Torino. Le risposte hanno contribuito a dipingere il ritratto della figura del campione, al di là e compresi i risultati puramente tecnici e sportivi.
Piccola comunicazione di servizio: se
abitate a Torino e dintorni, e volete assistere alla seconda presentazione (in
ordine di tempo) di questo libro originale, segnatevi: Civico28, via Ravina
28/D a Torino, il 10 aprile alle 17,30.
Ci vediamo lì?
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.