Coloro che mi conoscono, sanno che io leggo raramente
poesia. Per un senso di pudore, prima di tutto. Fin dai tempi scolastici, mi
sono formata l’idea di non essere in grado di cogliere la delicatezza di
sentimenti e la diversità di espressione tipiche dello scrivere in versi. Ho
sempre visto l’arte della poesia come qualcosa da imparare, difficile, da
levigare e che fosse ad appannaggio di pochi, sia di coloro che scrivevano, sia
di coloro in grado di ascoltare e comprendere il loro linguaggio. Probabilmente
risento della soggezione sempre provata verso poeti di altezza immensa (e ne
abbiamo GIUSTO UN PAIO nella nostra storia letteraria) che oltre a
padroneggiare un linguaggio elevato e colto, erano in grado di decifrare e
indicare con chiarezza le sfumature dei sentimenti che li agitavano.
Inoltre, il mio atteggiamento un po’ spiccio mi ha sempre
portato verso la prosa, il romanzo in tutte le sue forme.
Finché non arriviamo a questo libro dal titolo essenziale:
Poesia. Messa da parte la soggezione per chi scrive in versi, mi sono seduta ad
ascoltare, e non solo a leggere. L’autore è Antonio Giuseppe Malafarina,
giornalista freelance dal 2011 e blogger del Corriere della Sera, come dicono
le sue note note biografiche. Anche il titolo del suo blog, presso il Corriere
della Sera, è veloce ed essenziale, Invisibili.
Per ascoltare la sua voce, quando parla di se stesso, consiglio questo articolo. Oltre che nel suo libro, l'ho trovato davvero lì, in quelle parole.
Poesia è il racconto totale di una vita totale. L’autore
dice di sé di non scrivere versi, ma versacci, ed è qualcosa che mi ha
divertito e mi ha messo a mio agio. In questo libro, i suoi versi/versacci sono
il modo in cui guarda la sua vita e il suo universo e lo trasmette a chi lo
circonda. C’è tutto e il contrario di tutto, specchio esatto e preciso di tutto
quello che può passare e sentire un essere umano che voglia vivere al completo.
Cosa vuol dire, vivere al completo? Vuol dire fermarsi all’apparenza delle
cose, e andarci oltre. Descrivere una bella donna di aspetto sensuale e farla
sfumare nel rimpianto. Lanciare un pensiero al mondo virtuale di Facebook e
prenderlo un po’ in giro, usando uno stile quasi da cantilena e gioco di
parole. Non avrei mai pensato di trovare un riferimento al social network più
amato e contestato della rete digitale, ma mi ha profondamente divertito e
colpito il modo leggero e preciso in cui è stato descritto nelle parole giocose
più adatte.
L’amore non manca, qui. E non sono solo donne, ammirate,
vagheggiate e accarezzate, ma anche ritratti vibranti e un po’ dolorosi di un
padre forte e ingenuo, e di una madre resistente al dolore. L’amore per se
stesso, senza fili di compassione ingombrante e inutile per la propria
condizione. Le descrizioni a lampi di luce forte dei paesaggi calabresi. Non mancano granelli di rabbia, che zampillano fuori in
alcuni versi che descrivono le piccole accuse che ci si lancia addosso in una
normale discussione. Ognuna delle poesie, circa un centinaio, è un frammento di
forma diversa del flusso vitale: un ritratto visivo di donna, una rievocazione
di profumi, una foto vecchia e mezza strappata, un brandello di conversazioni,
di rumori. Ci siamo dentro, e al tempo stesso siamo fuori. Osserviamo, e al
tempo stesso, viviamo.
È un libro di esperienza vitale: è come osservare un raggio
di luce che si scompone nei suoi colori di arcobaleno quando passa su uno
specchio, o su una frattura di vetro. È difficile
descriverlo, ma leggendo si può comprendere più facilmente, perché in quel caso
si impara a viverlo.
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