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venerdì 9 novembre 2012

Il simbolo perduto – In parte, una guida turistica!


Parlo di guida turistica, perché questo è l’effetto che mi ha fatto, ad un certo punto, seguire il professor Langdon e Katherine Solomon in giro per Washington, saltando dalla metropolitana al taxi, per sfuggire agli agenti di polizia e alla Cia, interessati a metter le mani sul rapitore-aguzzino di Peter Solomon, ma poco attenti a piegarsi alle sue richieste da ricatto. Essendo creature pragmatiche, con un lavoro molto pragmatico e d’azione, si occupano poco di sapere che c’è un segreto potentissimo che sta per cadere in mani sbagliate: devono salvare una vita e acciuffare e neutralizzare un pazzo amputatore. Ogni volta che i due personaggi in fuga toccano o entrano in un edificio che potrebbe essere interessante per scoprire il segreto, Dan Brown ne fa una piccola cronistoria, veloce, a dir la verità, ma con pochi tocchi riesce a risvegliare l’interesse. Non ho mai provato un desiderio così forte di andare a visitare Washington, come dopo aver letto il libro. Non credo che questo fosse proprio il fine dell’autore, aumentare le visite turistiche nella capitale, ma mi piacerebbe proprio andare a controllare di persona alcuni simboli che descrive, che vanno innocentemente a decorare facciate e capitelli, mentre in realtà sono elementi di un disegno molto più grande e visibile solo agli “iniziati”. Se ben ricordo, tuttavia, l’autore provocò un effetto “marketing turistico” con il primo libro del Codice da Vinci, spingendo folle di turisti nel Louvre e in giro per Parigi con il tomo sottobraccio da consultare, invece della classica guida turistica. I due fuggiaschi non hanno vita facile, mentre cercano di scoprire il segreto arcano da comunicare all’oscuro e spietato rapitore, un vero genio dei travestimenti.

venerdì 2 novembre 2012

Il simbolo perduto – Luoghi di potere


Messi nuovamente da parte vampiri, licantropi, streghe, Halloween e consimili, è il turno di un autore che si è principalmente dedicato a “cose strane”. Abbiamo anche noi una certa coerenza, sì. Dan Brown divenne famosissimo anni fa con il suo Codice da Vinci, scatenando anche una serie di polemiche non indifferenti. Del resto, andava a toccare la chiesa cattolica e anche alcuni dogmi di fede, per cui non poteva sperare di non suscitare almeno un blando rimprovero. Se dovessimo riassumere in “tags”, secondo lo stile web 2.0 così diffuso ormai, possiamo indicare: Santo Graal, Maddalena, Templari, Louvre. Dopo quel vespaio, Dan Brown ne sollevò un altro, con Angeli e Demoni, prendendo di mira la Santa Sede e l’elezione pontificia. Poiché vengono raccontati diversi particolari della vita all’interno del Vaticano, e qualcuno dei suoi riti, che normalmente dovrebbero essere tenuti segreti, mi ha sempre incuriosito la domanda: ma se solo chi lavora in Vaticano, e in certi luoghi, è a conoscenza di queste cose, lui, Dan Brown, come ha fatto a saperle? Domanda senza risposta, immagino…a meno che un giorno non arrivi a conoscere io lo scrittore, direttamente!
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