Ho già detto in lungo e in largo, soprattutto su Facebook,
che adoro i romanzi di Stefania Bertola, al punto che li collezionerò, non
appena riparate le crepe del mio tavolino di lettura. Promessa pronunciata, e
subito disattesa. Prima ancora di poter mettere mano ai danni del suddetto
tavolino, sono tornata a casa con l’ultimo libro dell’autrice, uscito da
pochissimo, Ragazze mancine. Devo smetterla di fare promesse da marinaio di
questo genere. Tutti i marinai di tutte le Marine del mondo sono rigorosi
mantenitori di parole date, in confronto alle mie esibizioni nel campo. Quando sono
andata alla presentazione del libro, sabato 16 novembre scorso, nella libreria
La casa dei libri di Rivalta, non credevo di battere il mio record di
promessa-infranta. Così è capitato, tuttavia, e me ne sono fatta una ragione. L’aver
infranto fioretto e dignità, tuttavia, mi ha regalato una lettura veloce e
godibilissima, che mi ha fatto riflettere e piegare dalle risate. Ancora una
volta, le donne sono al centro dell’attenzione della Bertola, sullo sfondo di Torino. Sono due,
talmente diverse l’una dall’altra, da dubitare persino che appartengano alla
stessa razza, e allo stesso sesso. Una è Adele Molteni, bella signora
trentaduenne, appartenente alla Biella-bene. Laureata, colta, dedita a nutrire
il proprio spirito di piaceri intellettuali come letture, visite alle mostre
più disparate, senza un giorno di lavoro all’attivo, grazie al marito
benestante, produttore di lane e cachemire pregiati. L’altra è Eva Fasano, giovanissima
nullatenente con figlia gattonante a carico, continuamente in movimento, da un lavoro
precario all’altro, per mantenere la sua piccola famigliola personale senza
padre. E’ un acrobata del precariato, Eva, e non se ne dispiace un momento:
afferra il lavoro dove lo trova, fosse anche per un giorno solo, e si specializza
in riciclo delle cose usate e rifiutate dagli altri, che lei trasforma per sé e
sua figlia. Come possono incontrarsi due donne del genere, che condividono solo
l’appartenenza allo stesso sesso?
Una detonazione nella vita di entrambe, che
si manifesta in modi diversi. Adele si sveglia un mattino scoprendo di aver
perso tutto, proprio tutto quello che la circondava fino al giorno prima:
marito, casa, beni. Il consorte Franco è fuggito con una giovane e rampantissima
bielorussa, che gli ha accuratamente svuotato i conti in banca. La casa stessa
è gravata da ipoteche, e nel momento in cui il fedifrago si polverizza, si
fanno avanti i creditori per rientrare, almeno di poco, dei debiti lasciati
indietro dal suddetto. In compenso, Adele scopre di essere diventata
proprietaria di un bellissimo cane, ereditato dall’amante bielorussa che non
poteva portarselo dietro nella sua nuova vita di ricca e rampante compagna dell’ex-imprenditore.
L’unico atto che un’imbambolata Adele riesce a fare, per cercare di riprendere
in mano i frantumi della sua vita esplosa, è quello di lasciare il cane in un
canile a Rho. Si ferma in autostrada, in autogrill, colta da un attacco di
pianto convulso a causa della sua situazione. Nel pieno della sua tragedia, le piomba
in macchina la giovane Eva con bimba attaccata, che le intima di partire
sgommando: è inseguita da un’arrabbiatissima signora che sbraita per avere il
medaglione che le pende dal collo. Sostiene di averlo perduto tempo prima in
una spiaggia a Mentone, e ora lo rivuole, lo pretende, lo esige; Eva, tuttavia,
non vuole restituirglielo, perché è il suo portafortuna. Da quando lo ha trovato,
su quella stessa spiaggia, alcune cose sono migliorate, e ha sempre trovato una
soluzione ai problemi che sorgevano. Eva e Adele si trovano improvvisamente
compagne di viaggio, e non solo perché sono in macchina insieme: essere tutte e
due spaventosamente precarie, prive e bisognose di tutto, le fa unire in una
convivenza non facile, ma tanto, tanto divertente. Inizia una girandola fluida
e densissima di persone, situazioni, colpi di scena, talmente agganciati l’uno
all’altro, da far sembrare il gioco delle bambole russe una faccenda spigolosa
e meccanica. Non posso raccontarle qui, perché rischierei di scrivere un enorme
“spoiler” e non me la sento di privarvi della gioia e del divertimento di
leggere questo libro, che si inizia a mangiare al mattino a colazione, e si finisce
giusto poco dopo cena, dopo il digestivo. Come ho già avuto modo di dire per Ne
parliamo a cena, lo stile di Stefania Bertola è la sua punta di diamante; l’ironia
e la risata sono naturali, spontanee, e rendono le frasi leggere, fluide,
essenziali. Non c’è bisogno di termini roboanti o ricami di stile: è il
risvolto umoristico di ogni situazione, anche la più nera, che permette una
narrazione veloce e ingannevolmente leggera. Le vicende raccontate assomigliano
a quelle delle favole in cui le principesse si trovano buttate nel mondo freddo
da un momento all’altro, senza scarpette d’oro e maggiordomi servizievoli, e
passano molteplici peripezie, prima della soluzione finale. Ma disseminate qua
e là ci sono considerazioni serie, spunti di riflessione, specchi di situazioni
sgradevoli vissute realmente nelle vite di chi legge. Sotto le risate che mi
scuotevano di fronte all’imbecillità di certi personaggi, mi meravigliavo di
quanti pezzi miei ci fossero in alcuni di essi, come Adele. Un paio di volte ho
avuto l’impressione che riecheggiasse i miei modi di dire e di pensare, i miei
atteggiamenti; la sua affermazione di essere senza cuore, perché priva della
visione romantica a stelline e cuoricini dell’amore (una delle possibili, sotto
questo cielo), fa l’esatto paio con la mia auto-definizione di “cuore di
granito”. E la sua ingenuità di fondo, unita all’essersi rinchiusa in un suo
bel mondo personale rifinito e perfetto, mi ha ricordato in maniera dolceamara
il mio stesso atteggiamento, a volte cieco, di qualche vita fa. L’ho
riconosciuta sorella, in qualche modo, e l’ho amata subito, per quanto talvolta
avrei voluto tirarle i capelli, come credo che capiti in tutte le famiglie
nella vita reale. Questo è uno dei motivi che mi portano ad amare autori come
Stefania Bertola: sono in grado di creare sorelle e fratelli per i lettori, pur
non avendo assolutamente idea di chi siano, e di che faccia abbiano.
Mai letto nulla di suo. Credo di dover rimediare al più presto...
RispondiEliminaSono sicura che ti piacerebbe. Svaga la testa, allieta il cuore, e fa pensare, sotto le risate. Lo specchio della vita, punto per punto!
EliminaSembra davvero un bel libro, in stile femminile: con il sorriso e la riflessione assieme.
RispondiEliminaHai fatto un'ottima recensione, complimenti!! :)
Grazie mille per il tuo apprezzamento! :-) Sì, è un libro bello e ricco, offre molto a chi legge. Quando lo si chiude si sente un po' di nostalgia per i suoi personaggi, ma si ha anche la sensazione di aver imparato e capito qualcosa di più sulla propria vita.
EliminaE già, ti vedo proprio opporre una strenua resistenza ad un libro!
RispondiEliminaNoi, “papirofaghe incallite”, dalla forza di volontà adamantina:
“guarda, è appena arrivato il nuovo di…” ed il libraio non finisce la frase, perché abbiamo già il libro fra le mani, assieme al borsellino.
E adesso – dopo avermi fatto scoprire un’italiana decente, la Palazzolo – mi tenti con S. Bertola (a proposito: Bértola o Bertòla?)…
ho perso un pezzo: per me è come una via del centro qua a Torino, Bertòla, ma non si sa mai...
RispondiElimina...è come la via del centro, esatto. Ah, sono stata forte quanto un foglio di carta velina investito da raffiche di vento. Marco mi ha chiesto: "non lo compri? Così ti fai fare l'autografo." Risuonava ancora la f di autografo, e io avevo già scavalcato pile di persone, afferrato e pagato il libro, ed ero in coda per andare dalla scrittrice. Proprio un esempio di forza e resistenza adamantine, sì. XD
Eliminasembra un libro molto interessante. io amo le "storie di donne per donne che hanno per protagoniste le donne". da loro ho sempre da imparare. approfitto del Natale per far un giro in più in libreria! baciii
RispondiEliminaAllora amerai i libri di Stefania Bertola. L'ultimo è strepitoso, e si legge veloce e con enorme piacere. Io l'ho scoperta da pochissimo, con Ne parliamo a cena, di cui ho scritto qui nel blog, e ne sono assolutamente entusiasta. Ora aspetto solo di collezionare gli altri...
EliminaTi ho appena conferito un premio:-))
RispondiEliminaBaciotti!!!
Grazie, vengo subito a ritirarlo!
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