martedì 29 gennaio 2013

Il seggio vacante – Nessuno è come sembra.


Non mi dilungherò oltre sulla trama, perché, da questo momento in poi, si dispiega una catena di azioni e reazioni, che porterà a due lutti, di cui un suicidio. Ho detto già troppo. Ogni azione e parola dei personaggi corrisponde ad una reazione emotiva quasi sempre negativa, che sfocia in una contromossa di perfidia. E non parlo solo degli adulti, presi nei loro giochi di potere politico, di seduzione o di prevaricazione. Tra i consiglieri colleghi di Fairbrother, compresi quelli all’opposizione, si scatena una guerra sotterranea fatta di sorrisi accomodanti, ed estenuanti strategie elaborate da soli o con altri di cui si cerca disperatamente l’alleanza. La seduzione coinvolge soprattutto la moglie di Miles Mollison, Samantha, che tenta di sentirsi nuovamente viva e ventenne, per sfuggire alla prigionia della vita asfissiante in un posto piccolo e compresso come Pagford. Fallito il tentativo di attirare l’attenzione del bellissimo marito della dottoressa Jawanda, Samantha tenta di consolarsi guardando un dvd musicale della figlia adolescente. La visione distratta viene improvvisamente risvegliata e calamitata da uno dei componenti della boy-band del momento, un bel giovanotto palestrato, poco vestito, e prodigo di sguardi languidi.
L’atmosfera creatasi trasporta la donna al tempo in cui aveva l’età della figlia, e il suo corpo florido attirava sguardi affamati e la sua generosità le regalava momenti di esaltazione ormai frantumati e calpestati dagli anni di matrimonio. Questa sua improvvisa ossessione per la boy-band preferita della figlia, che lei coltiva in segreto, quasi fosse una relazione extraconiugale, culminerà in un gesto avventato, frutto della frustrazione del momento, che la farà diventare improvvisamente la mantide della cittadina. Questo è solo uno degli esempi di comportamento sempre più deviante e bizzarro che si verifica nella comunità degli adulti “responsabili” di Pagford. Gli adolescenti, i loro figli, non sono da meno. Alle piccole e grandi guerre intestine tipiche dell’adolescenza, condotte contro i coetanei brutali, e contro se stessi, rei di essere cambiati e non più riconoscibili ai loro stessi occhi, si aggiungono quelle condotte contro il mondo adulto dei genitori, visto come prevaricatore, ostile, malvagio, ipocrita. Sono tutte caratteristiche che vanno a risvegliare il guerriero dormiente di ogni adolescente, che sembra avere come missione riempirsi di rabbia verso il mondo esterno, e lanciarsi contro di esso con tutta la forza e l’avventatezza dei quindici-sedici anni. E qui non si tratta di reagire e rispondere alle prese in giro e alle frecciatine dei compagni di scuola, veloci a individuare i difetti più dolenti di quelli più deboli e più silenziosi e ad esagerarli per sbandierarli al vento e a farne gogna. Si tratta di tramare la rovina di un padre violento, arrogante e pieno di disprezzo per tutti tranne che se stesso, che non risparmia occasione per coprire di insulti infamanti e vergognosi i suoi stessi figli. Si tratta di smascherare e colpire un padre assente in amore, che nasconde il proprio rifiuto sotto un’apparenza di severità, e solo portato all’esasperazione riesce ad ammettere che non avrebbe mai voluto il figlio che si è ritrovato in casa, e che lo ha fatto solo perché costretto dalla moglie. È un uomo lacerato e distrutto tra i pezzi sparsi della sua corazza, preda della vergogna di non aver superato il suo limite, quello che ammette di non essere riuscito ad amare senza condizioni. Dopo essere passato dalla nudità di questi sentimenti graffianti, che la Rowling gli impone, riesce a ripartire, perché scopre che il figlio rifiutato, nonostante la corazza di indifferenza e di crudeltà verso il prossimo che si è costruito per ripararsi, ha davvero bisogno di essere amato e di capire che c’è bisogno di lui in questo  mondo, per non essere forzato ad abbandonarlo con un gesto autolesionista. Si tratta, ancora, di reagire alla rivoltante violenza sessuale di un uomo sordido e violento, uno spacciatore di mezza tacca capace di farsi valere solo con donne spezzate dall’eroina o da adolescenti sbruffone e fragili. Parte tra i merletti, il verde sfolgorante delle colline al tramonto e le casette ordinate di Pagford, il romanzo del seggio vacante, per poi precipitare in un’ampia cloaca, coperta di marmo bianco piacevole, ma ribollente del peggior fango melmoso possibile.  Quando qualcosa viene gettato in quel fango, come la pietrolina di un infarto che porta via un coraggioso consigliere impegnato a rivalutare una periferia degradata, tutto in quel fango schizza in alto e si riversa al di là delle piastrelle di marmo. Ci vuole dell’acqua, come quella veloce del fiume Orr che scorre in Pagford, che si porta via una vita, a spargere il fango e diluirlo, per poi azzerare alcune situazioni e favorire la partenza nuova verso rapporti migliori, su basi più solide e con meno rabbia e incomprensione.

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