Questo è uno dei libri simbolo del Salone del Libro 2016,
per me. Il titolo è buffo, in contrasto totale con il contenuto, che inizia
molto seriamente.
Siamo in Veneto, ai giorni nostri, con una situazione
economico-politica molto simile alla nostra. I controlli da Grande Fratello (il
Moloch originale di Orwell, non la pietosa imitazione di un reality show che
tanto entusiasma ancora) irrigidiscono la società, sviliscono ed esasperano gli
animi: non c’è denaro, l’unico presente possibile parla solo di povertà, nessun
futuro possibile. Un gruppo di sessantenni decide di rovesciare la situazione,
per reagire ai poteri forti e occulti che stanno strangolando il Paese.
Organizzano una rapina ingegnosa, nel periodo di Natale, secondo lo stile di
Robin Hood: il bottino sarà spartito tra di loro e…l’intera nazione.
O meglio,
la parte più povera e che fa fatica a mettere insieme pranzo e cena, della
popolazione. Sembra un successo. Presto, però, si rivelano altre complicazioni,
insorgono imprevisti, cadono maschere insospettabili.

Se volete leggere un romanzo di taglio giornalistico, ma
senza freddezza e con una certa partecipazione sorridente alle vicende asciutte
che si svolgono, questo è il titolo che fa per voi. Se dovessi pensare ad un’incarnazione
cinematografica delle atmosfere e della personalità dei protagonisti, mi
verrebbe in mente il filone dei giustizieri, incarnato da Charles Bronson.
O il
Clint Eastwood della Frontiera americana vista tramite gli spaghetti western, che
sentenzia “Quando un uomo con la pistola
incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto.” I
buoni e i cattivi qui, condividono una certa brutalità e tendono a confondersi
nell’apparenza, almeno finché non rendono manifesto il loro schieramento.
Esattamente come la nostra vita reale: quante volte quello che credevamo buono
non si è rivelato tale, e viceversa?
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