Un altro motivo per cui questo libro mi ha letteralmente
entusiasmato è il suo formato: è un bel tomo spesso, di oltre mille pagine, in
controtendenza con i libri degli ultimi tempi, che tendono ad essere più
piccoli, e se raccontano di vicende lunghe, le spezzettano in trilogie o
tetralogie. Il suo formato compatto mi piace molto e me lo rende anche
particolarmente simpatico. Il periodo particolarmente lungo della narrazione mi
ha permesso di vivere un po’ di più con i suoi personaggi, che sono moltissimi.
Sono gli abitanti di almeno due o tre villaggi, su cui spiccano due famiglie in
particolare, le cui vicende s’intrecciano strettamente quasi subito, e i monaci
di almeno due priorati. Verso la seconda metà del libro entreranno anche in
scena la corte inglese (almeno per un paio di capitoli), e la cattedrale di
Canterbury. Era da diverso tempo che non passavo così tanto tempo con le
creature di carta, ed è stato come ritornare davvero a casa. E’ così che mi
piace leggere i libri, entrandoci dentro e condividendo tutto con le creature
che lo abitano. Sono andata in giro a cercare lavoro trascinandomi dietro una
famigliola stanca e coraggiosa, come Tom il costruttore. E’ uno dei primi
personaggi che vivono nei capitoli iniziali del libro.
giovedì 29 novembre 2012
giovedì 22 novembre 2012
I pilastri della terra – Un’altra cattedrale…
Di nuovo le cattedrali. Questo blog ha una sua coerenza involontaria,
in un certo senso: i libri che ho scelto finora di inserire qui sono collegati
tra loro in qualche modo. Questo libro è incentrato su una cattedrale in
particolare, e verso la fine ne mostrerà una già costruita e diventata famosa
suo malgrado per un assassinio sacrilego. Sì, proprio lei, la Cattedrale di
Canterbury. Quando ho iniziato a leggere I pilastri della terra non avevo idea
che avrei sentito parlare di lei di nuovo. Nel riassunto di copertina, si parla
della costruzione di una cattedrale gotica nell’Inghilterra medievale, ma non sono
indicate date precise, per cui si poteva trattare di qualunque edificio, di
qualunque anno, di qualunque parte dell’Inghilterra. Il Medioevo ha avuto una
certa durata, per cui c’era l’imbarazzo della scelta. Quando ho iniziato a leggere, ho scoperto che
si trattava di uno dei periodi storici che mi piacevano maggiormente, il XII
secolo, nella zona compresa tra Salisbury, Winchester, Kingsbridge, nel Sud
della Gran Bretagna e più precisamente dall’anno 1135 al 1174. Alcune delle
località descritte non esistono più, poiché si tratta di piccolissimi feudi attaccati
ad un castello di riferimento e ad uno o più piccoli villaggi. Nel momento in
cui il castello veniva distrutto, anche il villaggio annesso poteva seguire la
stessa sorte. Posso dire che ho adorato letteralmente questo libro, per
moltissime ragioni. E’ quasi scontato l’argomento: leggevo tutto quello che
potevo sul periodo storico del Medioevo, soprattutto britannico. Le cattedrali,
con la loro imponenza, mi hanno sempre affascinato e intimorito.
mercoledì 21 novembre 2012
Collezionisti di libri – Furiosi, maniaci, fuori dalla realtà…
…e chi più ne ha, più ne metta. Non ricordo come sono
inciampata in questa citazione:
“Colleziono nuovi libri allo stesso modo in cui le mie
amiche comprano borse firmate. A volte mi basta sapere di averli, e non mi
pongo il problema se riuscirò a leggerli. Non che alla fine non li legga tutti,
a uno a uno. Lo faccio. Ma il solo gesto
di comprarli mi rende felice: la vita diventa più promettente, più appagante.”(J.
Kaufman, K. Mack - Libri e amori a Los Angeles)
La condivido in pieno, però. Ogni parola. Per quanto
riguarda le borse, ne ho pochissime, e uso sempre quelle finché non cadono a
pezzi, e solo allora mi decido a sostituirle. Per quanto riguarda i libri…se si
è posseduti dal furore, lo si tiene e basta. Non si guarisce. Non si deve
nemmeno provare a guarire…fatica sprecata. Sono anni che tento di limitarmi, ma
senza avere nessun risultato, almeno di una certa consistenza. Dal periodo
estivo fino ad oggi, sono stata invasata dal furore più volte, opponendogli una
resistenza da lumaca stanca, e ho dato asilo ad almeno dieci libri degli
argomenti più disparati, che compariranno qui, uno per volta. E mi basta sapere
di averli; lancio uno sguardo alle pile (sì, al plurale) che si sviluppano in
altezza su un tavolino basso cercato appositamente per ospitare i libri da
leggere, e mi sento “bene”. Le copertine colorate, le promesse di conoscenza
(sono anche romanzi, non solo saggi o libri da meditazione), le sagome
compatte, l’odore della carta nuova: ce n’è abbastanza per tenere calma la mia
dipendenza. Dipendenza che ora è esplosa rileggendo questa frase, per cui
smanio già di avere quel libro, che sembra raccontare il mio ritratto senza
assolutamente conoscermi. Visto? E’ un gatto che si morde la coda, un circolo
vizioso: il possesso di un libro calma la dipendenza, ma basta uno sguardo ad
una vetrina di libreria, una frase citata da un’altra opera, e la fiamma
divampa. Senza speranza…!
lunedì 12 novembre 2012
Le priorità di un bibliofilo
Riecheggiano leggermente il titolo di un libro che andava
per la maggiore qualche anno fa, Eat Pray Love, di Elizabeth Gilbert, che sarà
presto oggetto di discussione qui. E suonano un po’ come dei “comandamenti”:
nutriti, riposati e dedicati a cose importanti, ovvero LEGGI! In vacanza mi è
anche capitato di sovvertire queste priorità, facendo passare prima di tutto
leggere, poi mangiare se c’era tempo, e infine dormire. In spiaggia si
mescolano un po’: mangi mentre leggi, dormi, leggi mentre dormi (a chi non è
capitato chiudere il libro per cinque minuti di sonnellino, ripensando alle
vicende appena lette e dando loro un seguito?), dormi mentre leggi, ecc.
venerdì 9 novembre 2012
Il simbolo perduto – In parte, una guida turistica!
Parlo di guida turistica, perché questo è l’effetto che mi
ha fatto, ad un certo punto, seguire il professor Langdon e Katherine Solomon
in giro per Washington, saltando dalla metropolitana al taxi, per sfuggire agli
agenti di polizia e alla Cia, interessati a metter le mani sul rapitore-aguzzino
di Peter Solomon, ma poco attenti a piegarsi alle sue richieste da ricatto.
Essendo creature pragmatiche, con un lavoro molto pragmatico e d’azione, si
occupano poco di sapere che c’è un segreto potentissimo che sta per cadere in
mani sbagliate: devono salvare una vita e acciuffare e neutralizzare un pazzo
amputatore. Ogni volta che i due personaggi in fuga toccano o entrano in un
edificio che potrebbe essere interessante per scoprire il segreto, Dan Brown ne
fa una piccola cronistoria, veloce, a dir la verità, ma con pochi tocchi riesce
a risvegliare l’interesse. Non ho mai provato un desiderio così forte di andare
a visitare Washington, come dopo aver letto il libro. Non credo che questo
fosse proprio il fine dell’autore, aumentare le visite turistiche nella
capitale, ma mi piacerebbe proprio andare a controllare di persona alcuni
simboli che descrive, che vanno innocentemente a decorare facciate e capitelli,
mentre in realtà sono elementi di un disegno molto più grande e visibile solo
agli “iniziati”. Se ben ricordo, tuttavia, l’autore provocò un effetto “marketing
turistico” con il primo libro del Codice da Vinci, spingendo folle di turisti
nel Louvre e in giro per Parigi con il tomo sottobraccio da consultare, invece
della classica guida turistica. I due fuggiaschi non hanno vita facile, mentre
cercano di scoprire il segreto arcano da comunicare all’oscuro e spietato
rapitore, un vero genio dei travestimenti.
martedì 6 novembre 2012
Il simbolo perduto – Viaggio allucinante
Il titolo del libro di Asimov potrebbe riassumere bene il
tipo di trama del Simbolo perduto. Dal momento in cui il professor Langdon
entra al Campidoglio, inizia un viaggio davvero allucinante, dal momento in cui
si scopre che il suo amico Peter Solomon non l’ha mai invitato a tenere una
conferenza e che non dà notizie di sé da qualche giorno. A coronare la leggera
ansia che comincia ad attanagliare il povero docente, è la scoperta di una mano
mozzata, con pollice e indice sistemati a indicare l’alto, nella cosiddetta
Rotonda del Campidoglio. E quella mano appartiene proprio a Peter Solomon…e qui
siamo solo alle prime battute. Langdon viene contattato al cellulare da
qualcuno che gli propone uno scambio: il resto (vivo) del suo amico in cambio
dell’apertura di un portale di accesso ad una conoscenza illimitata e
misteriosa. Da come si è comportato, e dal modo in cui si rivolge al
professore, si capisce che ci troviamo di fronte allo psicopatico di turno,
convinto di essere l’unico destinatario di quel sapere millenario, segreto e
potentissimo, deciso a governare il mondo, tenendo il resto dell’umanità nell’oscurità
dell’ignoranza e possibilmente schiacciata sotto il suo tallone amorevole.
venerdì 2 novembre 2012
Il simbolo perduto – Luoghi di potere
Messi nuovamente da parte vampiri, licantropi, streghe, Halloween
e consimili, è il turno di un autore che si è principalmente dedicato a “cose
strane”. Abbiamo anche noi una certa coerenza, sì. Dan Brown divenne
famosissimo anni fa con il suo Codice da Vinci, scatenando anche una serie di
polemiche non indifferenti. Del resto, andava a toccare la chiesa cattolica e
anche alcuni dogmi di fede, per cui non poteva sperare di non suscitare almeno
un blando rimprovero. Se dovessimo riassumere in “tags”, secondo lo stile web
2.0 così diffuso ormai, possiamo indicare: Santo Graal, Maddalena, Templari, Louvre.
Dopo quel vespaio, Dan Brown ne sollevò un altro, con Angeli e Demoni,
prendendo di mira la Santa Sede e l’elezione pontificia. Poiché vengono
raccontati diversi particolari della vita all’interno del Vaticano, e qualcuno
dei suoi riti, che normalmente dovrebbero essere tenuti segreti, mi ha sempre
incuriosito la domanda: ma se solo chi lavora in Vaticano, e in certi luoghi, è
a conoscenza di queste cose, lui, Dan Brown, come ha fatto a saperle? Domanda
senza risposta, immagino…a meno che un giorno non arrivi a conoscere io lo
scrittore, direttamente!
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