lunedì 11 maggio 2015

Roberto Saviano - ... Leggete per vivere!

Sono giornate lunghe, difficili e impegnative per me ultimamente, come per tanti di voi; il mio cervello sempre in movimento spesso mi chiede di essere spento, ma cerco di non assecondarlo soprattutto se si parla di lettura.
Ieri sera, oppure posso dire questa notte nelle ore insonni che mi accompagnano, mi sono imbattuta in Roberto Saviano, un Roberto Saviano ospite in un programma per ragazzi.
Ascoltandolo mi sono emozionata, soffermandomi sul peso delle sue parole, sul messaggio lanciato a tanti giovani raccolti in uno studio che per un caso strano della vita si sono trovati in mano un libro regalato. Per qualcuno sarà stata la prima volta, per qualcuno magari la centesima.
Nelle pagine del blog, nei giorni scorsi, abbiamo letto le parole di Loredana sull’iniziativa #io leggo perché# e nei giorni prima e dopo io ho seguito i tanti articoli usciti sui giornali circa la diffidenza delle persone che per regalo si sono trovati un volume in mano il giorno dell’iniziativa.
A tre giorni esatti dall’apertura del salone del libro di Torino e in un mese di maggio da sempre mese del libro, voglio dedicare a tutti voi questo stralcio dell’intervento di Roberto Saviano, sperando che arrivi diretto ai vostri cuori come è arrivato al mio e la certezza che ognuno di voi “furiosi lettori” , sparga a macchia d’olio questo messaggio spettacolare: NON LEGGETE PER DIVERTIRVI, NON LEGGERE PER ISTRUIRVI, LEGGETE PER VIVERE!

A voi le parole di Roberto Saviano:

Penserete avendo questo libro tra le mani cosa c’entra? Proprio in questo momento un libro, io credo che invece c’entri molto: nessuno più di un ventenne, perché questa è la vostra età ha il diritto meraviglioso di avere un libro tra le mani. Al libro in realtà ci si arriva da soli lo so, suona un po’ paternalistico il consiglio, l’indicazione “leggi”, sembra quasi come “ama veramente” “ascolta buona musica” ti senti un po’ invaso quando ricevi il consiglio ma mi sono preso questi minuti invece per invitare a guardare il libro non come una montagna inscalabile come spesso succede, si percepisce una raccolta di poesie, un romanzo, un saggio, come qualcosa di complicato da affrontare. Anzi invito a catapultarvi nelle librerie, saccheggiare libri, mettere Il naso tra le pagine, senza timore: la complessità è una delle cose più belle da affrontare nei libri. Ci sono libri terribili, orrendi, altri invece meravigliosi ma sta a voi la scelta e leggendoli si comprende la differenza.
Spesso mi è capitato di pensare, da quando ho il libro tra le mani, che non sono semplici parole, ma qui dentro c’è tempo, tempo per scriverlo, tempo per assaporarlo; avete tra le mani una cosa preziosa in questo momento, non è un titolo, non è un trailer, non è un flash, tempo, qualcosa che starà con voi per un po’, che è stato costruito attraverso tempo. Mi è sembrato sempre quando leggo di moltiplicare il tempo, come se la mia vita non mi fosse mai fino in fondo bastata e leggere mi aumentava la vita. Ma non è perché ti senti più bravo o hai più nozioni, hai più possibilità di percepire le strade dell’esistenza. Umberto Eco dice una cosa anche divertente “se un uomo di 70 anni non ha mai letto e ad un certo punto e muore, muore dopo aver vissuto 70 anni, se un uomo invece ha letto muore a 5000 anni” perché leggendo è stato lì nell’esatto momento in cu Caino ha ammazzato Abele, è stato lì quando Cesare è stato pugnalato, è stato lì quando Leopardi ha fissato l’infinito.
Leggere in qualche modo è avere un’immortalità al contrario, è come se ci permettesse di vedere l’intero percorso che ci ha portato qui, quindi vivi di più, sei qualcosa in più. In questi anni un po’ complicati io ho identificato la mia vita con i libri, cioè dove c’erano i libri lì sentivo casa, forse è proprio per questo che ho scelto oggi di portare questo libro che quando ero ragazzino mi piaceva tantissimo che è Dostoevskij con “Le notti bianche”, perché c’è il protagonista che ha 26 anni, e Dostoevskij non gli da un nome, si chiama il Sognatore, un ragazzo un po’ solitario che passa la vita attraversando libri e sognando un’esistenza che sente lontana ma che cerca di avvicinare attraverso le pagine. Sogna anche un amore romantico che sente irrealizzabile, però una notte succedere qualcosa, una notte bianca. Le notti bianche sono quelle prime notti d’estate in Russia del nord dove il celo non diventa mai buio e anzi è chiaro. Dostoevskij inizia proprio così, dicendo “era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani gentile lettore, il cielo era stellato, sfavillante tanto che dopo averlo contemplato ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi”...prosegue con il racconto e poi asserisce: “La potenza di Dostoevskij risiede nel raccontare il sentimento, l’emozione. Qui forse è bene ricordare che non dovete dare per scontate le emozioni o i sentimenti, in molte parti del mondo non è possibile esprimere emozioni etc etc ci sono molte parti dove baciarsi in pubblico è reato.... Ci sono in molti stati delle regole durissime che impediscono alla felicità di essere espressa; vi ricordate “Happy” di Pharrell? C’erano diverse cover che facevano del suo video, ne avevano fatte in tutto il mondo, in Italia ovunque, ebbene hanno fatto quella cover anche in Iran che decidono di fare appunto “Happy” di Pharrell, di riprendersi, di postare on line, e di farlo sui tetti di Teheran, provo a farvi vedere questo video (VIDEO).
Questi ragazzi provano a fare questo video per raccontare al mondo che anche i giovani iraniani vogliono sorridere, giocare, danzare. La polizia si accorge di questo video, li arresta, li condanna a sei mesi di carcere e a 91 frustate a testa, una condanna ricevuta con la condizionale che li costringerà nella tv pubblica a chiedere scusa. La condanna è aver violato la morale pubblica: uomini che danzano con donne, poi una musica americana. Questo è un peso specifico, del provare un’emozione, del poter provare a condividerla e non è l’unico caso. Pensate che pochissimo tempo fa in Libia, l’Isis, ne avrete sentito parlare, soldati autoproclamatisi dello Stato Islamico hanno requisito in Libia strumenti, tamburi, in altre parti hanno requisito chitarre. Ho portato delle foto che mostrano come raccolgono questi strumenti e gli danno fuoco perché nella loro folle interpretazione dell’Islam li considerano strumenti nemici. Vedete, ancora una volta la musica, l’amore, il sentimento e la condivisione della felicità è visto con pericolosità, e non è soltanto una questione del fondamentalismo islamico… Insomma, può sembrare incredibile, ma si ha paura dell’amore, del sentimento perché almeno per un momento, quando provi quell’emozione, pensi che le cose possano cambiare… Queste canzoni, come “Happy”, mica sono una canzone di denuncia sociale, mica sono dei reportages, delle accuse politiche, no, ma semplicemente ti dicono che vale la pena vivere e vale la pena vivere con felicità e se vuoi vivere con felicità non subisci quei regimi, vuoi cambiare le cose, vuoi trasformare, è per questo che fa paura… Ho parlato troppo -conclude Saviano- ma c’è il passaggio di una lettera che Gustave Flaubert scrive ad una donna e in queste righe lui fa il più bell’invito a leggere che ho mai sentito nella mia vita e recita così “non leggete per divertirvi, non leggete per istruirvi, no, leggete per vivere”


SimoCoppero

1 commento:

  1. Condivido le parole di Flaubert che Saviano saggiamente riporta...sento molto la questione del leggere per vivere. E ultimamente, leggo anche per curarmi varie ferite lasciate aperte. I libri sanno essere uno splendido balsamo cicatrizzante, molto spesso.

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