venerdì 13 luglio 2018

Massimo Carlotto e Marco Videtta – Le vendicatrici – Chiudere un ciclo

LoreGasp


… un ciclo che stava aspettando da diverso tempo! Nel 2013 trovai quasi per caso Il primo di un ciclo di quattro romanzi, scritti da Massimo Carlotto in collaborazione con Marco Videtta, per la rubrica Scrittori Made in Campania. Carlotto non è proprio originario di quelle parti, verissimo, ma il collega Videtta che lo affiancò in questo ciclo sì, per cui mi disposi a leggere.

Sorvolo sull’aggancio solido del titolo. Quel “vendicatrici” messo lì apriva da solo mondi su mondi.
Il primo romanzo ci fa conoscere soprattutto Ksenia, la sposa siberiana, come dice il sottotitolo. Arrivata in Italia con un matrimonio combinato che nei suoi sogni avrebbe dovuto migliorarle la vita, scopre che quello è in realtà il primo passo per sprofondare in un inferno di violenza e schiacciamento solo ai suoi danni. Il viaggio per riemergere da quell’abisso, però, la porta in contatto con altre tre donne, Eva, Sara e Luz, ciascuna con la sua storia horror nelle fibre. Si riveleranno amiche, famiglia, guerriere, solidali, socie, amanti: un gruppo di titanio. Un gruppo di quattro donne inferocite con la società maschile che le ha prese a calci in faccia per diletto e sfruttamento, che le porta a trasformarsi, appunto, in vendicatrici. Ciascuna di loro a suo modo, con il suo carattere e i suoi tempi.

Dopo Ksenia, ci spostiamo a conoscere Eva D’Angelo. Proprietaria di una profumeria piuttosto nota nel quartiere (siamo a Roma), con un ex marito ingombrante, Renzo, che l’ha lasciata presto in un mare di debiti. Renzo ama donne e bella vita, ma non affaticarsi troppo a lavorare. Per quello c’è sempre stata Eva, dinamica, intraprendente, che non si tira mai indietro. Un giorno ritorna, bello come sempre, superficiale come sempre, ingannatore come sempre, ed Eva ricade sotto il suo incantesimo. Questa volta, però, dietro le rose e i fiori di una riconciliazione inaspettata (e un po’ troppo rosea per essere vera vera), ci sono spine molto affilate. E altrettanto pericolose. Renzo è finito in un giro sporchissimo, imperniato sulla famiglia Mascherano, zingari ricchi e potenti, che taglieggiano negozi, riciclano denaro, spacciano, sono implicati nel gioco d’azzardo. Il suo gancio è stato Melody Mascherano, la nipote del capofamiglia e boss, di cui è diventato amante per una notte, attirato dalle grandi quantità di denaro contante e dalla Ferrari gialla esibiti e spesi con noncuranza dalla ragazza. Se per lui è stato un bel gioco, non è stato così per lei, che lo cerca, lo vuole, lo pretende. Irrompe nella vita di Eva minacciosa e violenta per prenderselo. E questo è solo l’inizio. Il pericolo è reale, ci sono soldi in gioco che Renzo non può restituire, l’angoscia del dover sfuggire, la crudeltà di chi non considera niente di importante se non il potere e il denaro e spezza vite umane con noncuranza, la rabbia di chi vede i propri sentimenti e il proprio lavoro buttati via al vento per la superficialità altrui. Eva dovrà affrontare tutto questo, poiché Renzo l’ha coinvolta troppo a fondo, ma a differenza del suo ex-marito imbecille, la donna ha tre alleate formidabili in Sara, Luz e Ksenia. Insieme, e grazie agli interventi che talvolta sanno di miracoloso della misteriosa e ferocissima Sara, sapranno raddrizzare una situazione buia e senza evidente via di uscita.

Sara è la protagonista del terzo romanzo de Le vendicatrici, Il prezzo della verità. Nasconde
accuratamente il suo vero cognome, non risponde a domande troppo personali, dispone di risorse pressoché illimitate e ci sono poche cose che non sa fare. Apparentemente, è un’ex-agente dei Nocs. In realtà, è una creatura che vive solo per vendicarsi. Spietata e sadica con i violenti, che non ha remore a stendere usando trucchi e colpi proibiti, è una vera vendicatrice. Ama trasformarsi. La vedete all’inizio del libro. Impacciata, graziosa come una cucciolotta nei panni di una segretaria un po’ imbranata e molto emozionata perché invitata a cena dal capo nel suo villino. Un vero agnellino nella tana del lupo… che si lecca i baffi, pregustando tutta una serie di torture e sopraffazioni da infliggere alla povera stupidotta. Come ogni predatore collezionista di successi troppo facili, non si accorge, il lupo sbadato, che quella che entra in casa sua è una vipera velenosissima drappeggiata in bei vestiti e un sorrisino dolce dolce. Lo scoprirà a sue spese.

Perché Sara attraversa la capitale come un Raptor in caccia, pronta a stritolare chiunque infligga dolori e torture al prossimo? Perché ha una missione. Da quando aveva 11 anni, quando la sua vita famigliare si è spezzata per sempre, Sara cerca i colpevoli di quell’atto criminale che l’hanno cambiata al punto di trasformarla in una Furia che si ciba solo di vendetta, come nella tradizione mitologica greca. Diventa agente dei Nocs, si prepara, è forte, fortissima, scrupolosa, spietata e violenta quando occorre. E anche ossessionata. Non esiste altro, oltre alle sue amiche e alla sua vendetta e alla sua ricerca personale. Anche la legge, quando diventa un ostacolo, viene infranta senza tanti ripensamenti, se questo le serve nella sua crociata personale. Tanta ostinazione la porterà poi alla verità. Una verità estremamente sgradevole, che rischierà quasi di distruggerla. Non sempre i delitti richiedono una punizione. Non sempre la ricerca della verità è la cosa giusta da fare.

Nel momento in cui Sara fa pace con i demoni che ha risvegliato in sé e nell’ambiente, pare che tutto si quieti anche nella vita delle quattro donne. Ne hanno passate così tante, nei primi tre romanzi. Ma se non ci fosse ancora qualcosa da dire, a che scopo scriverne un quarto? Qui è Luz, in Solo per amore, che ha qualcosa da raccontare. Non tanto su di sé, poiché è già venuto fuori molto nel primo romanzo. Quello che si è lasciata dietro in Colombia arriva a sconvolgere la sua vita di nuovo, nelle sembianze molto belle di una sua giovanissima connazionale, Mirabel Arenas. Appena maggiorenne, s’innamora dell’uomo sbagliato, quello che appartiene alla famiglia ricca e potente dei Montealegre, imperatori del caffè, che la usa come un grazioso giochetto. Per quanto lui, Hernan, sia un dongiovanni mezzo svaporato, interessato soprattutto a collezionare belle donne e begli oggetti senza preoccuparsi troppo di accrescere il patrimonio di famiglia, gli altri membri sono molto più attenti. E spietati. Intuiscono che la giovane Mirabel e i suoi occhioni romantici potrebbero causare un problema. Hanno già trovato la soluzione, cui Mirabel sfugge. Si dirige a Roma, dove sa che vive Luz… è un’amica della sua famiglia, che lei non vede da oltre dieci anni. A questo punto, la famiglia di ricchi e cattivi potrebbe ritenersi soddisfatta e pensare che la distanza tra Italia e Colombia sia sufficiente a scoraggiare un amore unilaterale senza futuro, una romanticheria da telenovela nella testa di una ragazzina inesperta. Qualcosa va storto, però, e un sicario pericolosissimo si mette sulle tracce di Mirabel. Quando nemmeno il sicario ritorna dalla sua missione, in Colombia capiscono che i guai sono molto più seri del previsto. Il fratello maggiore del finto innamorato di Mirabel si scomoda personalmente, portando via la ragazza. E questo avvia una caccia che si snoda per mezza Italia, facendo emergere un giro assurdo di compravendita di esseri umani, molto ben nascosto e molto fiorente. Inutile dire che, l’intervento di Luz e delle altre tre Furie Vendicatrici, riporterà la situazione alla calma, pur se con fatica e anche tanto dolore, tanta tristezza.

Mi mancavano già tutte, quando ho chiuso l’ultima pagina che conclude anche questa tetralogia di donne al di fuori delle righe. Tuttavia, ho anche percepito che fosse meglio così, che tutte e quattro fossero veramente in pace. È una sensazione bizzarra che ho già avvertito in altri libri di Carlotto. Non in tutti, perché in Arrivederci amore, ciao, non c’è nulla di finito, ma solo di sospeso. Quando l’autore ritiene che si debba mettere la parola fine ad una vicenda, allora è veramente così. Nella sua scrittura, sempre così fluida e così in grado di trasmettere odio, distacco, crudeltà, sarcasmo, nel giro di poche frasi ritmate, traspare allora una certa dolcezza triste, tipica delle cose che finiscono. Ed è così che le quattro donne provate dalle loro storie infernali tornano a leccarsi le ferite, se ce ne sono, e a tentare di ritrovare binari normali, senza scossoni.

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