giovedì 15 settembre 2016

Massimo Roscia – La strage dei congiuntivi. Difensori della Grammatica in campo!

LoreGasp

Non è per nulla facile parlare di questo libro (allelujah!). 

Soprattutto perché ne comprate uno, e ve ne trovate in braccio un’altra cinquantina, contenuti all’interno sotto forma di citazione. La maggior parte arriva dall’età classica, soprattutto greca, per cui, se siete lettori nostalgici di letteratura antica, procuratevi subito una copia del libro.

Se, in generale, siete innamorati della lingua italiana e cultori della sua bellezza, e sostenitori indefessi della correttezza di sintassi, consecutio temporum, e di ortografia ufficialmente accettata, tuffatevi nel libro. 

Se, al chiuso delle vostre anime, allevate un esemplare più o meno sviluppato di Nazi Grammar, fate attenzione, perché il contenuto potrebbe nutrirlo troppo in un colpo solo, e vi trovereste a dover gestire un Hulk Grammar a piede libero, fin troppo ansioso di emulare le gesta dei protagonisti del libro. :-D


La storia, in breve: Un orrendo, quanto mai arrogante, ignorante e insignificante assessore della cultura di una cittadina non troppo specificata, viene trovato massacrato a bastonate. Il suo nome, azzeccato e traduzione perfetta dell’espressione nome omen, è Gross Donkey. L’arma del delitto, lasciata in spregio in bella vista vicino al cadavere martoriato, è un levigatissimo bastone di legno di ulivo, sacro alla dea Atena. Non è un caso. 

La maglietta manifesto del libro
Chi lo ha ucciso? E perché? Lettori cari, vi basterà leggere il suo discorso (incatenate il Nazi Grammar, se ne avete uno, e se ci tenete alla mobilia) per avere un movente perfetto. E anche molto giustificabile. Scopriamo prestissimo l’identità dell’assassino, che fa parte di un piccolo gruppo eterogeneo di amanti della lingua e della cultura, che vogliono vendicare un omicidio perpetrato anche più a lungo, e ripetuto in continuazione, quello della lingua madre. 

Congiuntivi mancanti, dimenticati, espressioni storpiate, consonate rese sorde, avverbi (ab)usati a caso, sottrazioni di lettere, introduzione di altre come corpi estranei… e chi più ne ha, più ne metta. I nomi di questi strenui difensori di lingua e grammatica sono tutti ispirati a personaggi della classicità greca, che possono suonare distanti da noi (ma impariamo presto tutto di loro grazie a note esaurienti a fine capitolo), ma che per loro sono compagni abituali, consolatori e incoraggianti. Sono persone di estrazione sociale e professione diverse, tutti accomunati dall’amore profondo per la buona lingua e cultura: un profumiere, un bibliotecario, un dattiloscopista della polizia e un professore di letteratura sospeso dall'insegnamento a tempo indeterminato, che decidono di combattere la loro battaglia fino all’estremo.

Ho iniziato dicendo che non è facile parlare di questo libro. Non è nemmeno facile leggerlo. E credo che non sia stato nemmeno facile scriverlo, e non tanto perché è davvero gonfio di citazioni dalla nostra letteratura, e non solo da quella greca, che richiederebbero mesi di studi approfonditi. Vi sono paragrafi di letteratura “specializzata”, quando il personaggio di turno descrive nei minimi particolari il sabotaggio attuato ai freni della macchina di un assassino della lingua, con dovizia di particolari e termini tecnici ad hoc. Oppure quando un altro personaggio è in grado di citare il nome dei composti chimici che si nascondono sotto quelli “poetici” dei profumi, mettendosi in diretta concorrenza, sullo stesso piano, con Jean Baptiste-Grenouille, l’infernale profumiere.

Sapete di cos’è davvero costituito il fascino di questo libro? Il modo naturale in cui l’immensa cultura e padronanza della lingua dell’autore vengono trasmesse. Ripeto per l’ennesima volta, non c’è nulla di facile, qui. Ho parlato di modo naturale, e non di modo facile. Certi spettacoli e certi messaggi sono talmente complessi, che richiedono molti livelli per essere veicolati. E quando questi livelli sono amalgamati fino a compenetrarsi l’uno con l’altro, ne esce fuori una creazione unica nel suo genere, complessa e leggera. 

Se dovessi ricorrere ad un’immagine per far capire meglio cosa voglio esprimere, penserei ad un albero in autunno, quando le sue foglie cambiano colore. Quanti colori riusciamo a cogliere in una sola occhiata? E quanti riusciamo a indicare con un termine adatto? Mettendoci a tavolino, ad esaminarli, ci impieghiamo un po’ di tempo, e forse non riusciamo a usare tutte le parole che vorremmo. Tuttavia, nel momento in cui guardiamo l’albero e i suoi colori, siamo colpiti dalla sua bellezza e dalla sua energia. Non ci soffermiamo subito ad esaminarla, anche perché perderemmo un po’ di magia. Ci sentiamo, però, confortati e arricchiti da quella bellezza.

Questo è l’effetto che questo libro mi ha lasciato. Mi ha indignato, rallegrato, arricchito, stupito, e anche un po’ rattristato. Mi ha dato moltissimo cui pensare, soprattutto quando sono capitata su questo paragrafo:

Sì, leggere. Leggere per conoscere e riconoscere. Leggere per nutrire l'intelletto. Leggere per passare dalle tenebre alla luce. Leggere per abbattere le barriere e superare ogni limite. Leggere per mettere a disposizione degli altri anche la mia voce. Leggere per distruggere il mondo e ricostruirne uno migliore. Leggere per sentirmi altro. Leggere per sentire. Leggere per essere." (Massimo Roscia, La strage dei congiuntivi, Exorma Edizioni)


Mi soffermerò in altri post su alcune di queste frasi, perché sono ricche e fondano veri e propri stili di vita. E questo è solo uno dei livelli…

4 commenti:

  1. Ciao cara - Carinissimo, sembra un libro da leggere!
    E' vero poi, non so perchè ....... ma il congiuntivo è il più sbagliato in assoluto !
    Un saluto - Buona serata e migliore fine settimana :-) <3
    Votato il tuo blog come sempre in Net Parade. Spero che tu voglia aiutarmi e votare per me - sono in 3a posizione questo mese e mi farebbe piacere riuscire ad arrivare più in altro in classifica.
    CIaooo

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    1. Per non parlare di tutti gli orrori nati nel corpo della nostra lingua, come k usate a caso, punteggiatura inesistente, verbi usati a suono... brrr!
      Ho restituito il voto per il Rifugio degli Elfi, buon week-end!

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  2. Io l'ho acquistato direttamente dall'autore alla fiera dell'editoria indipendente. Se devo essere sincera però io invece non l'ho trovato così riuscito, anzi, ho detestato cordialmente l'autore cui avrei volentieri ammiccato sorniona, ma che in definitiva ho trovato pedante. Uno sfoggio di cultura un po' fine a se stesso e ben poco avvincente. Dici bene che non sia un libro facile, ma speravo in tutta onestà in qualcosa di meno verboso e pomposo. Mi sa, in definitiva, di una buona occasione persa.

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    1. Scusa il ritardo nella risposta... in effetti, quando parli di voler ammiccare all'autore, ci ho sperato anch'io, ma non si è verificato. Attira l'attenzione, e diverte anche il grado di intolleranza che esibisce verso chi assassina la lingua con tanta noncuranza, ma poi ti lascia lì. Parte per un suo territorio elevato, in cui è difficile seguirlo, e qualche volta sì che richiama la torre d'avorio. Poi ne ridiscende subito.
      Forse è una buona occasione persa, potrebbe essere. Credo che sia anche difficile mantenersi su livelli non troppo elevati, quando sei così appassionato di sapere. Anch'io tendo a scivolare nella trappola dello sfoggio, qualche volta, perché è brava a nascondersi sotto il telo della divulgazione. Sì, ogni tanto sembra che l'autore si sia buttato a capofitto dentro...

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