La Cintura di Orione in una simulazione al computer |
La Cintura di Orione indica tre stelle particolarmente
brillanti, all’interno della folta costellazione di Orione. Apparentemente non avrebbe niente a che fare
con la questione della lettura, se non ne è argomento, ma è un’espressione che
mi è venuta in mente un giorno mentre guardavo tutti i libri del mio tavolino
di lettura, e quelli che ho impilato in zone diverse di casa mia. Scherzando,
mi dissi che se li avessi messi uno dietro l’altro, avrei eguagliato la
lunghezza della Cintura di Orione… e da allora uso il nomignolo ogni volta che
parlo della mia lista di lettura.
Perciò, mi è venuta voglia di praticare buchi nella cintura
stellato-libresca, andando avanti spedita con i libri che la compongono. Sono
curiosa di vedere quanto ci impiego a smaltirli, e sono impaziente di fare
spazio per altri volumi e argomenti nuovi, senza l’affanno degli arretrati. E
per far questo, ho cominciato a leggere a multipli, selezionando gruppi di tre
libri che, ad un primo sguardo e intuito, potrebbero andar bene insieme.
È iniziato come un gioco ed un esperimento.
In una tarda serata di caldaccio infernale insopportabile e
persistente, mentre sedevo sul divano sotto il vento incrociato di due
ventilatori, accanto a quattro pile di libri, ho cominciato a guardarli con
insistenza per capire chi dovessi pescare. Ne ho preso uno (Verso domani, seconda
uscita fresca fresca di Jolanda Pergreffi), pensando di essere a posto. Per i
primi cinque minuti, almeno. E poi l’intuizione. Guardo di nuovo e ne tiro
fuori altri due: Il giardino dell’orco, Leïla Slimani, e Il confine dell’ombra,
di Gianluca Arrighi. Perché questa scelta?
Orione di Libri, ho voluto giocare con i loro titoli e con quello che mi ispiravano i loro titoli. Gli argomenti hanno poi mostrato qualche affinità, e lo si vedrà meglio nei post singoli che dedicherò a ciascuno di loro. In questo terzetto, sono i rapporti interpersonali e i sentimenti, l’incapacità di superare barriere. Barriere verso se stessi e verso il mondo. Adèle, nel suo giardino dell’Orco, è una moglie della buona società franco-parigina, sposata ad un medico apprezzato, con un lavoro stimolante, e un appartamento di buon gusto a Parigi, e un figlio bambino. Tutto bello, infiocchettato? Nemmeno un po’. Del marito apprezza forse solo la presenza, ma non il corpo o le maniere, del figlio si accorge ogni tanto, del suo lavoro non ha rispetto, così come dei suoi colleghi. È interessata a qualcosa, Adèle? Forse dei corpi degli uomini con cui entra in relazioni mordi e fuggi, da predatrice scocciata e mai sazia… ? No, in fondo nemmeno quello. È in cerca di una prova di essere in vita, Adèle. La trova?
Cinzia di Verso domani, è la bimba di nove anni più indifesa
e più forte al mondo. Sballottata da una zia-madre dal Nord austero del secondo
dopoguerra al Sud compassato della nobiltà siciliana, si convince subito di non
poter essere amata, perché non lo merita. Ma questa è una bugia, e la sua
fondamentale integrità di anima bella le fa oltrepassare giudizi,
incomprensioni, rifiuti. L’amore che è in grado di provare, e di cui non si
accorge, arricchisce lei e chi le sta intorno. Siamo su un altro pianeta,
rispetto ad Adèle.
Il confine dell’ombra segna il momento in cui l’amore perde
l’aura dorata e si tuffa nel nero più profondo del cuore umano. Si trasforma in
un Orco… come l’assassino seriale che qui punisce con severità, e si diverte
alle spalle delle Forze dell’Ordine. È un po’ più crudele e inesorabile di
quello uscito dal giardino di cui parlavo poco fa.
Poiché l’esperimento mi è piaciuto una volta, l’ho ripetuto
la seconda.
Marmellata rossa (Marco Ieva), Santa Ilde di Porta Palazzo
(Giuseppe Giordano), e Vento e sabbia (Domenico Infante) si sono presentati. Questo
avrebbe dovuto essere l’ordine di lettura del trio… che ad un certo punto è
diventato un quartetto. E poi un quintetto. Tra uno spazio e l’altro dei
volumi, si sono insinuati Le strane abitudini del caso di Giuseppe Pompameo e L’ospite
di Stephenie Meyer. Del resto, perché fare sempre le cose come ci si aspetta?
Variamole un po’.
In questo terzetto-quartetto-quintetto, il filo rosso
diventa psichedelico. Lisergico sarebbe la parola più adatta, entrando nell’ambito
delle allucinazioni. Non certo perché sono libri che parlano di stati
allucinatori, ma esplorano quei lati in ombra della realtà cui siamo abituati,
quei lati che di solito mettono a disagio, e che si etichettano velocemente
come “fantasie”, “roba campata in aria”.
Marmellata rossa si spalma lungo tre vite di giovani uomini
a Torino, intorno alla Mole Antonelliana. Senza tema di fare spoiler, posso
dirvi che la Mole non è un portale per altri mondi. Almeno non in questo
romanzo. Ma è la co-protagonista silenziosa che attira a sé Giacomo, Marco e
Stefano, in tre periodi diversi (1985, 2015, 2040), e con vite diverse. In
ognuna di queste, però, fa da catalizzatore per una vicenda straordinaria,
senza precedenti. A tal punto che… se si conosce Torino e la sua fama, non si
può fare a meno di pensare che non poteva essere ambientata altrove.
Vento e sabbia e Le strane abitudini del caso si
assomigliano. Non solo perché condividono formato e casa editrice, Scrittura e Scritture. Sono racconti di pezzi di vite straordinarie, desolate, ricche,
bizzarre, magiche, forse un po’ inquietanti, in cui la fantasia dei due autori
si è divertita a sovvertire tutte le leggi fisiche e temporali di questa
dimensione… anche se apparentemente non sembra.
Le strane abitudini del caso ha un ulteriore elemento in
comune con un altro libro, L’ospite: sono entrambi gli “intrusi” nel terzetto,
e proprio mentre ero già passata a Santa Ilde. Capitano quei momenti, nella
vita di un Lettore, in cui invece di tornare ai libri già aperti e in attesa,
si fa una “piccola” deviazione verso quello ancora chiuso, anche solo per
capire com’è, per sapere se poi possiamo leggere subito quello, o dopo…
insomma, le Giustificazioni del Lettore sono ultra note: pescate quella che vi
piace di più.
Con L’ospite ho guarito in parte la mia insonnia da caldana
agostana, e aumentato i valori glicemici. Ho notato che la Meyer ha la tendenza
a voler creare mondi in cui tutti devono vivere felici e contenti, allacciati e
attraversati da sentimenti e legami d’amicizia e amore sempiterni,
inossidabili, infrangibili. Ingombranti, a mio modesto e unico parere.
Sono questi libri che fanno sentire me un alieno, talvolta… anche
se gli alieni, e non più vampiri e licantropi, sono davvero i protagonisti del
romanzo. Una razza aliena ha quasi sterminato gli umani, occupandone i corpi, a
parte qualche sacca di resistenza qua e là. La solita storia di creature
extraterrestri brutte e cattive? No, tutto il contrario. Gli ospiti sono
gentili, refrattari alla violenza, animati dal desiderio di creare, aiutare,
vivere in pace. Eh, ma allora perché non li lasciamo fare? A giudicare dalle
ultime notizie, sarebbero da invocare, invitare, andare a prendere, PAGARE
perché arrivino in massa e ci invadano, senza lasciare le solite sacche di
resistenza che danno poi origine a ribelli quasi indomabili, che finiscono per
scombinare tutto.
La Meyer non la pensa così. Lo scoprirete.
Mi sono piaciuti i risultati dell’esperimento di leggere a
multipli… penso che continuerò ancora per un po’. Del resto, ho ancora Santa
Ilde da finire, ed è lei che chiuderà il cerchio.
Come sarebbe se leggere fosse un gioco infinito?
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.