domenica 26 gennaio 2014

La paga del sabato – Un incompiuto di razza

Questo libro rappresenta la prima tappa del Giro d’Italia Letterario, sponsorizzato e organizzato da Paola di Se una notte d’inverno un lettore. Cominciamo dal Piemonte con Fenoglio, un nome importante e di peso dalle parti di Alba e delle Langhe, e per la letteratura italiana novecentesca. Di solito, nei programmi scolastici arriva a far parte di quegli autori che si studiano all’ultimo anno, in quinta, magari un paio di settimane prima dell’inizio dell’esame di maturità, quando le menti studentesche sono concentrate sullo spauracchio e sullo sforzo di ricordare eventi e libri scritti secoli prima, e si interessano poco di chi è venuto dopo il 1910. Personalmente, almeno, ho constatato che è così, e ho scoperto con questo libro di essermi persa un pezzo del nostro tesoro. E’ un libriccino piccolo, svelto, carico di un mondo poco conosciuto, per quanto si apra a pochi chilometri da Torino. Fenoglio lo scrive insieme ad un’altra opera, Ventitre giorni della città di Alba, ma viene pubblicato postumo solo nel 1969. Il personaggio principale è Ettore, un giovane partigiano che, con la fine della guerra, si ritrova a fare i conti con una realtà pacificata e da ricostruire che non sente sua. Il suo elemento è la guerra, la durezza, l’esibizione dei muscoli e della forza per intimidire, schiacciare, piegare alla propria volontà. In casa si scontra quotidianamente con una madre che lo copre di disprezzo per non essere riuscito a trovare la sua strada, e per non sapersi piegare alle nuove necessità di trovarsi un lavoro, una moglie, costruire casa e famiglia, come il resto della società si dedica a fare faticosamente, per archiviare il periodo spaventoso della guerra. Ettore, però, appartiene a quella schiera di persone che prosperano nei conflitti grazie ai propri lati distruttivi che tirano fuori per prevaricare gli altri. Suo padre è quasi inesistente: un uomo medio, preso dal lavoro e dalla responsabilità di occuparsi della famiglia, che non si accorge (o non vuole accorgersi) del disagio e del rifiuto del figlio di fare finalmente il bravo ragazzo. Conformarsi alle regole della buona convivenza e della società normale (la bella confezione trova-lavoro-sposati-fai-figli-e-sii-normale) lo spaventa talmente tanto, che il primo giorno di lavoro “regolare” in fabbrica, non riesce nemmeno ad entrare.
In quel momento prende la decisione totale e determinata di costruirsi la vita come desidera sul serio: al limite della legalità. Si reca da Bianco, una figura all’apparenza quasi caricaturale di “gangster” all’italiana, ma che fa sul serio affari loschi e molto remunerativi, che ha bisogno del braccio fermo e della determinazione al male di Ettore. Per quanto abbia scelto la sua dimensione, non è totalmente libero di dedicarvisi; nella sua vita esiste anche Wanda, una sorta di “fidanzata”, che rimane incinta. La vicenda di questa ragazza, iniziata come una storia semplice, senza tanti desideri di complicazione, almeno dalla parte di lui, è quella che imprime una svolta drastica alla vita di Ettore. Finora è sempre stato responsabile soprattutto di se stesso, delle sue azioni e delle sue scelte, e se n’è sempre gloriato. Ora, aver messo incinta una ragazza al di fuori del matrimonio, espone lei e i suoi stessi genitori alla punizione, alla riprovazione sociale, alla vergogna pubblica, all’essere fuori dalle regole e del comportamento socialmente accettato. Hawthorne umiliava Esther con la lettera cucita sul petto, Wanda viene rinchiusa e nascosta. Sotto gli abiti e l’atteggiamento “criminale” Ettore scopre di avere sentimenti e ripensamenti, e questo lo rende smarrito, inesperto, molto umano. E’ uno dei momenti che ho apprezzato di più nel libro. Con il suo stile splendidamente arcaico per i nostri tempi, Fenoglio dipinge la sensazione di smarrimento di Ettore, che vede vacillare il mondo in cui era convinto di regnare freddo e ferreo. Guarda la famiglia di Wanda, i loro modi rozzi che lo ripugnano dalle radici, e non sa districarsi nel groviglio di sensazioni che gli occupano i visceri: l’idea di stare facendo la cosa giusta, e l’insofferenza e il giudizio negativo verso persone così distanti dalle sue aspirazioni, da quello che vorrebbe avere nella sua vita, unite alla spaventosa certezza che non potrà liberarsene mai più. E’ un punto della narrazione che mi si è inciso dentro, perché io ho vissuto la stessa contraddizione interiore altrettanto lacerante in un paio di momenti della mia vita fuori dal pc, e l’ho trovata magnificamente dipinta in quelle parole antiche, incastrate in una sintassi fluida e straniera allo stesso tempo. Ho davvero amato Fenoglio in quei minuti che mi sono serviti a leggere quelle scene, proprio per il motivo che Italo Calvino sottolinea così giustamente: “Fenoglio sa centrare situazioni psicologiche particolarissime con una sicurezza che mi sembra rara”.

6 commenti:

  1. Io devo ammettere che questo libro mi è piaciuto, ma non quanto Una questione privata e La malora, forse a causa di quel senso di incompiutezza e di revisione definitiva che non c'è stata. Tuttavia, è pur sempre Fenoglio, con la sua mirabile capacità di scavare nell'anima dei personaggi senza perdersi in digressioni descrittive, ma anche solo con semplici dialoghi o narrazioni oggettive dei fatti.
    Il talento che gli ha riconosciuto Calvino è lampante anche in questo piccolo racconto.

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    1. Vero: io non mi aspettavo di amare così tanto una gemma sbozzata come questa, per quanto mi piacciano le opere prime dei grandi, o quelle meno note. Qui, il senso di incompiutezza è quello che aggiunge fascino all'intera vicenda. Credo che, in ogni caso, non abbia nemmeno bisogno di una revisione tanto approfondita: i sentimenti e la psicologia dei personaggi è già lì, molto prepotente.

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  2. Sono d' accordo con quanto afferma Paola quando puntualizza che forse la caratteristica dell'autore sia il non dilungarsi in parti descrittive dedicandosi a "pennellare" con le parole l'animo e la psicologia dei protagonisti

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    1. Lo credo anch'io. Ora voglio fare il paragone (perdonatemi l'espressione orribile, non si dice) con le altre opere, per avere un panorama più completo. In questo caso, penso che l'animo e la psicologia dei personaggi fosse il vero scopo dello scrittore.

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  3. dopo una recensione così e i vostri commenti .... devo leggerlo!

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    1. Ti piacerà. E' breve, scorre veloce e poi, racconta di "casa"...:-)

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