Avvertenze per la lettura: questo è un post a quattro mani, una specie di
conversazione nata privata e poi condivisa nel presente ambito digitale,
riguardante una riflessione che va avanti da diverso tempo. Un paio di
settimane fa Marzia mi ha inviato la sua definizione di “romantico” e “romanticismo”,
sull’onda delle sue letture più recenti. Avevo deciso di pubblicarla così com’era,
ma poi mi è venuto di risponderle, unendo anche le mie opinioni sul termine. Naturalmente,
essendo una conversazione condivisa digitalmente, ci attendiamo commenti e
opinioni a profusione. ;-)
Romantico!?
Romantico o non
romantico…
No, non immaginarmi
in versione amletica col povero Yorick in mano – o meglio, quello che resta del
povero Yorick!
Però la domanda
ogni tanto torna: cosa cavolo vuol dire “romantico”?
Abbiamo condiviso
le pagine melense della Woodiwiss, sghignazzato come matte su certe scene della
Small e commentato parecchi Harmony&C.
Poi tu hai avuto un
processo di saturazione e hai evitato il genere.
Io sono diventata
un po’ schizzinosa e selettiva, ma leggo ancora anche gli Harmony.
E la domanda resta:
alla fine cos’è “romantico”?
Il sentimentalismo
all’acqua di rose grondante melassa, magari farcito di scene pseudo erotiche
non è romantico.
Almeno non lo è per
me.
Trovo perfetto il
vocabolo inglese “romance” per tutta la <<mielosaggine>> che
invade il mercato; gli elementi fantasy, pseudo-angelici, pseudo-vampireschi,
horror, steam punk ecc. entrano indistintamente nel calderone di melassa &
sdolcinatezza.
Nei calderoni trovo
anche miscugli di mitologie, ibridi di vampiri e divinità olimpiche o angeli
presi dall’ebraismo incrociati con teorie orientali. Mi mancano i miti aztechi,
ma credo sia una mia ignoranza personale. Una lacuna che non intendo colmare;
almeno, non di mia sponte.
Effetti collaterali
della globalizzazione?
Be’ tutto questo
non è romantico.
Requiescant in pace Wordsworth, Novalis, Brentano e tutto
lo “Sturm und drang”. Tutto quell’impeto e fuoco, tempesta e vento di novità mi
causano sonnolenza.
Cos’è romantico?
Ci penso da anni.
Alla fine, ecco la
mia risposta:
definisco
“romantico” un libro che mi risucchia nelle sue pagine, mi avvince nella trama
e mi ci trattiene anche quando ho smesso di leggere.
Quale che sia il
genere.
Sono riuscita ad
entrare ne “Il Signore degli Anelli”, dopo trent’anni di tentativi di leggerlo,
quando mi sono detta “è più di un poema epico, va’ oltre la struttura poetica e
goditi la storia”. Ho vissuto mesi fra quelle pagine.
Cambio genere: “I
pilastri della terra” e “Mondo senza fine”. Sto ancora cantando “al rogo al
rogo” ogni volta che penso a certi ecclesiastici.
“Mucchio d’ossa” di
Stephen King mi ha tenuto incollata a quelle pagine, nonostante le apnee ed i
tremori (oddio-oddio adesso quella cosa salta fuori e mi fagocita) ed “Il
Miglio Verde” mi fa piangere solo a ricordare certi brani.
Per me è
“romantico” un libro che mi trascina calzata e vestita nel suo mondo.
Ti giro la domanda,
Loredana (tu al liceo scegliesti tedesco, ne sai più di me di “Sturm und
drang”; io finsi di studiare Lazarillo, il Calderòn e la sua “La vida es sueňo”
o i mulini a vento del don Quijote…) in definitiva:
Cos’è romantico?
Di primo acchito,
risponderei: “non lo so”. Non è tanto una professione di ignoranza, la mia,
quanto un crollare di spalle di fronte ad una definizione che sento parecchio
difficile da esprimere. Almeno con le mie parole e il mio sentire, s’intende.
Basta digitare la parola romantico in Google, ed escono risultati illimitati.
Basta aprire un’antologia di letture liceali, un saggio sulla letteratura
ottocentesca in Europa e dintorni, per inciampare in una montagna enorme
chiamata “Romanticismo”. Se dovessi dare io una definizione di romantico e
romanticismo, mi sento piuttosto nei guai. Posso iniziare rifiutando il
contorno di occhi sognanti, espressioni languide, cuoricini sparsi nell’aria,
visi e corpi esangui, tipici di una certa letteratura ottocentesca che un sottogenere
molto scaltro di marketing delle emozioni ha ripescato per San Valentino.
Rimando al mittente anche la sensibilità estrema di certi personaggi figli di
grandissimi autori come Goethe e Foscolo, che li faceva agire contro se stessi,
procurando loro sofferenze in sovrappiù. Edoardo (Le affinità elettive) mi
faceva prudere le mani dalla voglia di schiaffeggiarlo per riscuoterlo dal suo
comportamento ossessivo e puerile, mentre Faust sapeva attirarsi le mie
simpatie con quel suo desiderio di conoscenza onnipotente, mal incanalato, che
poi lo porta alla rovina. Non prendo nemmeno più in considerazione le varie
espressioni “non so vivere senza di te”, “sei tutta la mia vita”, ecc., che
ritrovavo nei romanzi d’amore melensi della mia gioventù sconsiderata (almeno
dal punto di vista di queste letture!). Sono arrivata a considerarle
espressioni di una dipendenza fonte di sofferenze sadomasochistiche, e per di
più, di matrice irreale. Bene. E ora che sono andata per esclusione, cos’è
romantico per me? Dopo diverse elucubrazioni, posso dire che per me, il
romanticismo si trova in natura. In certi posti tinti di colori non traducibili
dai pittori, difficilmente catturabili dai fotografi. In certe espressioni
intente e indecifrabili di persone immerse nei loro pensieri e nei loro
sentimenti. Sono momenti in cui l’anima si ferma e ascolta in profondità e in
silenzio quella perfezione di forme, colori, rumori e sensazioni. Non c’è
bisogno di altro: solo silenzio e immersione.
Romantico è un aggettivo che associo per lo più al paesaggio, con Friedrich, Constable e Turner. In letteratura penso alla Sehnsucht e al concetto burkiano del sublime. È comunque qualcosa che ha a che vedere con la natura, con la sua irruenza o con la tranquillità che trasmette all'uomo.
RispondiEliminaConcordo completamente...:-)
Elimina«Nel momento in cui do a ciò che è comune un senso elevato, a ciò che è consueto un aspetto pieno di mistero, al noto la dignità dell’ignoto, al finito un’apparenza infinita io lo rendo romantico» (Novalis).
EliminaNon ci crederai, ma Novalis è uno dei miei preferiti da sempre. :-)
EliminaE concordo, di nuovo, con le sue parole: credo che abbia saputo cogliere il funzionamento dell'animo umano quando si rapporta al mondo in un certo modo.
Silenzio e immersione...
RispondiEliminaaffascinante!
Sì, questa risposta mi conforta parecchio.
ehm...e i libri che mi parlano;-)?
...direi che è tutto normale. Sei una lettrice "furiosa", giusto? Allora, che un libro ti parli è nella norma e prassi. :-D
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