martedì 8 marzo 2016

Dialoghi con l'Amanita#17 - Parla adesso o taci per sempre, ovvero L’Amanita, i gusti pacchiani e i segreti di famiglia

LoreGasp e L'Amanita

L’ottavo arcano, Kate Mosse


Aiuto, mi sembra di essere la Wertmüller!

Bene, cara Loregasp. Abbiamo già parlato di alcuni argomenti, ma a volte i pensieri tornano, ritornano, si aggrovigliano… Cerchiamo di sbrogliare anche questa e partiamo da un dato di fatto già sviscerato e assimilato.

Amo le copertine pacchiane.

Lo ammetto ancora, sono come una gazza: non so resistere a certe copertine.

Aborrisco i faccioni più o meno belli, evito i “pensatori” (scusa la digressione, ma non hai il sospetto che siano seduti sul wc in attesa di ehm ispirazione?), rifuggo le fascinose coppiette in pose che – oltre a far alzare il livello degli zuccheri, intaccano i denti e aumentano il rischio-diabete – fanno ululare cervicale e schiena.

Ricordi la serie di Flamel? La copertina è una calamita, ma la storia è una specie di zuppa–minestrone–macedonia–sacchetto del bidone aspiratutto–e chi più ne ha più ne metta; dopo il primo libro ho deciso di risparmiarmi altre “sbrodazzature pseudo fantasy” e stampato le copertine di tutta la serie.

A volte attirano la mano prima ancora che Neurino-Mio capti il titolo.

Ed arriviamo al libro galeotto.


Sembra un tarocco. Ignoro il vago campanello d’allarme.

Ottavo arcano? Arcano = tarocco? Quando me ne rendo conto, ho già aperto e manipolato. Un momento! Il titolo originale è Sepulchre. Titolo cimiteriale, ahia: il portafoglio comincia a mandare segnali.

Ignoro i lamenti del suddetto: urge chiarimento.

Apro e sono spacciata: non amo particolarmente il <<coso di Busseto>>, ma il borsellino attacca a cantare il brano preferito del Requiem di Verdi (in cui capto echi di quello Mozartiano): il Dies Irae… servisse a qualcosa!

Breve inciso: il libro è gradevole; una donna tenta di fare luce sulle proprie origini con un pizzico di mistero e magia tra una pennellata di giallo ed un accenno di rosa.

Il quesito è un altro. Anzi, altri: (mi sembra di essere il Liga) ho tre domande per te.
Fedele alla saggezza popolare per cui anche l’occhio vuole la sua parte, le copertine sono il primo contatto. Non ne hai mai sentito parlare e magari ignori anche l’autore; ti capita ancora “un colpo di fulmine libresco”? Visto e piaciuto, insomma.

Conosci già la mia strenua resistenza (dov’è la cassa?), ma so che tu sei più forte. Ultimamente quanto riesci a resistere? C’è ancora qualcosa che ti fa letteralmente stramazzare?

Infine la domanda più complicata.

Per quanto io ami le storie intricate, con eredità strane, antenati strampalati e segreti di famiglia, confesso che vanno bene solo su carta e con la famosa premessa “ogni riferimento a fatti e persone reali è casuale”.

Già. Più invecchio e più mi convinco che il “parlate ora o tacete per sempre” è molto cinematografico, ma anche saggio.

Sarà anche vero che la verità ci farà liberi (Gv. 8,32), ma a volte mi sento molto Pilato: quod est veritas? Che cos’è la verità? E poi ancora: c’è una verità individuale, personale e c’è LA Verità. Ma quest’ultima, secondo me, ci trascende. Insomma, si dovrebbe stare molto attenti quando si va a frugare nei cassetti degli antenati. E nonni, bisnonni, prozii & C. non dovrebbero lasciare in giro carte spiacevoli. Lo affermo a ragion veduta: mia nonna avrebbe dovuto evitare di lasciare certi scritti, ha solo sparso veleno postumo. Bella eredità!

Sì. Nel momento in cui si prende una decisione importante, lo si dice subito. O si tace per sempre.
Che mi dici?

…che belle domande. Che bel dialogo. E che bei spunti di riflessione. Adesso è il mio turno di sbrigliare fantasia e neuroni, se ce la fanno: ultimamente li ho sottoposti a sforzi su sforzi.

Iniziamo dai titoli (che poi sono tra le prime cose che campeggiano sulle copertine, su cui tornerò tra pochissimo). Impossibile, anche per me, rimanere insensibile e sorda di fronte ad un “ottavo arcano”. Il pensiero va subito agli Arcani Maggiori dei Tarocchi, e questo è un argomento di cui non riesco proprio a saziarmi. E poi, hanno un fascino a dir poco invincibile. Tra loro e il ciclo arturiano, non so quale sia il magnetismo più potente.

E cercando in Internet, ho trovato la copertina dell’edizione Pickwick, che è meravigliosamente attraente: una bella carta dei Tarocchi, e un altro paio di oggetti disposti “artisticamente” a colpire occhi, cuori e portafogli. Questo potrebbe essere un esempio di colpo di fulmine libresco, sì. Mi piacciono molto le copertine con oggetti come questi, che sembrano lasciati lì distrattamente da qualcuno che li ha appena usati, e che hanno magari una patina di usurato, di antico.

Non amo le copertine con le coppie, nemmeno io. Già mi infastidivano al tempo della Woodiwiss, quando la leggevo, con quella forzata sensualità rosa, che si avverte a pelle che è terribilmente costruita. Gli uomini e le donne di quelle coppie sono sempre troppo belli, troppo rosei, troppo muscolosi, troppo procaci, troppo poco vestiti, sempre troppo in posa, anche quando si tratta di disegni o di acquerelli. Belle proporzioni, ma…dov’è il sentimento, l’emozione, la furia, la lussuria? Non sono elementi che ti tengono su la messinpiega, o il labbrino perfettamente arrotondato. Non arriva niente, se non il vuoto. Bocciate.

Non amo le copertine con i pensatori, nemmeno io. Mi stanca contemplare qualcuno immerso nei suoi pensieri. Io ne sono esclusa, com’è giusto che sia, per cui percepisco la posa come un gentile invito a girare al largo. Non accolgo l’invito solo se leggo una sinossi convincente, e in quel caso evito di guardare la copertina per non perdere la voglia di leggere il libro, una volta portato a casa.

Per tornare all’esempio del colpo di fulmine libresco, mi piacciono molto quelle simili a Gens Arcana o Dammi mille baci di Eva Cantarella. Sono a sfondo antico, senza un’immagine particolare, ma quello che attira veramente il mio occhio è il carattere del titolo. Se vengono usati font antichizzati, gotici, celtici, o da fumetto, graziati, io inchiodo sul posto e poi metto a fuoco le lettere per capire se sono parole di senso compiuto. Potrei spingermi a dire che chi agisce da Cupido, nell’ambito delle copertine, sono i font piuttosto che le immagini, per quanto io ne subisca molto forte il fascino.

Il primo caso di immagine altamente vincente, con me, sono i draghi. Se c’è un drago in copertina, scatta l’adozione del libro per direttissima. M’interessa poco sapere di cosa parla il libro.

Aggiungo, visto che si sta avvicinando anche la tappa torinese del Festival dell’Oriente, l’immagine della Geisha in tutte le sue declinazioni: foto moderne, rielaborazioni a fumetto, riproduzioni di originali giapponesi, foto di film. Scatta lo stesso meccanismo da “imprinting”.







Rispondo alla domanda sulla resistenza. Ultimamente riesco a resistere piuttosto facilmente, tant’è che un paio di giri da Feltrinelli a Porta Nuova hanno lasciato intonso il mio portafoglio. Esiste, però, un motivo oggettivo: sto ricevendo parecchi libri da leggere, anche in omaggio, per cui il mio SECONDO tavolo di lettura è già strapieno. Sì, ho scritto giusto, ho parlato di un SECONDO tavolo di lettura, oltre a quello della mia mansarda: è quello del soggiorno, che sta già vacillando pericolosamente. Non ho sinceramente tempo di guardare altro.

…e ora l’ultima domanda, sulla verità. La Verità maiuscola si nasconde ai nostri occhi corporei, e anche ai nostri cuori, se sono addormentati o rivolti esclusivamente alle dimensioni che si possono vedere, toccare e annusare. Ci rende liberi sapere che esiste, e crederci. Se non abbiamo fiducia, o fede, che questa esista e che possiamo raggiungerla tramite un certo lavoro personale, non gustiamo nemmeno la libertà, ma ci accontentiamo di una forma parziale di schiavitù o dipendenza. Queste sono le conclusioni ci sono giunta da poco, e sono personali. Posso dire che questa è la MIA verità, quella individuale di cui parlavi. E’ la mia forma di verità, che può coincidere, grossomodo, con quella di altri che abbiano seguito un percorso simile al mio, pur con altre caratteristiche e manifestazioni.


Divago. In quanto al “parlate ora, o tacete per sempre”…è una cosa difficile per gli esseri umani, se si tratta di dire cose sagge. Altrimenti, si è pronti a dar la stura ad una serie di parole che poi si rivelano avventate, cattive, e fraintese. Affrontare eredità gravose, come quelle lasciate da scritti imprudenti lasciati dagli antentati, va bene solo sulla carta, hai ragione. Nel mondo reale, provoca strascichi e sofferenze in cui inciampare nel momento meno opportuno della vita. Almeno, questo è capitato a me.

Sì, sono d’accordo: prendiamo una decisione importante? Parliamone subito, o zittiamoci per sempre.

4 commenti:

  1. I font! Peggio di una maledizione senza perdono di potteriana memoria… e quel drago della saga di Dragonlance sta chiamando da un po’: forse dovrei spolverarlo.
    Bella anche la copertina di “Kate Mosse tascabile”, io ho l’edizione cartonata della PIEMME; prova a darle un’occhiata.

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    1. Sì, non male proprio, quest'altra edizione della PIEMME...è una di quelle che mi avrebbe sicuramente spinto a comprare il libro.
      Secondo me, ultimamente hanno scoperto l'immenso potere dei font che spingono all'acquisto, e ne stanno inventando/riscoprendo a dozzine, in modo quasi vergognoso! :-)

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  2. Siete due streghe voi due!!!! ;) Lore ... memorie di una Geisha .. il primo libro che mi hai fatto amare, ricordi??? Anche se erano periodi bui per altro!

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    1. :-D :-D :-D
      Vero...un periodo buio, ma la Geisha illuminava tutto. Meno male che esistono i libri, per curare certi malanni...

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