Qualche tempo fa, scrissi sulla pagina Facebook del Furore
che avrei iniziato la collezione dei libri di Stefania Bertola, dopo averne
iniziati due, Neparliamo a cena e Ragazzemancine. Pochi giorni dopo il mio desiderio si è concretizzato tutto in una
volta: un’amica gentilissima me ne ha portati una schiera, che io ho divorato
in fretta. Ne manca uno all’appello, ma è solo questione di tempo. E poi
toccherà a Auster, Gaiman, Pratchett e a tutti gli altri dell’infinita lista.
Tornando ai libri di Stefania Bertola. Li ho adorati tutti. Hanno funzionato
grandemente da antidepressivo, mi hanno divertito, mi hanno fatto imparare
nuove espressioni colorite di linguaggio. Non sono esenti da difetti, tuttavia.
Appena li prendi in mano, ti risucchiano nel loro mondo, e anche se abiti a
Torino, ti pare di ritrovarti a Narnia, appena esci fuori dall’armadio. Ripercorri
con stupore vie e piazze che prima
nemmeno riuscivano a strapparti un cenno distratto. Ti portano di peso a
conoscere le protagoniste delle loro pagine, soprattutto donne. Sono presenti
anche gli uomini, ma sono in minoranza, e spesso stupidi come biglie, o
infingardi e traditori peggio di Don Giovanni. Ti appassioni alle loro vicende,
ti riconosci nelle protagoniste o riconosci qualche amica squinternata nelle
loro fattezze, segui passo passo i loro pensieri, le loro azioni, stringi
amicizia, suggerisci, dai consigli, ti arrabbi...e loro finiscono. Purtroppo, è
un grosso difetto che li accomuna, e non saprei proprio pensare ad una
soluzione. Quale mi è piaciuto di più? Non so dirlo. Quale mi è piaciuto di
meno? Non so dire nemmeno questo. So che ammiro moltissimo l’inventiva e lo
stile di Stefania Bertola, che sa mettere realismo, surrealismo, cinquanta sfumature
di ironia e sarcasmo, vivacità, intelligenza, dinamismo nei suoi mondi di carta
e ne fa altrettanti gioiellini originali. Iniziamo a guardarli un po’ più da
vicino.
Biscotti e sospetti.
Mi sono sempre chiesta il significato del titolo. Non c’entrano pasticcerie
(che saranno protagoniste di un altro romanzo), e i biscotti ogni tanto fanno
capolino, come cibo preferito di bimbe e di madri e donne in cerca di conforto.
Quando ho scoperto, verso la fine, a che cosa si riferisce, mi sono rotolata a terra dalle risate. Non lo
rivelerò mai: leggete il romanzo e divertitevi con la vita surreale di due
sorelle, belle e diverse come notte e giorno, Violetta e Caterina, mentre tentano
di realizzarsi e di destreggiarsi tra una pletora di vicini di casa, amanti sbagliati,
titolari di negozio svampite. Violetta è commessa in una libreria, un’anima
tranquilla e un po’ svagata, immersa nei propri pensieri, poco dinamica.
Caterina è sempre in movimento, assorta e coinvolta in commerci alquanto
bizzarri e originali, che fanno da contorno alla sua professione principale,
sarta per bambole gonfiabili. Questo gustoso bocconcino di particolare non
smette di farmi ammirare la fervida immaginazione dell’autrice. Con Violetta svilupperete pazienza (ha i suoi
ritmi magari più rallentati, ma è tanto cara), ma amerete Caterina per la sua
audacia e la sua totale mancanza di ripensamenti, paure, senso del ridicolo.
A neve ferma. Qui
la pasticceria diventa l’anima, la meta, la grande presenza ingombrante. Emma è
un’abilissima pasticcera che lavora in un’antica e affermata pasticceria di
Torino, la Delacroix. Si innamora, ricambiata per almeno tre giorni, del figlio
del titolare, pasticcere altrettanto abile e affermato, che poi decide di
lasciarla per fidanzarsi con un’attrice francese di cui è perdutamente fan
dall’adolescenza. Inizia una vicenda vorticosa intorno a questa storia d’amore
naufragata anzitempo, finendo per coinvolgere altre lavoranti della
pasticceria, un concorso internazionale di grandissimo prestigio, una figlia segreta
non troppo desiderata, e un antico e indecifrabile quaderno di ricette, vero e
proprio Graal della cucina. Riderete dall’inizio alla fine e se non siete
golosi, lo diventerete. Scordatevi MasterChef, Il Boss delle Torte, Hell’s
Kitchen: la personalità surreale di Bianca, amica e aiuto-pasticcera di Emma, e
di Camelia, svampita figlia segreta del titolare Delacroix potrebbero liquidare
Bastianich in pochi secondi, senza difficoltà.
Aspirapolvere di
stelle. Le Fate veloci sono un’agenzia sui generis costruita sui talenti di tre donne
giovani, Ginevra, esperta di giardinaggio ed arredamento, Penelope, indefessa
pulitrice sempre vittoriosa sullo sporco di ogni genere, Arianna, cuoca esperta
e fantasiosa. Intervengono rapide e veloci come le tre fate di Biancaneve nelle
vite di manager, insegnanti, casalinghe frettolose per risistemare terrazzi,
ripulire le tracce di feste e festini prima dell’arrivo di coniugi e genitori,
inventare cene etniche e d’effetto all’ultimo minuto per schiere di invitati. Sono
amiche, efficienti ed affermate, ciascuna provvista di una vita sentimentale
più o meno presente, completa o appagante. La loro vita, lavorativa e
personale, viene sconvolta quando devono occuparsi della villa di un affermato
scrittore, Filippo Corelli, di soggiorno a Torino per scrivere l’ultimo
romanzo. L’uomo, seduttore seriale, coinvolge due di loro in un gioco
complicato di seduzione e desiderio, mentre la terza, completamente impervia ai
risvolti psicologici dei rapporti uomo-donna, trova un amore del tutto
inaspettato. Vi arrabbierete un po’, soprattutto con lo scrittore fanfarone e
fedifrago, e con le due fate propense a cadere nella sua rete, ma nello stesso
tempo riderete come matti. L’amore, e il sesso, per Stefania Bertola, non sono mai
questioni banali e lineari.
La soavissima
discordia dell’amore. Titolo shakespeariano e suddivisione in capitoli
shakespeariana, presi dai sonetti del Bardo, per un romanzo che fa del surreale
la sua bandiera, in misura maggiore, persino, rispetto ai precedenti. Ancora
una volta, quattro donne protagoniste, di cui tre ex-compagne di liceo, Agnese,
Emilia e Margherita, e in più Teresa, collega di quest’ultima. La prima torna
“dalla Cina con furore” perché il suo fidanzato la lascia improvvisamente per
sposare due sorelle cinesi. La seconda è moglie di un medico che lavora per
un’associazione umanitaria in Kivu, che si è costruito una famiglia parallela
con un’infermiera spagnola; per quanto poco propensa ad accettare la
situazione, non riesce a decidersi per il taglio netto e definitivo.
Margherita, bella ricercatrice universitaria, manda a monte il suo matrimonio
per un violoncellista italiano, altro seduttore seriale, di stanza a Vienna,
che la chiama solo in caso di bisogno, carnale o meno. La quarta è ad una
settimana da un matrimonio che vorrebbe tanto annullare, d’accordo con il
fidanzato: lei non lo ama più, lui ha un’altra. Non è così facile poiché le
famiglie di provenienza morirebbero di dolore, di fronte a questa eventualità.
In mezzo, una compagnia teatrale di dilettanti, di cui fa parte la stessa
Emilia, capitanata con terrore da un regista completamente pazzo, Rocco Rotella, che mette in scena uno spettacolo
delirante, Shakespeare in cucina. Gli ingredienti bizzarri ci sono tutti per
una storia fuori da ogni logica, ma perfetta e reale perché può accadere che nelle
nostre vite di carne si srotolino
vicende assurde, e anche tanto divertenti.
...vi sentite tristi? Ecco la soluzione: alzatevi e
procuratevi i libri di Stefania Bertola! J
aggiungo tutti questi libri alla lista infinita che devo leggere ... dopo averla conosciuta non avevo il minimo dubbio del successo. Possiamo aggiungere questo rimedio a tutto il lavoro che ho seguito con la lettura come medicina.
RispondiEliminaSenz'altro, ed è una medicina che funziona benissimo, non ha controindicazioni, non hai bisogno di ricette e di rinnovi di ricette, comprata una volta resta a disposizione per sempre. Solo lati positivi! :-D
Elimina…e ma noooo!
RispondiEliminaGià mi piace come scrive, già sono di parte e leggo volentieri un libro ambientato a Torino… ma pure la pasticceria, le fate e “dalla Cina con furore e surrealismo” doveva infilarci?
Non si fa così, non si fa e basta.
...e non è ancora finita. Con gli ultimi due che mancano all'appello, quadreremo il cerchio di tutte le cose che non si fanno. :-D
EliminaHo sentito parlare di quest'autrice, prima o poi leggerò qualcosa! ;)
RispondiEliminaE' un'autentica sorpresa...aspetto i tuoi commenti, quando ne leggerai! :-D
EliminaNon avevo mai sentito parlare di questa autrice - devo dire che a parte eventuali difetti o sottigliezze tecniche se un libro riesce a trasportarti d'incanto nel suo mondo ed a farti amare i personaggi che descrive e non puoi fare a meno di leggerlo tutto d'un fiato ...... solo per questo io già lo definirei un Buon Libro - Trovo che questa sia una delle doti migliori che può avere un libro una storia, un mondo !
RispondiEliminaEsatto: e devo dire che finora, tutti i romanzi di Stefania Bertola che ho letto (me ne manca solo più uno, ormai) riescono a trascinarti di prepotenza nella loro dimensione, al punto che poi ti dispiace chiuderli e metterli via. Si finisce per sentirsi amiche di quelle pazze furiose che combinano pasticci su pasticci, ma sono anche tanto adorabili...
EliminaVi dico solo che sono diventata dipendente e spesso mi trovo ad entrare in libreria per chiedere "Uscito nulla di nuovo della Bertola???"
RispondiEliminaE ti capiamo molto bene. Sapevo che era in preparazione un altro romanzo, ma credo che non sia ancora uscito...che tortura, aspettare!
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