Gens Arcana
Cecilia Randall
Dovevate saperlo e aspettarlo: prima o
poi sarebbe arrivato.
Vi tocca.
Sulla copertina, che ricorda il retro di
una carta di tarocchi e già questo…
Un
fantasy tenebroso e potente sullo sfondo del grande Rinascimento.
Firenze,
1478. Valiano de’ Nieri discende da una delle più antiche e autorevoli famiglie
di Arcani (…). Il potere arcano è immenso e Valiano è nato per essere un capo
tra gli Arcani, ma ha rifiutato suo dono e la primogenitura per inseguire il
sogno di una vita normale. Quando però suo padre muore in modo misterioso e
l’amato fratello Angelo viene preso in ostaggio da chi avrebbe dovuto
proteggerlo, Valiano capisce di non potersi sottrarre al proprio destino.
Ebbene sì: è un fantasy. Ma aspettate a
cambiare blog. Sì, Lettrice Rampante, ti ho visto arricciare il naso, sai? Ed
anche tu, Maria di Start from Scratch. Non ci sono maghi, né pozioni, né i
soliti pseudo angeli- fustacchioni da spiaggia. Mi spiace anche per te,
Loredana: non ci sono draghi.
Se la Metafisica di Aristotele non fa
per voi, avete tutta la mia solidarietà ed appoggio. Eppure la magia di questo
libro nasce anche dalla filosofia (l’etere, la famosa quinta essenza).
Se detestate i personaggi indecisi e
rompiballe (ops), qua ne troverete parecchi. A cominciare dal protagonista
Valiano, che avrei voluto prendere a calci sul sedere una pagina sì e l’altra
anche.
Se siete allergici ai romanzi storici,
sappiate che vi troverete nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, con tanto di congiura de i Pazzi.
Se vi aspettate un recensione velenosa…
Mi spiace deludervi: amo immensamente
questo libro.
Dall’abusato doppio complemento oggetto
alle virgole: qua non sono fuori posto o qualora ce ne fossero… echissenefrega,
però il pleonastico doppio complemento abbonda e mi infastidisce!
Questo libro ha cominciato a parlarmi
dallo scaffale del negozio. Non lo volevo: copertina rossa e gialla, pacchiana
quanto una carta di tarocchi.
Presentazione eccellente. Regola numero
uno: diffidare delle fascette e dei commenti positivi riportati sulle
copertine; sono come i foglietti delle avvertenze nelle medicine, comunemente
chiamati “i bugiardini”.
Ho davvero
opposto una strenua resistenza, ma il libro mi si è appiccicato alla mano come
avesse volontà propria.
E ho amato quella Firenze rinascimentale
descritta con cura.
Ho amato Valiano con tutte le sue
debolezze. E tutti gli altri personaggi; non per dire, ma Manente è “un gran
bel pezzo di figliolo”, un po’ particolare, già. Be’, nessuno è perfetto!
Ho amato perfino quel babbeo di
Aristotele…
Ok, ho bisogno di riposo: sono (s)caduta
nella sdolcinatezza.
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